So che voi popolo della rete non ricordate. Siete superficiali, vi fate prendere dalle mode, vi indignate per i gattini abbandonati su faccialibro. Voi popolo della rete siete delle banderuole! E la Nazione ha bisogno di bandiere!!
Divago.
Neanche troppo tempo fa in Italia era nata un'aspra polemica. Asprissima oserei dire. Alla domanda di un giornalista di Sky Sport, la Pellegrini aveva risposto che non voleva portare la bandiera alle olimpiadi di Londra. E che anzi ci si sarebbe pulita volentieri il culo.
Che onta! Che disonore!! Per riscattare il popolo italiano decisi allora di sacrificarmi!!! La porto io la bandiera!!!!
Ognuno ha le sue specialità. La Pellegrini sarà bravina in acqua (200 e 400 metri, e che ci vuole). Il sottoscritto è il più veloce maratoneta che la storia di Piovono Runners ricordi.
Caso volle che poco dopo l'infausto gesto avessi in programma una maratona, Venezia, e c'ho portato la bandiera. Non per 200 o 400 metri, come fa la Pellegrini. Per 42 km e 195 metri. Solo 41 km 995 metri in più. E scusate se è poco!!!!!
Non ho portato la bandiera italiana, oramai compromessa dal gran rifiuto. Ché qui non si fa i secondi di nessuno. Ho portato la bandiera marziana.
Ben sostenuta dal manico di scopa del padre-by-law (poi dimenticato sul treno (il manico non il padre-by-law)), la bandiera è sciorinata garrula per 39 km. Lungo i 3,5 km del Ponte della Libertà l'ho avvolta.
Ero terrorizzato dalla maratona di Venezia. 39 km fuori Venezia. 3,5 km di Ponte della Libertà, un falso piano controvento dal nome un po' irritante, tra il 34° e il 37° km. 2 km di Porto e, solo alla fine 3 km sull'isola, a Venezia. Con 14 ponti da superare.
Immaginavo 39 km di campagna/vuoto desolante e 3 km con un po' di turisti annoiati e dei ponti spezzagambe.
Esattamente il contrario. A parte i ponti. Ogni paesino e frazione che attraversavamo c'era gente. Fanfare, rock band, percussionisti. Bambini, tanti bambini che tendevano la mano.
E la bandiera era magnifica. La si agitava un poco e le folle si esaltavano.
"ma questo è scemo"
"va che sei arrivato!!" (al 5° km)
"Po-di-sti-da-Mar.. ma che è?!?"
"forza Milan!!"
42 km con la bandiera. 3 ore 38 minuti e 27 secondi. Per lo stato fisico che avevo alla partenza un mezzo miracolo. Merito della bandiera?
E' anche grazie a queste considerazioni che riesco a sostenere il peso di quanto è successo.
La Storia
Esame da avvocato. Milano. Esame scritto a dicembre 2010, superato con voto 40-40-40. Il nono voto più alto. Esame orale a settembre 2011, pochi giorni fa.
Capito nella commissione presieduta dall'Avv. F.. Su di lui circolano tante storie. Dicono che l'anno scorso bocciò i primi sette candidati e che per questo fu richiamato informalmente dall'Ordine. Dicono che sia sadico. Dicono che faccia domande assurde. Dicono che i forum online siano pieni di queste leggende.
Leggende, perché preoccuparsi.
Inizia l'esame alle 18.25 di mercoledì 14 settembre. Prima di me la stessa commissione aveva bocciato tre candidati e ne aveva promosso uno. Uno su quattro, le statistiche sono a mio favore (pensiero positivo, pensiero positivo, pensiero positivo).
Prime domande di diritto civile. "La rilevanza dei motivi nel contratto, nel testamento e nella donazione". Tutto OK. Domanda su "impossibilità sopravvenuta della prestazione". Dopo un po' chiedono "è a conoscenza di un orientamento giurisprudenziale sull'inesigibilità della prestazione come ipotesi di impossibilità sopravvenuta?". Lo conosco, era stato chiesto all'esame scritto due anni fa. Racconto il caso. Spiego l'orientamento. Tutto OK.
Domande di diritto processuale civile. Qui interroga solo una professoressa della Statale. Ordinario. Tutto OK.
Domande di diritto costituzionale. Sulla prima, dopo aver risposto, mi lancio in una comparazione con la costituzione francese anteriore al 2007. Tutto OK. I'm on fire.
Le ultime tre materie: Diritto dell'Unione Europea, Diritto Internazionale Privato, Deontologia Forense.
Inizia a interrogare il Presidente. Interroga solo lui. Interroga leggendo tutto il tempo le domande su un portatile che tiene davanti a sé. Lì ha anche le (sue) risposte.
Diritto dell'Unione Europea. All'università avevo 30. "Libera circolazione delle persone". Spiego la disciplina attuale. Spiego la disciplina del trattato del 1957, le modifiche operate con l'Atto Unico Europeo (1986), con il Trattato di Maastricht (1992), con il Trattato di Lisbona (2007). Mi guarda dubbioso, aggiunge domande insulse. Rispondo. Tutto OK. Credo.
Diritto Internazionale Privato. All'università avevo 30. Lo pratico a lavoro. "Diritto applicabile al matrimonio". La domanda è priva di senso. C'è un diritto della cerimonia (la prima risposta che do), c'è un diritto per la capacità dei nubendi, c'è un diritto per i rapporti personali tra i coniugi, etc. etc.. Chiedo se può precisare la domanda. Non la precisa. Rispondo. Non è la risposta che ha sullo schermo del portatile. Un altro commissario gli chiede di precisare la domanda. Quando finalmente la precisa rispondo.
Mi corregge "cittadinanza" con "nazionalità" (nel diritto internazionale privato vogliono dire esattamente la stessa cosa). Mi corregge "il criterio di collegamento è..." con "la legge applicabile è..." (nel diritto internazionale privato vogliono dire esattamente la stessa cosa. Il primo termine è più tecnico).
Qualche altra domanda simpatica (ad es. "ci si può sposare con il rito concordatario all'estero?"). Rispondo. Tutto OK. Credo.
Deontologia Forense. Domanda sul "procedimento disciplinare". Inquadro l'istituto in termini generali. Vuole il procedimento, passaggio per passaggio. Inizio, dopo un po' mi interrompe. Non ricordavo ogni singolo passaggio. Durante l'interrogatorio la Professoressa della Statale gli fa segno che sono già le 19 ed è tardi. Mi mandano via.
Esco molto nervoso dall'aula. L'esame era andato bene. Ma che stupido sono stato a non memorizzare ogni passaggio del procedimento disciplinare! E come si può interrogare senza avere idea della materia?
Aspetto l'esito con cauta fiducia. Quelli che erano venuti ad ascoltare le domande si avvicinano per farmi i complimenti.
Passano dieci minuti. Perché ci mettono così tanto?
Passano venti minuti. Un toro in gabbia. Mi chiamano dentro. Il commissario a sinistra mi guarda. Occhi lucidi. Cenno distrutto con la testa. Al centro il presidente. Ghigna a mezza bocca. Attraverso l'aula, arrivo davanti alla commissione. Il presidente, serio: "ci sono state insufficienze gravi". Le materie in cui mi aveva interrogato lui: Diritto dell'Unione Europea, Diritto Internazionale Privato, Deontologia Forense. "Non è ammesso".
Non ci posso credere. Tutt'attorno è silenzio. Chiedo spiegazioni, la voce si incrina. Tre commissari avevano il viso affranto. Lui ribadisce la sua posizione. Chiedo agli altri.
Cercano di giustificarsi. "E' il regolamento". "Abbiamo discusso e questa è la decisione, condivisibile o no che sia". "Lei è giovane, ha 27 anni. Pensi agli altri prima di lei che con l'hanno passato" (sic!).
Il capolavoro lo pronuncia la Professoressa della Statale. "Lei è giovane e preparato, lo ripasserà sicuramente l'anno prossimo" (sic!).
***
Che cosa resta di tutto questo? Un anno di studio gettato alle ortiche. Un danno economico non irrilevante. Un enorme senso di ingiustizia da scrostare dalla suola delle scarpe.
La sfida sarà trasformare la rabbia, negativa, in energia, positiva.
Da martedì si torna in ufficio. Da oggi si ritorna a correre. Il 2 ottobre c'è la Deejay Ten (chi viene?). Il 23 ottobre c'è la maratona di Venezia.
La corsa cura tutto. E qui c'è da piovere tanto, Runners!