venerdì 11 marzo 2011

On the road again

"Ciao mi chiamo Carlo, e sono 6 giorni che non corro", intorno a me facce sorridenti e compiacenti, il Tutor mi dice "Bravo Carlo, hai fatto bene a dire tutto, siamo qua apposta per condividere le nostre esperienze".
Il posto è uno strano mix tra una clinica post futurista in cui tutto è studiato per ispirare calma e serenità, e gli stanzoni squallidi in cui si riunivano i gruppi di auto-aiuto di Fight Club. Quasi mi aspetto di vedere il Pinguino guida alzarsi e, sollevata una pinna, prendere la parola.
Poi mi sveglio.
Faccio una riflessione brevissima sul mio stato di salute mentale e decido che è meglio soprassedere. Segue altrettanto breve riflessione sullo stato di salute fisica. Perché se corpo e mente sono reciprocamente influenzati, allora la situazione è quantomeno compromessa. Meglio non soffermarsi.

Non ho sentito suonare la sveglia, e ne deduco che non sono ancora le sei e quaranta. Il display del cellulare me ne dà conferma. Le sei e trentanove. Trovo curiosa la capacità del nostro corpo di essere così inconsciamente preciso. Mentre tento di elaborare un pensiero più completo sul tema, inizia a vibrarmi in mano il cellulare e poi parte la sveglia. Abbandono il pensiero lì, a metà, e non lo riprendo più.

Comunque sia, stamattina era stata battezzata da tempo come quella del ritorno. E così è stato. Mi sono reso conto che era passato molto tempo dall'ultima corsa perché non trovavo le scarpe. Non so bene come mai, ma gli oggetti, in casa mia, occupano uno spazio più o meno visibile in modo direttamente proporzionale alla loro frequenza di utilizzo. Dopo sei giorni tendono a diventare sfondo omogeneo. Dopo qualche ricerca ho recuperato le scarpe e sono uscito.

Strana sensazione correre con la luce.
Il buio nasconde la città, la nebbia circoscrive il tuo campo di esistenza. Oggi, invece, la vista poteva spaziare libera per centinaia di metri senza ostacoli. E finalmente non faceva freddo, era ora. Da almeno tre settimane ero entrato in sofferenza da freddo. Non ce la facevo proprio più. La primavera sta bussando alle porte, e speriamo che varchi definitivamente l'uscio il prima possibile.

In conclusione una mezz'oretta in tutto per riprendere a correre, per l'ennesima volta, dopo l'ennesimo infortunio. E Roma, da miraggio che era diventata, torna ad essere un luogo reale, raggiungibile. Conquistabile.

Io, il tenente Colombo e le foto che mi inchiodano


Da bambino amavo il tenente Colombo per due motivi.
Il primo, che allora trovavo strabiliante, era il fatto che ti mostrava chiaramente all'inizio chi era il colpevole e, nonostante questo, tu lo seguivi fino alla fine per vedere come lui ne sarebbe arrivato a capo. Era sovversivo rispetto a tutti i gialli che leggevo o guardavo allora, dove il gioco, sembrava ovvio, si basava sul fatto che il colpevole era misterioso e poteva essere più di uno dei personaggi del racconto. E invece lì no. L'attrazione era lui, il tenente impermeabilizzato.
Il colpevole lo conoscevi già e tutte le volte che lo inquadravano lo guardavi, commiserandolo, e avresti voluto dirgli che non aveva speranza, che Colombo sembrava un po' fesso e lento di riflessi ma che alla fine l'avrebbe inchiodato senza pietà. Lui con calma finiva di interrogare il colpevole, usciva dalla porta e tu sapevi benissimo che due secondi dopo sarebbe tornato dentro a fare una piccola, ultima domanda. Quella decisiva.

Sì, ok, poi ho scoperto Hitchcock, la differenza tra suspense e sorpresa e tutte quelle cose lì, ma allora ero più ingenuo e Colombo mi sembrava un rivoluzionario.

Il secondo motivo era sua moglie. O meglio, gli aneddoti su sua moglie, perché lei non s'è mai vista. Mai. E' il non-personaggio più conosciuto della storia della televisione. Persino Kaiser Sose, alla fine, si scopre chi è. Ma la moglie di Colombo no. Però lui ne parla sempre, in continuazione, come un mantra.
Ogni tanto, e proprio per questo secondo motivo, mi rendo conto di sembrare un po' il tenente Colombo. In versione blogger e con la tutina da running al posto dell'impermeabile. Anch'io ho questo personaggio enigmatico alle spalle, fonte di episodi da raccontare e di ispirazioni varie, pluricitato in diversi post.
E' la Bionda.
Sì, una volta s'è vista, ma da lontanto (qui) e quella della foto potrebbe essere anche la sua stunt per le scene d'azione e di sport, chi lo sa. La sua identità, di fatto, rimane velata dietro a una fitta griglia di aneddoti.
Non è che faccia apposta a citarla così spesso. E non sono sotto la minaccia di ricatti di natura sessuale o alimentare, posso garantirlo. E' che spesso lei sbuca con naturalezza dai miei racconti. Alle volte io non c'entro proprio niente, come ieri sera.
Sono uscito a correre verso le 20.30, sul Naviglio, con altri pensieri per la testa.
Poi dopo nemmeno un chilometro mi imbatto in questo:

E mi arrendo. La citerò anche nel prossimo post, va bene.

giovedì 10 marzo 2011

Agli sgoccioli

Oramai siamo al 6 giorno senza corsa. Ne mancano 9 alla Maratona di Roma.

In fin dei conti è passata meno di una settimana dall'ultima sgambata, eppure mi sembra di essere fermo da un tempo molto più lungo. Il motivo principale credo sia legato al fatto che, da quasi tre settimane, non corro la domenica. E la domenica è giorno di lungo.

Praticamente l'allenamento più importante. Mi manca. E non posso più permettermi di recuperarlo. Niente lungo da 30 chilometri. Ne avrei dovuti fare almeno due.

La maratona è la prossima settimana, e come al solito arrivo impreparato. Tra tante cose la costante che da sempre mi accompagna si è ripresentata. Ecco a voi, signore e signori, vi presento: L'assoluta impreparazione!

Ciò mi ha indubbiamente dotato di buoni riflessi, ma ogni tanto sarebbe bello sapere di farcela in anticipo.
Come dicevo a Cri, le paure sono due: la prima è decedere durante la corsa, la seconda è decedere dopo la corsa. Lui mi ha suggerito di andare incontro al creatore sul traguardo. Per avere la maggior risonanza mediatica possibile. Metti caso che crolli sotto a un ponte, oppure in un punto poco panoramico. Chi ti vede? Nessuno.
Tenuto conto dei tempi di percorrenza, dunque, l'unico passaggio ancora presidiato da qualche media potrebbe essere solo il traguardo.
In ogni caso, purtroppo, il destino è segnato. Deve essere traguardo, e non si scappa.

Anche perché non è che se smetti di correre passa un tizio con un Kart e ti porta bello bello al traguardo. Sempre e comunque con le tue gambe ti devi muovere. E allora che fai, ti ritiri dopo 25 chilometri e ti fai il percorso a ritroso camminando? Sticazzi, c'è solo da andare avanti. E poche lamentele.

La sera prima si deve mangiare carboidrati. Beh, che c'è di meglio che un piatto di Cacio e pepe a Trastevere? Con un quartino di vino, poi, è la morte sua. Voglio dire, perché mortificarsi con i tortiglioni in bianco? Un po' di trasgressione ci vuole. Visto che sarà difficile trasgredire al precetto sull'astinenza, almeno quello sul cibo.


eh...

Cose da fare prima dei quaranta(due)

Un trentenne inizia a fare bilanci.
Un runner alla sua prima maratona, pure.

Il primo ha davanti lo spettro dei quaranta.
Al secondo va peggio, lo aspettano i quarantadue.

Se sei trentenne e runner e tra dieci giorni hai la tua prima maratona, la propensione a fare bilanci e piani d'azione diventa impellente. Inevitabile.

Ecco la mia lista di cose da fare prima dei quaranta...due:
  • Ho corso tanto e in tutte le condizioni. La settimana prossima mi riposo. Tra oggi e domenica infilo un 13 km e un 16km. Poi da lunedì sgambetto, mi rilasso e faccio idromassaggi. La quiete prima della tempesta...
  • Sabato sono stato in un negozio da running e ho visto un paio di calze da corsa da 20 euro. Non pensavo potessero esistere calze da 20 euro. A parte da Gallo. Hanno fasce speciali, rinforzi in materiali sconosciuti e sistemi di compressione del piede in punti che pure Ken Shiro rimarrebbe un po'così, basito. Penso di DOVERLE avere. Non so perché. Forse perché temo che i miei piedi meritino un dono prima dello sforzo finale che chiederò loro di fare, come un bambino a cui si promette un regalo prima di una vaccinazione.
  • La stessa motivazione compulsiva all'acquisto (prendi il regalo, Girolino, e dimenticati del resto) mi spinge verso una specie di gel, visto nello stesso negozio, che ti spalmi sulle gambe prima della gara. Non so quanto serva, alla fine. Probabilmente unge e basta. E attira le zanzare. Magari però abbronza. Mi sa che lo voglio, in ogni caso. Ho sempre visto i runners seri spalmarsi roba. Deve essere una faccenda anche simbolica, tipo i guerrieri quando si pittavano la faccia prima della battaglia. Adesso lo voglio fare anch'io.
  • Settimana prossima niente sigarette, niente alcool, niente follie alimentari, niente ses...sì, stocazzo. In qualche modo la tensione andrà alleggerita con attività diversive...
  • Stampa il voucher dell'hotel, stampa i biglietti aerei, fai il check-in online, stampa la lettera di conferma dell'iscrizione, portati una copia del certificato medico
  • Scegli la maglietta giusta, scegli quella di ricambio, scegli quella di riserva, scegli quella a maniche lunghe se fa freddo, scegli anche quell'altra, quella lì, se mai ci ripensassi.
  • Decidi: pastiglie o gel? Qualcosa con cui alimentarmi in gara devo averlo. Il gel è più efficace, "riempie" di più, ma quando lo ingollo mi restituisce dei conati che mi squassano. Poi passa, ma non è bello. Le pastiglie sono più buone e meno invasive, ma rilasciano meno energia, o almeno questa è la mia impressione. Un piatto di agnolotti al sugo d'arrosto sarebbe l'ideale, ma masticarli correndo non è pratico. Potrei frullarli in una borraccia, poi legarmi la borraccia al cappellino e infilarci una cannuccia che la colleghi alla mia bocca. Ci penserò.
  • Ricordati il gps, pianifica il percorso con la Bionda così da incrociarla due o tre volte lungo il percorso, baciarla e farti fare le foto che poi pubblicherai qui. Ricordati i pantaloncini stretti, quelli più larghi e quelli lunghi, non si sa mai. Ricordati la fascia dei fratelli Zurlo. Scherzavo.
  • Ricordati soprattutto le calze da 20 euro, che se le compri sei un po' pirla, ma se le compri e in più le lasci a casa, sei un vero coglione.
Altri suggerimenti?

mercoledì 9 marzo 2011

Piov(e) o no, runners?

Come al culmine di una mano di poker, di quelle tese, oggi ho spizzato lentamente e rabbrividendo le prime previsioni meteo su Roma, relative al giorno della gara.
Le tre carte che avevo in mano - meteo.it, ilmeteo.it e 3bmeteo.com - mi hanno dato tris.
Ma c'è poco da esultare.
Tris di pioggia.

Vero, le previsioni a 10 giorni non sono esattamente affidabili come i treni giapponesi. Somigliano più a un Intercity Milano-Reggio Calabria.
Però, cazzo.
Il prospetto delle gare che ho corso nella mia vita, cinque e tutte nell'ultimo anno, è impietoso: 1 vittoria (sole, Mezza di San Gaudenzio), 2 pareggi (Cielo grigio piombo alla Mezza di Milano e di Asti) e 2 sconfitte (diluvio alla Mezza di Cremona e alla Milano-Pavia). Se le avessi corse tutte in Bangladesh nella stagione dei monsoni, probabilmente avrei avuto maggior fortuna.

Poi uno dice dice (e maledice) e magari alla fine scopre che quel tris di pioggia è in realtà un tris d'assi. Potrebbe infatti essere l'elemento decisivo per rompere il delicato e incerto equilibrio tra me e i keniani.
Perché vi chiedo così, a bruciapelo, da navigati scommettitori sportivi: in un contesto di condizioni climatiche avverse e acquitrinose, meglio puntare sul keniano che è abituato a resistere ai 40° dell'altopiano o sul podista padano che ha macinato chilometri e chilometri sotto la pioggia, durante quattro mesi di allenamento in un inverno che persino in Irlanda ci sfottono?
E se in più - e qui vi regalo una dritta davvero risolutiva per orientare la vostra scelta - questo tipo corre sotto l'egida dei PIOVONO runners?

A me sembra tutto scritto nel destino, a chiare lettere. E pure sottotitolato in swahili, così lo capiscono anche loro.

Piove, runners. Tocca vincere.



martedì 8 marzo 2011

(agro)dolce far niente

Bene.
Sono 4 giorni che non corro. Che la mattina mi rotolo nel letto abbozzolandomi tra le coperte. Che non affronto freddo, vento, umidità od intemperie. Che se proprio non riesco a riaddormentarmi, allungo un braccio, afferro un libro e inizio, placido e sereno, a leggere. Poi, flemmatico, preparo il the. Aspetto beato che sia pronto, lo verso in una tazza, e mi dirigo leggiadro verso l'amata vasca da bagno.

Finite le abluzioni, qualcosa ai bordi della coscienza si agita, sfarfalla, e mi ricordo di prendere i miorilassanti. Poi applico il cerottone di antinfiammatori ed esco. Visto che non ho corso, non sono nemmeno di corsa (che gioco di parole strepitoso. Mioddio! da ammazzarsi dalle risate neh?), e ho ancora tempo per decidere dove fare colazione.Ogni giorno è una brioche diversa, sto sperimentando. Ecchissenefrega che i dolci sfasano l'assimilazione degli zuccheri.

Ho approfittato dell'inerzia per vagare nel mondo dei Blog, nel quale sono entrato senza mai averne letto uno. Non di abitudine, perlomeno. Ed anzi trovandoli piuttosto noiosi.
La prima indagine riguarda da vicino PiovonoRunners. Molti mi hanno chiesto se ci eravamo ispirati a Piovono Polpette, o a Piovono Rane.
Il primo, ho scoperto, è un film di animazione che non ho mai visto e di cui non sento particolare la mancanza, ma il secondo. pare, è IL BLOG. Forse uno dei primi, sicuramente uno dei più letti. Non so da dove Giglioli abbia tratta la sua ispirazione. Però so da dove arriva il nome di questo Blog.
Avete mai visto il film Magnolia? A parte uno strepitoso Tom Cruise maestro di vita, a un certo punto succede questo:
Piovono Rane.
L'allitterazione e l'assonanza erano sirene troppo forti per poter opporre anche solo una parvenza di resistenza, fanculo ai tappi di cera e abbiamo seguito la fatale attrazione dando così il nome al Blog. Onore a Cristiano che ci ha pensato per primo, mentre io ancora annaspavo su vaghe e languide idee che sapevano di lontani ricordi liceali, tra nomi latini e sostantivi greci.

Continuando a vagare nei meandri della rete, sono incappato in questo: Settore. A me dell'Inter non frega rigorosamente nulla, tranne che quando perde i Derby col Milan e/o viene sbattuta fuori dalla Champions da squadre coi nomi improbabili. Ma a questo Blog sono arrivato per il tramite di Valerio, che con il suo Milano-Londra ha dato, a suo modo, uno sprone in più per la creazione di questo.

Sempre tramite Valerio ho scoperto alcuni altri Blog. Tra cui brilla sicuramente Come essere il mio cane. Ne ho letto per qualche tempo i post, poi ne ho parlato con un'amica. Che subito mi ha detto che si tratta di un blog anomalo; il cui autore scrive un post ogni tanto. Come gli gira. Post che vengono poi letti da centinaia di appassionati e fan sfegatati nel giro di poche ore.
Questa stessa amica mi ha poi confessato di avere un suo blog, di cui ho divorato racconti e storie nel giro di poche ore. Segature. Un'altalena continua di affreschi e istantanee della sua vita, a volte divertenti, a volte un po' meno, ma sempre lucida. Anche troppo. Sono approdato, infine, su In coma è meglio. Racconti, aneddoti, storie più o meno fantastiche, più o meno irreali. Altri, anche molto belli, ne ho visti e visitati, ma per oggi può bastare.

A parte vagare per blog altrui, in questi giorni vado a fare ciclette la sera. Una ventina di minuti tranquilli e senza troppe pretese. La gamba sta migliorando, ma reagisce ancora dolorosamente ad alcuni movimenti. Non sono un medico, ma credo sia un segnale piuttosto chiaro di non ancora avvenuta guarigione. Nel frattempo vivo tra impiastri e pasticche che dovrebbero accelerare la ripresa. Sto seriamente cercando un modo di barare, e arrivare in fondo alla Maratona senza fare fatica, ma è più difficile di quel che uno potrebbe pensare di primo acchito. Si accettano suggerimenti.

Ricordatevi, in ogni caso, che fino alla Milano City Marathon a staffetta ci sono Quattro Piovono Runners che corrono per la Fondazione Pupi.Non è un blog, ma cliccateci sopra lo stesso.

Ricordo anche che sono ancora in palio i Tortelli di Zucca con ricetta originale della Nonna e Lambrusco per chi indovinerà il tempo che impiegherò a portare a termine l'impresa.

LA LEGGEREZZA DEL SILENZIO

Così parlò Nizza:


Scusate il ritardo.

Come ha già ampiamente annunciato Cristiano, l’altro ieri, domenica 6 marzo, è stata una giornata fantastica sotto molti punti di vista.

Innanzitutto il più importante ma anche il più bastardo, visto il freschino di questi giorni. Il nostro amico meteo.

Lo so, non è che ci sia stata un Aurora Boreale o una eccezionale notte di S.Lorenzo o una eclisse totale in pieno giorno, ma lo svegliarsi la mattina ed essere abbagliati da un sole in un cielo limpido e terso e constatare che oltre ad essere accecante è anche caldo, beh, concedetemelo un pochino di piacevole sorpresa.

Come ogni domenica quindi, mi ritrovo in sala a vestirmi in silenzio, ma ansioso di provare la temperatura esterna come se fosse un paio di scarpe nuove, perché per me, in effetti, è una novità correre con così tanto sole e caldo.

Passo dalla camera da letto dove Fede ha già preso possesso dell’intero letto come solo lei sa fare, la saluto sperando di non svegliarla e scendo in box a prendere la macchina per dirigermi all’Idroscalo.

Dopo averlo scoperto la volta scorsa con mio fratello, devo ammettere che nonostante non sia proprio attaccato a casa, non è male per correre, mi piace molto.

Stavolta ero da solo però, io e mio fratello non siamo riusciti a trovare un orario comune, e come giovedì scorso porto avanti la scelta di correre senza musica.

Ho sempre pensato che una delle cose che rendesse meno faticosa e più accettabile la corsa fosse proprio la musica, ed è per questo che in tutti questi giorni ho sempre cercato di creare la playlist perfetta seguendo i consigli di Rob Fleming di Alta Fedeltà.

Tramutatomi in un radar, recettivo a mille su ogni canzone, melodia, filastrocca, suoneria di telefonini che potesse essere usata come ingrediente per la realizzazione del mio Golem musicale, da buon alchimista che si deve essere, mi sono messo li e ho steso infinite liste e combinazioni di canzoni.

Ero quasi arrivato a un risultato, non dico eccezionale ma di buona caratura, e poi è bastato andare a correre senza gli auricolari per scoprire un nuovo mondo.

Ammetto che non è facile da spiegare, e nonostante in molti mi avessero detto che correre senza musica sparata nelle orecchie era tutta un'altra cosa, prima di provarlo non ci avevo molto creduto.

E quindi domenica, mi ritrovo all’idroscalo, senza musica, con un sole pazzesco e una temperatura che in effetti si scontra con miei pantaloni lunghi e la mia maglietta a maniche lunghe che comunque avevo deciso di mettere perché erano pur sempre le 10 del mattino e un pò di titubanza continuava a resistere in me.

C’era una quantità di gente allucinante, e mi ha fatto notare quanto sia pazzesco il fatto che appena esce un po’ di sole, Milano si popoli in una maniera pazzesca.

Zizzagando tra coppiette ottuagenarie, mamme che sui roller spingevamo le loro carrozzine da off-road e neogenitori alle prese con figli indemoniati in overdose di sole, sono riuscito a fare il mio giro e a migliorare la mia prestazione.

La soglia degli 8 si avvicina, o meglio, spero di sfiorarla già domenica prossima, e già mi sto preparando al freddo che mi toccherà beccarmi stasera, anche si sta facendo breccia l’idea di fare il comodo e sfruttare il tapis.

Non lo so, non ho ancora deciso, vi farò sapere.

lunedì 7 marzo 2011

Collezione Primavera-Estate (con foto)


Emozionati, timorosi e intirizziti come i sopravvissuti ad un day after post nucleare, i runners milanesi ieri hanno aperto la porta dei loro bunker e per la prima volta hanno rivisto il sole.
Il braccio, steso fuori dalla finestra a captare le condizioni climatiche, restituiva un ulteriore segnale: non c'era solo il sole, era un sole caldo, autentico.
Era quasi mezzogiorno quando con estrema calma e inedita fiducia avevo deciso di uscire dal letto per affrontare il lungo della domenica, che ieri misurava 24 km. In quel momento è arrivato il terzo segnale che, insieme al sole e al braccio-termometro, mi ha convinto che fosse finalmente arrivata la domenica che aspettavo da mesi. Era un messaggio e arrivava dal Piovono Runner Nizza che, con spirito pionieristico, era già uscito di casa e aveva già chiuso la sua corsa (tra l'altro complimenti per i miglioramenti, fratellino!). Anche lui, tra lo stupefatto e l'entusiasta, quasi con la paura di rompere l'incantesimo meteorologico, mi sussurrava che era una giornata quasi primaverile, quasi calda, quasi da maglietta a maniche corte.
Quasi mi commuovo.

E' il momento di armarsi di picozza, infilare la testa nell'armadio e andare a scrostare dal fondo la tenuta estiva da corsa, seppellita da mesi di disoccupazione e di monopolio della tutina integrale da black sperm.
Eccomi, modello numero 4, Girola:


Memore della precisione quasi svizzera con cui mi prendo un raffreddore ad ogni avvisaglia di cambio di stagione (Un grande classico: alè, fa caldo, giro nudo. Due giorni dopo rantolo e respiro come un tabagista centenario), mi concedo ancora la prudenza di un gilerino smanicato. Per il resto pantaloncino Nike con banda fluorescente della stessa nuance delle scarpe (devo smetterla di guardare Real Time con la Bionda, il mio vocabolario virile ne sta risentendo) e maglietta tecnica guadagnata con il sudore alla Mezza Maratona di Asti dell'anno scorso.
In tasca l'ipod touch con fotocamera, perchè la giornata va immortalata.
Come dicevo, ieri mi toccavano 24 km. La tabella, prudente, consigliava di farli a 5'20'' al km. Consiglia sempre di fare i lunghi a 5'20'' km. Bah.
In testa avevo un percorso a tema. Anzi, a due temi. Il primo erano i parchi, volevo attraversarne il più possibile, il secondo era il Memorial Carletto, ovvero il transito attraverso i luoghi dove di solito corre lui, una specie di via crucis per propiziare la sua guarigione.
Sono partito, al solito, dal mio parco delle Basiliche. Stretching e riscaldamento, con questa vista:


Esco e mi dirigo verso Porta Genova. Addocchio un paio di ristorantini da provare in Via Vigevano, ma sposto subito il pensiero altrove, memore dei mostri che può partorire la sovrapposizione di pensieri podistici e culinari.
Via Tortona mi aspetta al di là dei binari e mi porta verso via Bergognone. Da lì tutto dritto fino in Piazza Giulio Cesare, attraversando Piazza Piemonte, Wagner e Buonarroti. Pista ciclabile, quella che ho fatto centinaia di volte sulle due ruote, quando vivevo in zona Fiera/San Siro, e che un po'per questo le voglio bene (frase sgrammaticata, ma più affettuosa) fino a Lotto. Da lì si punta alla Montagnetta di San Siro, prima tappa del Memorial Carletto. Arrivato lì, con la gamba giusta e gli stimoli solari, decido di tentare una cosa mai fatta: arrivare in cima. Mi inerpico cercando di non abbassare il ritmo della corsa, accompagnato dalla fatica nei muscoli e dall fitte di invidia per quelli seduti sulle panchine, al sole, a sfogliare il giornale. Arrivo in cima. Se Milano fosse una città decente, la vista sarebbe meravigliosa. Ma chissenefrega, tra due settimane mi guarderò Roma dall'Aventino.
Per ora mi accontento di questo. Almeno lui è bello:

(é San Siro quella roba che emerge dal nulla meneghino)

Scendo dalla Montagnetta e la fiaccolata per chiedere la restituzione di Carletto al mondo della corsa mi spinge verso il Parco di Trenno, popolato di runner, passeggini e soprattutto animato da un serissimo torneo di calcio tra indiani/cingalesi (scusatemi, correvo e non mi sono soffermato sulle sfumature etnico antropologiche), con tanto di arbitri e folto pubblico.
Seguo il serpentone degli interisti senza emozioni o ribrezzo (il mio essere granata mi rende indifferente ai flussi calcistici domenicali) e arrivo a San Siro, nell'ora in cui la zona va
popolandosi. Dribblo polizia, chioschi e soprattutto giapponesi con la maglia di Nagatomo. Ne avrò visti almeno 20 e li ho trovati abbastanza surreali, ma quando la sera ho scoperto che il loro idolo aveva segnato ero contento, devo ammetterlo.
Punto nuovamente verso Lotto, taglio il Portello e arrivo al Velodromo. Inizio a essere perseguitato dalla sete, ma è un segno che fa caldo e sono quasi felice. Non mi fermo e sprinto verso il Sempione. Conosco già le sue insidie, il suo luna park e il suo zucchero filato, e questo mi aiuta a prepararmi all'agguato.
Anche qui non resisto e immortalo una Milano con dei colori che non vedo da troppo tempo:
Già che ci sono bevo anche alla fontanella. Va bene essere stoici, però...
Chiudo il mio tour girando attorno al Castello e attraversando i picnic delle badanti ucraine.
Il gps segna 24 km in circa due ore. Giro perfetto, gamba perfetta, tempo perfetto.
Ne avevo davvero bisogno, dopo le ultime settimane.

Runneroi, una poesia per voi

dal nostro misterioso lettore Anonimo

Ogni giorno, a Milano, un runner si sveglia, sa che dovrà correre più forte del giorno prima o finirà per non superare il suo record personale. Ogni giorno, a Milano, un altro runner si sveglia, sa che dovrà fare tutte le ripetute della tabella o non aumenterà la resistenza. Ogni giorno, a Milano, non importa che tu sia un runner che deve fare il lungo o un runner che deve fare le ripetute, l’importante è che inizi a correre.

Tratto da: «Ogni giorno, in Africa, una gazzella si sveglia, sa che dovrà correre più forte del leone o finirà mangiata. Ogni giorno, in Africa, un leone si sveglia, sa che dovrà correre più forte della gazzella o morirà di fame. Ogni giorno, in Africa, non importa che tu sia un leone o una gazzella l'importante è che inizi a correre».