venerdì 28 gennaio 2011

La compagnia del Castello

Eppure eravamo in tre.

Ma la corsa è solitaria.Certo, puoi andare a correre con un amico. Ma ci si deve venire incontro: l'uno andando un pochino più forte, l'altro un pochino più lento. Che sbatta.
E il cervello stacca la spina. Non è esattamente uno stadio vegetativo. Anzi, là dietro i pensieri corrono liberi e felici. Ma ci si isola.
E poi sintonizzare orari ed impegni.. Il giorno giusto per l'uno non è giusto per l'altro. Se il giorno è giusto, l'orario è sbagliato.Che rottura mettersi d'accordo.
Alzarsi all'alba per infilarsi nel buio freddo delle strade di Milano, poi, non parliamone.

Eppure questa mattina, ore sette, eravamo in tre.

Il collante, è la corsa.
Ma perché correre se si può fare altro. Correre significa sudore. Correre è fatica. Anche quando si è un poco allenati, è fatica.  Non la fatica dell'inizio. Quella è il corpo che si risveglia protestando vivacemente. Ma stare al caldo sotto le coperte è meglio. Se poi c'è la Bionda, è meglio ancora. Ma questi sono cazzi di Cristiano.

Eppure questa mattina, ore sette, quattro gradi, eravamo in tre.

In fin dei conti ci vuole poco. Basta non sentire la sveglia. Oppure sentirsi poco bene. Di una semplicità disarmante è non avere voglia. Ancora meglio è avere qualcosa di improrogabile da fare.Qualsiasi cosa. La lavanderia, la raccomandata, la lavatrice, tirare fuori la carne dal congelatore. Boh, anche spuntarsi i baffi, piuttosto.

Eppure questa mattina, ore sette, quattro gradi, circumnavigando il Castello, eravamo in tre.

E chi te lo fa fare di prendere gli antiinfiammatori. Di metterti la pomata prima, di mettere la pomata dopo. Di zoppicare il resto del giorno. Di programmare le giornate in funzione degli allenamenti. Basta! che rottura!

Eppure questa mattina. ore sette, quattro gradi, circumnavigando il Castello, correndo e chiacchierando, eravamo in tre.

In tre si è in compagnia.

Donne nude che regalano soldi

(il mio amico, lo stesso che sostiene che la cacca fa sempre ridere, ritiene anche che un titolo del genere attiri molto l'attenzione)

Io vi avviso, amici e lettori. Noi ci stiamo esaltando e voi siete corresponsabili della creazione del mostro a tre teste (una è pelata) in cui ci stiamo trasformando.
Probabilmente ci divertiremmo come dei pazzi a scrivere le nostre cose anche se ci leggessimo solo noi tre, a vicenda. Però sentire che vi siamo piaciuti e che ci leggete ci pompa molto, molto di più.
Ieri sera sono stato avvicinato da una persona che non vedevo da un po' che, prima di salutarmi, a bruciapelo mi dice: "Ma che cazzo è sto Piovono Runners?"
Ecco, va bene anche così, anche quando è difficile da interpretare immediatamente come un complimento.

Insomma, tutto questo per dire che sull'onda dell'entusiasmo arriveranno novità, non solo sul sito, che stiamo elaborando nel nostro Think Thank...non vi svelo altro, per ora.

Nel frattempo ci impegniamo solennemente con voi a continuare a macinare chilometri. E a raccontarveli, soprattutto.

giovedì 27 gennaio 2011

IL GUANTO

I più maliziosi leggendo il titolo avranno pensato a un accessorio messo all’indice dalla chiesa, e invece no.
Oggi sono totalmente a pezzi. Sono un pò di notti che dormo poco e male, e in più martedì, causa demi-kickoff aziendale non sono nemmeno riuscito a fare i compiti a casa. La giustificazione che ho presentato a lei non ha sortito il perdono sperato e mi ha punito. Me la vedo lì che con in mano, sempre che abbia le mani, una mia caricatura di pezza, sadicamente inserisce un ferro da maglia nel ginocchio. Perchè è questo quello che oggi sento.E allora inizia a vacillare la volontà, perchè gli occhi si chiudono, perchè il ginocchio duole e zoppico e perchè l’unico desiderio è quello di arrivare a casa e spaparanzarmi sul divano.
Poi la persona a cui hai lanciato il guanto di sfida, ecco il significato del titolo, scrive che oggi, si proprio oggi, ha fatto le temibili ripetute. Poteva non farle e nessuno di noi lo avrebbe mai scoperto, e allora ti carichi, capisci che non puoi farti fermare da un paio di nottatacce o da una cavolo di punizione vodoo, e allora decidi che arrivato a casa farai un ultimo sforzo per onorare il guanto, il blog e sopratutto i tuoi compari che di sforzi ne fanno decisamente più di te.

Repetita iuvant, merda juvent (us)

Oggi ho fatto le ripetute. Le ripetute sono l’equivalente podistico dello stirare le camicie. La peggiore delle rotture di palle. Con la differenza che nemmeno pagando le puoi far fare a qualcun altro al posto tuo. Ma se non le fai, arrivi alla gara stropicciato e non fai bella figura.

Sono l’unico del gruppo Piovono Runners a praticare questo rituale. Nizza è giustamente in una fase precognitiva della corsa, in cui questa cosa non gli viene richiesta. Paragonandolo ad un momento della crescita, è nel periodo bambino-che-guarda-i-Teletubbies: della corsa può apprezzare il movimento e i colori, senza doversi preoccupare troppo della trama. A stirare ci pensa la mamma.

Carlo, al contrario, è in fase tardoadolescenziale a cavallo tra il post grunge e un certo immaginario alla Valerio Mastandrea: la mamma gli ha già spiegato che le camicie deve stirarsele da solo ma lui le ha risposto che non gli servono, che preferisce le magliette sgualcite e con le pieghe, per scelta. In realtà è perché non ha voglia.

Resto io, schiacciato tra il senso del dovere (mio) e il senso del volere (della Tabella, che le impone). La mia tabella, che è un’entità dal carattere semplice e diretto, senza fronzoli, mi ha spiegato che le ripetute si chiamano così perché vanno ripetute. Ossia fatte costantemente, una volta a settimana. E si chiamano così anche perchè quella volta a settimana in cui le fai, vanno ripetute. Nel senso che vanno corse più volte. Tre, quattro, otto, dodici volte a seconda della distanza, Due esempi di ripetute, per i profani, potrebbero essere 8x400 o 3x1600. Tra una ripetuta l’altra recuperi a ritmo più lento, sputi e ti chiedi quanto manchi alla fine. Se le fai sul tapis roulant, meglio non sputare.

Oggi ne ho fatte 12x400. E’ come andare in campagna e fare sesso con un coniglio. Credo, cioè, me l’ha detto un amico. Insomma, tanti colpetti rapidi, riposo, un’altra raffica veloce, riposo e via così per 12 volte. Quando inizi ad ingranare, ti fermi. Quando inizi a riposarti, devi ripartire. Detto così non sembra un allenamento intelligentissimo, Eppure pare che serva, c’entra qualcosa con le soglie anaerobiche. Con che cosa c’entrino a loro volta le soglie anaerobiche non mi è ancora chiaro. Pensate che lo mettono anche nei programmi for dummies come quello che seguo io, che prevedono solo tre allenamenti a settimana. Uno è di ripetute, non si scappa.

In fondo non è una novità. Ho ripetuto tabelline alle elementari, poesie alle medie, verbi greci al liceo. Adesso ripeto ripetute.

Ce la posso fare anche stavolta.

P.S. Oggi abbiamo avuto due contatti dalla Malesia, la conquista del mondo è sempre più vicina.

De rannorum natura

è tornato l'Anonimo e noi lo pubblichiamo..

Se ti svegli alle 6 del mattino, sei un pirla. Questo per lo meno pensavo fino alle 6 del mattino di domenica, quando, per l’ansia da prestazione (altrui) mi sono svegliato. E non mi sono sentito affatto un pirla.

Sapevo che l’incontro sarebbe avvenuto attorno alle 7. Ma mi è successo quel che mi accade sempre prima di un viaggio, lungo o breve che sia: mi sveglio prima, dannatamente prima, per l’emozione e vivo malissimo quel tempo d’anticipo che accumulo.

Il loro viaggio cominciava alle 7. Dalle 6 alle 7, che fare? La risposta è affiorata inaspettata, un po’ come capitava a Proust con il profumo delle madeleine, quando ormai mi ero rassegnato a passare un’ora a mangiarmi le unghie: Sky, Intrattenimento, Sky 24, Meteo 24!

Potevo sentirmi parte del loro viaggio, controllando località per località le condizioni climatiche e le temperature previste per la giornata… Fino ad arrivare a San Gaudenzio.

Ed eccoli lì, quei maledettissimi, pochissimi gradi (e per di più sotto lo 0). Scoraggeranno Aldo e Drugo? Faranno loro paura? O invece saranno d’aiuto per affrontare i 21 km che li attendono?

Un’ora è passata con queste congetture. E quasi mi perdevo la partenza.

Ebbene sì, li ho seguiti, li seguo. Loro non lo sanno, ma sono la loro ombra. Non corro, no, però ho una Flying Machines, un po’ come quella di Dastardly e Muttley (La corsa più pazza del mondo), e non mi perdo neanche una gara, neanche un allenamento. E, grazie al dono dell’ubiquità, mi son goduto anche il battesimo di Nizza.

Soddisfazioni grandi su tutti i fronti. Per il miglioramento di Cristiano; per l’atteggiamento di Carlo; per la maglietta fluo di Nizza.

Impressioni dalla gara. È stata appassionante. Avete presente in Tre uomini e una gamba quando Giovanni batte il bambino facendo la ruota? Ecco ora riportate quello sguardo sul volto di Cristiano, nel momento in cui ha superato Linus. L’orgoglio strabordava più del sudore. Gli occhi sorridevano più della bocca dello stregatto. E i muscoli, per qualche minuto, se li è completamente dimenticati, tanto da sembrare la fatina Trilli che svolazza leggera e leggiadra nell’aria.

A quel punto ho inchiodato con la mia FM e ho deciso di metter la retro, per controllare come stesse andando il nostro Carletto… Corri Forrest, corri! Felice, felicissimo, seppur distrutto, della prova che stava effettuando. Si gongolava al saluto e agli applausi degli incitatori e aveva uno sguardo che era un misto di ironia e rassegnazione. Ma non una rassegnazione negativa, anzi. Lui era contento così, per oggi. Ed io con lui.

Impressioni dall’allenamento. L’argomento più atteso era la tenuta da runner. E devo dire che pensavo molto, molto peggio. Nizza era un figurino, attillato, certo, ma un figurino. Senza nulla da invidiare a un esperto di corsa. Fino alla visione in stile funghetto allucinogeno ha retto benissimo. Poi la principessa Leila l’ha trascinato in un mondo fatto di fiori parlanti da salutare e bianconigli da inseguire. Ma forse è stato proprio questo paese delle meraviglie a fargli concludere il suo primo vero allenamento con il massimo della soddisfazione.

Grandi ragazzi, anche questa volta è stato bello seguirvi.

mercoledì 26 gennaio 2011

La pomata e l'amaro

Domenica sera avevo poche forze per fare qualsiasi cosa. Eppure un calciobalilla e qualche bicchiere di Amaro alle Erbe mi hanno ridato le forze. La composizione del liquore è sconosciuta, poiché priva di etichetta si presentava la bottiglia, ma la sua porca figura l'ha fatta. E, soprattutto, deve contenere un qualche principio attivo che elimina il dolore. Andrebbe fatto analizzare da una qualche equipe medico-scientifica. Magari si scopre che un'erba negletta che cresce sul Naviglio ha poteri medicamentosi straordinari. O che l'alcool mi fa bene.

Lunedì mattina ho impiegato circa 10 minuti a scendere i quattro scalini che da casa mia conducono al cortile interno del condominio in cui vivo. Ogni passettino era accompagnato da una simpatica fitta di dolore alle ginocchia. Mi sono trascinato fino in Farmacia e ho acquistato: cerottoni medicati al cortisone, pomata all'Arnica, confezione formato famiglia di Tachipirina, confezione jumbo (come la misura dei popcorn al cinema) di Moment, pomata riscaldante.
Il cerottone al cortisone è autoadesivo. Nel senso che autoaderisce a se stesso nel giro di pochi istanti, consumando tutta la potenza adesiva che ha e rendendo inutile qualsiasi tentativo di applicarlo alla zona interessata. Il fatto che la zona interessata sia moderatamente pelosa non aiuta. Ho sbrogliato la delicatissima questione girando dello scotch intorno.
Che tutto ciò si sia risolto nel cerottone che, maligno, usciva da sotto l'orlo dei pantaloni mentre parlavo con un collega, è aspetto del tutto marginale.

La terapia d'urto ha previsto abbondanti massaggi alle articolazioni con le varie pomate a seconda dei momenti della giornata, regolare applicazione degli infidi cerottoni, una Tachipirina tutte le sere, e le bombe proteiche di Cristiano tutte le mattine. E il Moment? Il Moment non c'entra una beata mazza, ma quel giorno avevo mal di testa.

Martedì riuscivo a deambulare con discreta efficacia da una stanza all'altra dello Studio. I gradini delle scale mi davano ancora qualche problema, ma la terapia stava funzionando. Più o meno verso le sette di ieri sera ho fatto la prova scalino. Sono riuscito sia a salire sia a scendere le scale senza troppi tentennamenti. Ho quindi deciso di cavalcare l'onda e programmato che questa mattina avrei corso di nuovo.

Ore sette meno dieci sono uscito di casa. Sono passato sotto casa della collega Runner in erba, e insieme siamo andati a fare il giro dell'Ippodromo. Ero un po' tanto preoccupato di tutti i segnali che mi mandavano le gambe, ma alla fine sette chilometri sono finiti alle spalle. E adesso cammino ancora!
Se stasera supero di nuovo la prova scale, domani mattina vado a fare un giro al Monte Stella con Agnese. Agnese è una Runner che ha corso svariate competizioni e che,  impietosita dai miei racconti, ha magnanimamente acconsentito a perdere del tempo per fare qualche allenamento con me.

La scelta del giorno, giovedì, rivela professionalità. Come Nizza ha ben spiegato, per allenarsi 3 volte a settimana e mettere il lungo la domenica, i giorni migliori in settimana sono martedì e giovedì. Due giorni di riposo prima del lungo e un giorno di riposo tra un allenamento e l'altro. Efficace e razionale divisione del tempo

Da solo non ci sarei mai arrivato.