lunedì 12 marzo 2012

Verso la prima maratona: le avventure di un aspirante maratoneta sovrappeso (di Luca Bersaglia)

E niente: tra una settimana corro la mia prima maratona (Roma, 18/3/2012).
L'altro giorno mentre facevamo  8 km di rifinitura, l'amico Cristiano mi dice: "Perchè non scrivi qualcosa sulla preparazione della tua prima Maratona per Piovono Runners? Sensazioni, emozioni, insomma quello che ti pare!".
E dopo questo preciso brief ho iniziato a pensare se potevo sintetizzare gli ultimi tre mesi e mezzo in uno spazio ragionevole. Perchè in questi tre mesi e mezzo sono successe davvero tante cose.

Scusate, sono un cafone: avrei dovuto presentarmi prima. Mi chiamo Luca, ho 33 anni e ho sempre corso. Da giovane lo facevo per necessità (ossia la corsa in tutte le sue forme era un momento essenziale della preparazione per gli altri sport che praticavo), poi ho iniziato a farlo come attività fine a se stessa. Ma senza troppo impegno, andando un paio di volte a settimana e vedendo la corsa come se fosse una forma di espiazione dei miei "peccati" (leggi alimentazione a volte sregolata o la birretta di troppo).
Sia ben inteso: mica era una pippa cicciona che stramazza al suolo dopo 3 km! Pian pianino ero arrivato alla ragguardevole distanza della mezza maratona, facendone diverse, di sicuro su tempi tutt'altro che significativi (2 h e 8 minuti è un personale di cui si può andare orgogliosi quanto del fatto di possedere una Fiat Duna in buono stato).

La svolta arriva il 13 novembre 2011. Alpin Cup al Parco Nord, Sesto San Giovanni. Arrivo alla fine dei 21 km a pezzi, segnando il mio poco importante personale ma, reggendomi a fatica sulle gambe e aggrappandomi a una balaustra, faccio nel giro di un paio di secondi due pensieri: 1) "Ma tu pensa a quelli che fanno la maratona: arrivati a questo punto sono solo a metà….e io mi sento già un uomo da buttare"; 2) "Cazzo, voglio farla anch'io!!".

Oltre a questo improvviso moto d'orgoglio, alla base della mia decisione c'erano anche motivi personali con i quali non vi ammorberò ma che vi sintetizzerò in una frase: la voglia di vedere se ero ancora capace di darmi un obiettivo e raggiungerlo. Lo scoprirò domenica prossima.

Detto questo, contatto l'amica Alice, reduce dalla sua prima maratona (la Nizza-Cannes, chiusa alla grande in 3 ore e 54 minuti), metto in piedi un summit a Monza con lei e il di lei fidanzato con una serietà organizzativa degna del G20. Nel corso di questa cena/riunione la convinco a dare il via all'"Operazione Roma".

Da quel venerdì di metà novembre sono passati 3 mesi. E' arrivata una tabella d'allenamento che si è affiancata al normale calendario gregoriano e che ha scandito i miei giorni. Sono arrivati capi d'abbigliamento di dubbio gusto in grado di aiutarmi ad affrontare la preparazione nell'inverno più freddo che io ricordi. Ma soprattutto è arrivata una motivazione e una carica che non ricordavo di avere da tempo.

Di questa preparazione ricorderò 5 momenti e situazioni in particolare:
a. i 18 km del 31/12/2011 fatti in centro a Milano con un'anomala fatica e che mi hanno fatto pensare "ma come posso fare a farcela?!?!?!?"
b. i primi 21 km corsi in 2 ore (il 6/1/2012), a soli sei giorni dalla crisi di fine anno (sono profondamente convinto che quella crisi fosse la degna conclusione di un anno da non ricordare con particolare gioia)
c) i primi 30 km fatti in solitaria a Milano (da casa mia a Lambrate andando oltre Corsico lungo il Naviglio) caratterizzati da un freddo inquietante (-8° alla partenza,  -3° all'arrivo) ma soprattutto dalla presenza di un nutrito gruppo di vecchine in Via De Amicis che mi applaudiva come se fossi un loro nipote di cui andare orgogliose.
d) i 35 km fatti due settimane fa a Parma con Alice e suo padre in 3 ore e 16 minuti (è tutto più facile quando il ritmo nei primi km te lo dà il padre della tua socia che, per puro caso, nella vita ha fatto anche il pace maker sulle 4 ore).
e) gli allenamenti di rifinimento con Cristiano  (8 km fatti a un ritmo di 5:24) e con Alice ieri (11 km  fatti a 5:08), entrambi corsi tranquillamente parlando e pensando alle mille attese per il grande evento di domenica.

Lo so: a chi legge (e non corre) queste possono sembrare poco più che note tecniche che al massimo possono trasmettere la soddisfazione per aver raggiunto tanti piccoli obiettivi.
In realtà dietro  a questi freddi numeri c'è una gamma vastissima di emozioni, esaltazioni, episodi divertenti, momenti quasi grotteschi (tipo finire sputazzante nelle foto di nozze di una coppia di sposini cinesi al Parco Sempione) e attimi di scoramento (tipo quando tu sei al massimo dello sforzo e corri a 4:50 al km  bestemmiando per la fatica e ti supera leggero leggero un runner che è la metà di te e probabilmente per lui il tuo ritmo è sinonimo di "passeggiatina"; o, ancora,  la febbre il giorno in cui dovresti correre per la prima volta i 32 km).

E poi questi cinque punti altro non sono che la sintesi di quello che, secondo me, è l'unicità della maratona: la sua epica.
Non fidatevi di quelli che vi dicono frase del tipo "Io sto preparando una maratona e lo faccio tranquillamente, senza ammorbare il prossimo parlando sempre di vesciche, di chilometri corsi alle 6 del mattino, bevendomi comunque litri di birra e poi svegliandomi la mattina dopo e facendo comunque 30 km senza fatica".  Chi parla così mente (o semplicemente non prepara la maratona).
Perchè preparare una maratona comporta sacrifici: a volte comporta la sveglia all'alba per andare ad allenarsi con -5° (perchè magari, lavorando, non si avrà il tempo di farlo in pausa pranzo o alla sera), comporta un minimo di rigore alimentare, comporta attenzione ai dettagli (dall'abbigliamento giusto ai pensieri all'alimentazione da tenere prima e durante l'evento) ma soprattutto comporta fatica.

Quindi, lo ripeto: non credete a chi usa troppo spesso l'aggettivo "normale" quando parla della maratona. Perchè di normale non c'è molto. A partire dal meccanismo che scatta nella testa di chi decide di mettersi a preparare una corsa in linea di 42 km e 195 metri (specifico anche i metri perchè, dopo 42 km, anche i 195 metri hanno il loro peso).

L'importante è fare il tutto senza frantumare troppo gli attributi al prossimo (non so se ci sono riuscito: gli amici Silvia, Matteo e Kata mi accusano di aver sviluppato una rara forma di "Linusite". Dicesi "Linusite" la patologia - tipica del deejay Linus - che porta un ex giovane a rincoglionirsi del tutto e parlare sempre e solo di corsa) ed evitando comportamenti umilianti per se stessi (ad esempio, affrontando una tapasciata preparatoria di 15 km con in premio un salame di Felino per tutti i partecipanti con la stessa vis agonistica che potrebbe avere un professionista alla partenza della maratona olimpica. Non sono arrivato a tanto, grazie al cielo!).

Sulla base di tutto quello che ho fatto e di quello che vi ho scritto, posso dirmi pronto per affrontare la mia prima maratona.
Sono contento di tutti questi tre mesi: sono migliorato tanto, ho perso 5 chili e posso ambire a raggiungere quello che deve essere il solo obiettivo che, secondo me, deve avere che si appresta a fare la propria prima maratona: arrivare e poterlo raccontare con felicità!

Per cui, alla prossima con il "diario romano"!

A presto!

Luca Bersaglia.

1 commento:

  1. potevi anche sostenere qualche causa benefica ! bastava aggiungere due righe e fare una cosa tipo quella che fa valerio per la Demarchi !!! appena corro una maratona lo faccio :) ... magari lo faccio anche solo per una 10km....che è meglio

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