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martedì 31 gennaio 2012

Alla ricerca dei tempi perduti

Come va?
Bene, grazie.

Mentre Nizza è in letargo (ma non preoccupatevi, bambini, presto tornerà a rubare i vostri cestini da picnic insieme a Bubu), Carlo studia le protesi di Pistorius come idea per tornare a correre e Valerio fende la neve della bassa novarese, io vado avanti nella preparazione della Maratona di Treviso.

Perchè il 4 marzo corro la seconda maratona della mia vita, ricordate? Ovvio che sì.

La seconda maratona è la più difficile nella vita di un artista, si sa. E io ho fatto di tutto per complicarmela ulteriormente. Sono finito invischiato in una tabella per gente seria, che prevedeva fino a sei allenamenti a settimana. Mi sono subito fatto lo sconto portandoli a quattro. Ad oggi, ad un mese dalla gara, posso dire che, se va bene, la media è stata di tre allenamenti e mezzo.
Molti degli allenamenti infrasettimanali prevedevano chilometraggi ingestibili per me. A Girolandia ingestibili significa superiori ai 14-15 km, quelli che non sono pigiabili in una pausa pranzo ma prevedono o di svegliarsi troppo presto la mattina o di trovare la voglia di farli la sera.
Questo ha comportato che non mi sono solo concesso sconti sul numero degli allenamenti, ma anche sulla loro durata.
Sconti, sconti, sconti. E' la crisi.

Per carità, sveglie alle 7 e uscite a <0 gradi non me ne sono fatte mancare (l'ultima oggi) e un paio di volte ho rischiato seriamente di rimanere chiuso dentro i Giardini di P.ta Venezia la sera. Insomma, non mi sono imborghesito del tutto, dai.
Sono reduce anche da tre domeniche di lunghi in cui ho infilato un 30, un 28 e un 32 con performance al chilometro che sono migliorate di volta in volta. La prossima domenica vorrei tentare un 35, traguardo mai raggiunto negli allenamenti che l'anno scorso mi hanno portato a Roma.
Ho quasi del tutto abbandonato il tapis roulant, preferendogli anche a dicembre e gennaio fredde corse lungo la Martesana, in pausa pranzo.
Ho scoperto che fare i 12 km al mattino è bellissimo, perchè al ritorno mi fermo a chiacchierare con mia sorella nell'area cani di Piazza Vetra, con il suo cane che mi guarda come fossi un eroe e mi omaggia a modo suo.
Ho esplorato parchi di Milano mai battuti, per variare gli scenari dei mie lunghissimi domenicali: Lambro, Forlanini, Parco Nord. Un'attenta disamina dei parchi milanesi meriterà un post apposito, prossimamente.
Ho ritrovato il piacere di correre dopo alcune settimane, a cavallo di Natale, in cui facevo fatica anche solo a mettere il naso fuori di casa. E ora aspetto i lunghissimi domenicali come una fatica fatta di puro piacere (rendo l'idea?). Quant'è bello il momento in cui il gps raggiunge la fatidica cifra che ti sei prefissato e finalmente rallenti e la soddisfazione ti scende dal cervello, alla gola, al cuore.
Domenica scorsa, per dire, al 29esimo chilometro passavo proprio davanti a Pattini&Marinoni in Solferino. Mi sono fermato, ho comprato un metro quadro di focaccia e ho fatto gli ultimi tre km con quel tesoro sotto il braccio. Sono valsi più di tutto il chilometraggio che li ha preceduti. Sono stati anche più lunghi dei primi ventinove. Vi garantisco che dopo  due ore e mezza di corsa, fare l'ultimo quarto d'ora con un pezzo di focaccia che ti aspetta sotto braccio è una tortura meravigliosa.
Allo scoccare del 32esimo ero ai miei soliti Giardini. Mi sono spiaggiato sulla prima panchina a disposizione e ho addentato quella focaccia come se non ci fosse un domani.
In quel momento, con il gelo attorno, la fatica dentro e la focaccia in mano, credo di aver afferrato quel concetto di Proust e della madelaine.

Proust vede l'esperienza epifanica come esperienza già ‘ideale’. L'idea o l'essenza dell'esperienza si dà nell'esperienza stessa. Non c'è una madeleine pura dietro la madeleine immersa nel tè caldo di Marcel. Quell'esperienza è già ideale, è già una briciola di tempo puro, una scheggia di eternità che salva la vita dalla sua transitorietà. Perché dietro la ricerca del Tempo perduto e gli infiniti errori, deformazioni, fraintendimenti di questa peripezia, si manifesta il volto di quella Verità che invano si cercherebbe avanti, prima di tutto, all'origine o a priori. (Wikipedia)


Buona corsa a tutti, amici di piovonorunners.

lunedì 7 febbraio 2011

It's a long way to the top (If you wanna rock 'n' roll)

Il mio amico Paolo P. oggi sarebbe fiero di me.
Paolo P. è stato il primo metallaro che ho conosciuto. Ha dato i primi segnali di metallitudine attorno ai 10 anni. Io compravo per cinquemila lire le cassette tarocche di Jovanotti al mercato davanti a casa mia e già mi sentivo piuttosto rock 'n' roll ("Sei come la mia moto, sei proprio come lei / andiamo a farci un giro fossi in te io ci starei.. "Ci starei a fare cosa? Quante raffinate doppie letture mi sfuggivano all'epoca..). Lui iniziava a parlare di Alice Cooper, dei Metallica e dei Sepultura. Io con uno sforzo di ribellione arrivavo ai Gun ' n 'Roses, al massimo. Non mi fidavo in generale di quei capelloni sudati, truccati, con le vocine stridule. Cattivi. Sicuramente drogati.
No Vasco, no Vasco. Io non ci casco.

Oggi Paolo P. sorriderebbe compiaciuto a vedermi iniziare un post con una citazione degli Ac/Dc e forse mi perdonerebbe per la mia ignoranza passata. In fondo era giovane e cattolico all'epoca, il Girola.
Chissà se corre, Paolo P.
Sicuramente poga.
Sarebbe fiero anche di sapere che ieri ho corso per 32 km, attività che ritengo sufficientemente rock 'n' roll da meritarsi un titolo introduttivo degli Ac/Dc, appunto.

Non so se 32 km interesserebbero Paolo P., ma sono sicuro che incontrerebbero l'approvazione persino del podista integralista, quella figura di taliban del running che, come scrivevo settimana scorsa, disprezza i tapis roulant.
Lo so perchè interessandomi di soppiatto al mondo dei runners seri, ho scoperto che questo genere di allenamenti loro, i podisti integralisti, li chiamano lunghissimi. L-U-N-G-H-I-S-S-I-M-I, avete capito? E' un nome bello cazzuto per un allenamento, "lunghissimo". Ha un'eco roccosifrediana che gratifica.
I 32 sono l'allenamento più lungo che la Tabella prevede in vista della Maratona di Roma. Li prevede due volte e ieri era la prima. Oltre i 32 non si va. La cosa meravigliosa è quindi che, il giorno della gara, quegli ultimi dieci km che dal 32esimo mi porteranno al sogno dell'arrivo sotto il Colosseo saranno un'incognita totale, un territorio sconosciuto fatto di dolori muscolari stereofonici, visioni di santi e di draghi e preghiere lisergiche. Hic sunt leones (traduzione libera: E mo so' cazzi tua), come avrebbero detto saggiamente i romani, quelli di una volta.
I 32 di ieri son andati bene, devo ammettere. Di qui a dire che ne avrei fatti in scioltezza altri dieci ce ne passa, chiaramente. Però li ho macinati bene, con un ritmo discreto, senza nemmeno i dolori patiti domenica scorsa sul finale dell'allenamento da 28.
Un po'sicuramente è da imputarsi all'allenamento, che sta funzionando. Un po' è grazie a loro due. A Carlo, alle chiacchierate e ai silenzi di quelle due ore passate insieme ad attraversare parchi, boschi e strade. E alla Bionda, che la domenica ha sempre un ruolo strategico nel dare carburante alle mie performance da runner. Di solito venero (e condivido con i lettori del blog) il pranzo con cui mi sorprende al mio ritorno. Ma questa volta a quello risponderò con i fatti, preparandole io un risotto super, stasera. No, stavolta la copertina se lo merita il prima, il vero fuel della mia performance: la nostra colazione a letto. Banana affogata in spremuta home made, toast prosciutto e formaggio, altrettanto home made. Fuori quadro: prodottini mollicci della Enervit e Virgin Radio Television on air.
Eccola, morite di invidia :-) :