Sono passati due mesi dalla Maratona di Roma.
Nel frattempo ho continuato a correre, spesso nel cuore di Milano, al parco Sempione, altre volte ho avuto il privilegio di correre lontano dalla città.
Insieme alle distanze aumentano le possibilità. I primi tempi, più o meno in questo periodo lo scorso anno, abbandonavo, timidamente, il tapis roulant per avventurarmi verso il parco Sempione o il Naviglio. Cristiano faceva da scorta. Li raggiungevo e poi, come un bambino che per la prima volta osa mettere piede dentro un luogo buio scoperto da poco, scappavo via e tornavo a casa. Emozionato e felice per l'impresa.
Il tapis roulant era la sicurezza. Della distanza, del tempo e delle possibilità. L'ambiente artificiale garantisce stabilità e ripetitività di condizioni. In realtà, non erano le prime volte che correvo alla luce del sole, certo. Ma di solito raggiungevo un parchetto con la macchina. Quando mi stancavo giravo la chiave e tornavo.
Uscire dal portone di casa e spiccare la corsa è come salpare una nave.
Pian piano, Parco Sempione è diventato tapis roulant. Una piccola baia familiare. Certo, sempre pronta a scodellarti belle sorprese (contratture, indurimenti, fughe dai cani...). Ma comunque meta innocua.
E allora viva l'avventura!
Il lungomare deserto in Calabria, la costa tra Santa Margherita e Portofino e, per ultimi, i boschi e i monti vicino a Bellagio. Tra salite e passaggi di torrenti. In territorio mai visto prima. Ogni curva una sorpresa, ogni dislivello un'incognita. Le ultime case a qualche chilometro di distanza. Alberi e versi di animali come compagni.
Inizio a provare il desiderio di correre un trail in montagna. Si tratta di corse particolari. Per farsene un'idea, basta pensare che si dividono in base all'impatto ambientale ed al livello di autosufficienza che deve avere l'atleta lungo il percorso. Niente punti di ristoro a volte. Il corridore deve avere con sé tutto ciò che potrà servirgli, e non lasciare traccia del proprio passaggio.
Ma ho bisogno di rimettere distanza nelle gambe. La più breve che ho trovato è di circa 30 chilometri. Ed ultimamente non ne corro mai più di una dozzina, e con molta calma.
Ed allora la prossima tappa dei Piovono Runners è ideale. Mezza Maratona ad Asti. 21 chilometri da correre il 29 maggio prossimo. Cristiano con me alla partenza. Focaccia e salame all'arrivo.
Cosa si può volere di più?
Cerca nel blog
Per contattarci:
piovonorunners@gmail.com
martedì 17 maggio 2011
domenica 15 maggio 2011
L'ultima settimana (o Come ha potuto vincere l'Azerbaijan?)
Ne è passato di tempo dall'ultima volta. Un marziano a Oxford.
Tante cose sono successe da allora. Lunedì 9 aprile 2011 mi sono svegliato alle 6.40. Ho fatto colazione con yoghurt e cereali. Barba, doccia, denti, completo e una corsettina. Per prendere il bus. 50 minuti dopo ero in Holborn, in ufficio.
Ah non servono tutti questi dettagli? Mi limiterò all'essenziale allora.
L'ultima settimana a Londra. Sono passati due mesi da quando ho messo piede nell'appartamento di Battersea, London. Per l'ultima volta sto aggiornando il blog da questa connessione. Dopo un memorabile Toga BBQ.
Lunedì niente corsa ma tanta programmazione. Martedì, mercoledì e giovedì avrei completato un trittico d'eccezione. Martedì ritorno di corsa dall'ufficio con giro al Battersea Park (circa 11 km). Mercoledì corsa da casa all'ufficio passando da Hyde Park (circa 8 km). Giovedì come mercoledì.
Detto così sembra semplice. Non lo è, non lo è.
Il martedì avrei dovuto portare a lavoro borsa e cambio anche per mercoledì e giovedì. Ovvero due mutande e due paia di calze da lavoro. Ma anche due completi, camicie e cravatte.
Martedì è stato semplice, come previsto. La borsa era già pronta. Il completo in più era già in ufficio. Finito di lavorare mi infilo nel costume da super podista e torno a casa. Senza fretta, senza affanno. 11 km a una media di 4'40'' al km. Un po' di sudore c'è stato, lo confesso. Erano le tossine per la birra della sera prima (4 pinte). Dopo tutto quel programmare c'era bisogno di uno svago. La prima delle tre goodbye evenings.
Mercoledì, sveglia puntata alle 6.30. Mi sveglio alle 7. Le gambe sono pesanti dal giorno prima. Ma si parte lo stesso. Un fastidio al tallone sinistro accompagna il percorso. Ma si corre lo stesso. 8 km, doccia e giornata di lavoro.
L'uscita è calcolata al dettaglio. Lascio il telo ad asciugarsi. Lascio la borsa con il cambio in ufficio, insieme al secondo completo e alla camicia.
Indosso le scarpe da corsa.
Non ci sarebbe nulla di strano, se non stessi uscendo da un prestigioso studio legale inglese con un completo Cerruti e un paio di scarpe Asics.
Il disagio scompare quando vedo uscire dalla sua stanza un socio. Non conosco la marca del completo, ma le scarpe erano Asics. Da trail. Amo gli inglesi.
La mattina del giovedì non volevo proprio alzarmi. Altri 8 km non li avrei sopportati.
Lo so che vi state chiedendo. "Ma quando finisce questo post?"
Io però vi faccio chiedere: "Che cosa sono 8 km per uno che ne ha corsi 42 qualche settimana prima?"
Bella domanda.
Il punto è che 42 km spompano. Fisicamente e mentalmente. Aggiungiamoci 195 metri e un recupero a base di birra, il corpo un bel giorno decide di abbandonarti. E' più o meno quello che è successo nelle ultime settimane. Poche corse, relativamente lente, con sudore. Tanta birra.
Il post finisce fra qualche riga, comunque.
Giovedì sopporto gli 8 km e li corro. E sono contento. Le gambe si muovono leggere e il ritmo è più veloce. Allungo finale e colazione iper calorica.
Adesso possiamo parlare di cose serie. Avrei accettato qualsiasi vittoria. La canzone in corso (intesa come lingua) dei francesi. I due gemelli irlandesi. Perfino quello sfigato svedese che voleva diventare popolare per farsi tante svedesi.
Ma che la canzone italiana perdesse la finale contro l'Azerbaijan no, questo non lo posso sopportare.
Tante cose sono successe da allora. Lunedì 9 aprile 2011 mi sono svegliato alle 6.40. Ho fatto colazione con yoghurt e cereali. Barba, doccia, denti, completo e una corsettina. Per prendere il bus. 50 minuti dopo ero in Holborn, in ufficio.
Ah non servono tutti questi dettagli? Mi limiterò all'essenziale allora.
L'ultima settimana a Londra. Sono passati due mesi da quando ho messo piede nell'appartamento di Battersea, London. Per l'ultima volta sto aggiornando il blog da questa connessione. Dopo un memorabile Toga BBQ.
Lunedì niente corsa ma tanta programmazione. Martedì, mercoledì e giovedì avrei completato un trittico d'eccezione. Martedì ritorno di corsa dall'ufficio con giro al Battersea Park (circa 11 km). Mercoledì corsa da casa all'ufficio passando da Hyde Park (circa 8 km). Giovedì come mercoledì.
Detto così sembra semplice. Non lo è, non lo è.
Il martedì avrei dovuto portare a lavoro borsa e cambio anche per mercoledì e giovedì. Ovvero due mutande e due paia di calze da lavoro. Ma anche due completi, camicie e cravatte.
Martedì è stato semplice, come previsto. La borsa era già pronta. Il completo in più era già in ufficio. Finito di lavorare mi infilo nel costume da super podista e torno a casa. Senza fretta, senza affanno. 11 km a una media di 4'40'' al km. Un po' di sudore c'è stato, lo confesso. Erano le tossine per la birra della sera prima (4 pinte). Dopo tutto quel programmare c'era bisogno di uno svago. La prima delle tre goodbye evenings.
Mercoledì, sveglia puntata alle 6.30. Mi sveglio alle 7. Le gambe sono pesanti dal giorno prima. Ma si parte lo stesso. Un fastidio al tallone sinistro accompagna il percorso. Ma si corre lo stesso. 8 km, doccia e giornata di lavoro.
L'uscita è calcolata al dettaglio. Lascio il telo ad asciugarsi. Lascio la borsa con il cambio in ufficio, insieme al secondo completo e alla camicia.
Indosso le scarpe da corsa.
Non ci sarebbe nulla di strano, se non stessi uscendo da un prestigioso studio legale inglese con un completo Cerruti e un paio di scarpe Asics.
(nella foto: un professionista della corsa)
Il disagio scompare quando vedo uscire dalla sua stanza un socio. Non conosco la marca del completo, ma le scarpe erano Asics. Da trail. Amo gli inglesi.
La mattina del giovedì non volevo proprio alzarmi. Altri 8 km non li avrei sopportati.
Lo so che vi state chiedendo. "Ma quando finisce questo post?"
Io però vi faccio chiedere: "Che cosa sono 8 km per uno che ne ha corsi 42 qualche settimana prima?"
Bella domanda.
Il punto è che 42 km spompano. Fisicamente e mentalmente. Aggiungiamoci 195 metri e un recupero a base di birra, il corpo un bel giorno decide di abbandonarti. E' più o meno quello che è successo nelle ultime settimane. Poche corse, relativamente lente, con sudore. Tanta birra.
Il post finisce fra qualche riga, comunque.
Giovedì sopporto gli 8 km e li corro. E sono contento. Le gambe si muovono leggere e il ritmo è più veloce. Allungo finale e colazione iper calorica.
Adesso possiamo parlare di cose serie. Avrei accettato qualsiasi vittoria. La canzone in corso (intesa come lingua) dei francesi. I due gemelli irlandesi. Perfino quello sfigato svedese che voleva diventare popolare per farsi tante svedesi.
Ma che la canzone italiana perdesse la finale contro l'Azerbaijan no, questo non lo posso sopportare.
Ell & Niky - Running Scared
(nel video: uno scandalo)
mercoledì 11 maggio 2011
Milano by run
Cristiano è sulla Croisette. Mare, spiaggia, sole, film e corsa. E ricevimenti e tappeti rossi e starlettes.
Valerio è un globetrotter della corsa. Londra, Cambridge, Oxford. Parchi e alberi da scalare. Barche da remare e pinte di birra da scolare.
Nizza è in un laboratorio segreto, sta piegando il proprio corpo ai suoi desideri. A colpi di bisturi laser e sedute di pranoterapia.
A me rimane il Parco Sempione.
Tristezza direte voi, nemmeno uno straccio di canale al femminile con il quale giocherellare ai doppi sensi.
Solo gambe e sudore.
Ma è così che mi piace.
A me piace il sudore.
Il sudore di fianco ai fighetti al Deseo.
Scambio di sguardi.
A volte un balenare di ciglia e di azzurro iride.
Uno, due passaggi. Il bianco di un sorriso.
Di nuovo gambe e sudore.
Casa
Solo gambe e sudore.
Ma è così che mi piace.
A me piace il sudore.
Il sudore di fianco ai fighetti al Deseo.
Scambio di sguardi.
A volte un balenare di ciglia e di azzurro iride.
Uno, due passaggi. Il bianco di un sorriso.
Di nuovo gambe e sudore.
Casa
martedì 10 maggio 2011
Il Progetto Manhattan? Robetta
Se ne erano perse le tracce. Lui, beffardo, mandava foto senza volto. La segretezza, all'improvviso, la sua priorità. Ora è pronto, e lancia la sfida al futuro. Nizza è tornato
C’è chi espatria in territorio nemico, dai nostri vicini mangia lumache.
C’è chi predilige il Mare Nostrum per le sue scorribande.
C’è chi addirittura si spinge fino in Inghilterra per le sue prove podistiche.
E c’è chi come me, invece, va in campagna a giocare con la sua nipotina ottenendo una storta alla caviglia sinistra.
Per tutto questo c’è un motivo ben preciso. C’è una missione. Tutto ha un senso.
Il runner è un alchimista, uno scienziato in perenne divenire. È una persona che studia l’ambiente circostante, così da carpire dalla natura ogni più piccolo segreto per migliorare al massimo le proprie prestazioni.
Lo si vede all'inizio, nella creazione della playlist. Uno strumento utilissimo per ingranare, ma altrettanto difficile da realizzare. È come la nitroglicerina, deve essere miscelata alla perfezione, con i ritmi giusti, così da non esplodere immediatamente segando le gambe e distruggendo subito ogni sogno di gloria. E come ogni studioso, il runner si evolve e impara nuovi strumenti, arrivando, ad esempio, ad utilizzare la natura come sottofondo musicale.
Ma non finisce qui però.
Come diceva Eraclito, noto filosofo ma sopratutto runner, il divenire è la sostanza dell’essere.
Per questo Cristiano parte in missione in Francia, alla scoperta dei segreti che resero famosi antichi Galli che portavano il nome di Asterix e Obelix.
Personaggi leggendari che erano dotati di una forza incredibile, dopo che avevano bevuto un intruglio magico.
Carlo invece, come i più pazzi ma anche i più lungimiranti scienziati, dal suolo patrio testa su se stesso gli effetti di un famoso detto da saggezza popolare, e cioè che il vino rosso fa sangue.
E siccome sono certo che tutti voi guardavate “Siamo fatti così”, capirete l’importanza di questo studio accurato che Carlo ha affrontato.
Valerio da parte sua, è volato in Inghilterra. Una nazione che ha avuto una storia caratterizzata dalla magia e da uno spiccato senso delle attività fisiche in tutte le sue svariate forme. Ecco il motivo per il quale ha visitato i luoghi di Harry Potter e ha testato una nuova attività, cercando di capire se potrebbe essere utile o meno alla nostra causa.
E io? Beh io invece, seguendo l’esempio di Carlo, ho testato su di me la reale utilità delle caviglie.
Volevo capire se davvero sono così indispensabili o se si può farne a meno, ottenendo sempre degli ottimi risultati di corsa. Per ora ho riscontrato che la camminata normale ne risente, ma la corsa è tutta un'altra cosa, e domani la testerò.
Voi vi chiedere il perché di tutto questo.
Beh è semplice, creare il Piovono Runners perfetto.
Dite che è da folli?
Vedremo, quando ci saremo riusciti, chi saranno stati i folli.
lunedì 9 maggio 2011
Emigrazione Cannes-destina
Domani, con una Mini pericolosamente verde come la bandiera libica, cercherò di varcare il confine di Ventimiglia.
Ai gendarmi dirò che il verde è un omaggio al fazzoletto di Borghezio, che Materazzi è uno stronzo e che la Gioconda alla fin fine se la possono tenere.
Questo dovrebbe bastare per farmi entrare.
La mia meta è Cannes, come ogni anno in questo periodo, per il Festival. Un bel po' di film, qualche festa, speranze di sole e corsa in riva al mare. Questo è il programma fino a lunedì prossimo.
Come ho fatto da Berlino, cercherò di raccontarvi le mie imprese - podistiche e non - in tempo reale, presa diretta e salsa bourguignone.
Breve excursus sul weekend appena trascorso. Avevo promesso una doppietta. Alla fine ho optato per una, fatta bene.
E' una spiegazione che noi maschi usiamo spesso.
Domenica, da vero atleta, mi sono svegliato alle 12. Alle 13.15 ero in completo da running. Alle 13.20 ero già sudato come Galeazzi dopo una telecronaca di canottaggio.
Diciamo che avevo sottovalutato il sole a picco e i 30 gradi di temperatura, ma ormai ero uscito. Il programma diceva 16 km e 16 km sono stati. Me li sono sudati sulla Marti (risulto troppo compiaciuto con questi doppi sensi? Ditemelo e smetto), arrivando fino a Cologno.
Durante il ritorno ho fatto la doccia sotto tutte le fontanelle che ho trovato lungo il Naviglio, per evitare di svenire per il calore.
Mi sono anche guadagnato l'applauso di due pensionati, seduti all'ombra su una panchina, che mi hanno gridato una cosa che non ho capito, tipo "Vai, sei a 15 e 4". Cosa?
Probabile che abbiano detto tutt'altro e che io fossi troppo rincoglionito dal sole per capire.
E' finita con un gelato sotto casa, prima di salire, e con la faccia cortesemente disgustata della commessa della gelateria che ha preso in mano la banconota fradicia che avevo tenuto in tasca per tutti i sedici chilometri di corsa.
Pecunia non olet, dicevano i Latini. Sicuri?
Ai gendarmi dirò che il verde è un omaggio al fazzoletto di Borghezio, che Materazzi è uno stronzo e che la Gioconda alla fin fine se la possono tenere.
Questo dovrebbe bastare per farmi entrare.
La mia meta è Cannes, come ogni anno in questo periodo, per il Festival. Un bel po' di film, qualche festa, speranze di sole e corsa in riva al mare. Questo è il programma fino a lunedì prossimo.
Come ho fatto da Berlino, cercherò di raccontarvi le mie imprese - podistiche e non - in tempo reale, presa diretta e salsa bourguignone.
Breve excursus sul weekend appena trascorso. Avevo promesso una doppietta. Alla fine ho optato per una, fatta bene.
E' una spiegazione che noi maschi usiamo spesso.
Domenica, da vero atleta, mi sono svegliato alle 12. Alle 13.15 ero in completo da running. Alle 13.20 ero già sudato come Galeazzi dopo una telecronaca di canottaggio.
Diciamo che avevo sottovalutato il sole a picco e i 30 gradi di temperatura, ma ormai ero uscito. Il programma diceva 16 km e 16 km sono stati. Me li sono sudati sulla Marti (risulto troppo compiaciuto con questi doppi sensi? Ditemelo e smetto), arrivando fino a Cologno.
Durante il ritorno ho fatto la doccia sotto tutte le fontanelle che ho trovato lungo il Naviglio, per evitare di svenire per il calore.
Mi sono anche guadagnato l'applauso di due pensionati, seduti all'ombra su una panchina, che mi hanno gridato una cosa che non ho capito, tipo "Vai, sei a 15 e 4". Cosa?
Probabile che abbiano detto tutt'altro e che io fossi troppo rincoglionito dal sole per capire.
E' finita con un gelato sotto casa, prima di salire, e con la faccia cortesemente disgustata della commessa della gelateria che ha preso in mano la banconota fradicia che avevo tenuto in tasca per tutti i sedici chilometri di corsa.
Pecunia non olet, dicevano i Latini. Sicuri?
domenica 8 maggio 2011
Un marziano a Oxford
No, non è l'ultimo film di John Landis.
E no, non è un deja vu. L'altra volta il marziano era a Cambridge. E il titolo serviva per annunciare l'ultima missione dei Podisti da Marte.
La missione è andata alla grande: 3808 euro raccolti per Pangea Onlus. Una enorme "P" per ricordare Paolo.
Purtroppo nessuno dei Piovono Runners ha potuto esserci. Maledetto lavoro!!
Ci rifaremo a giugno, alla prossima missione.
Scrivevo, l'altra volta a Cambrdige, questa volta a Oxford. Sabato. E anche domenica.
Sono partito la sera alle 21 da Londra. Importanti incombenze mi avevano intrattenuto a Londra fino a quella tarda ora. In più dovevo preparare un goodbye lunch per la mia coinquilina.
All'uopo (il goodbye lunch) mi sono svegliato la mattina presto, alle 10. Colazione, spesa e alle 14 ho cominciato a cucinare.
Pappardelle con besciamella e funghi.
Pasta all'uovo stesa in casa. Besciamella preparata da me. Funghi scrausi del mercato.
Alle 16.30 abbiamo cominciato a mangiare. L'attesa è stata lunga. Ma ne valeva la pena.
Finita la mia modica porzione mi sono incamminato per Oxford. Dopo un po' che camminavo ho preso autobus e treno. Non contemporaneamente.
Perché a Oxford, vi chiederete? E perché passarci la notte?
A Oxford, perché da circa due mesi volevo andare a trovare Matteo, un amico trentino che lavora all'omonima università.
C'ho passato la notte per colpa di una malattia. Si chiama podismo. La sintomatologia è molto varia. Nel mio caso si manifesta con il desiderio di esplorare i luoghi correndo.
No, non è un deja vu. L'avevo scritto anche l'altra volta.
Scarpe, pantaloncini e maglietta da marziano erano nello zaino. Per celebrare il successo della missione.
A Oxford sabato pioveva. Tanto. Con Matteo siamo andati a un ristorante indiano dove ho potuto mettere alla prova il patrimonio genetico trasmesso da Nonna Pina. "Mi porti dell'agnello, il più piccante che avete".
Un'ustione di quarto grado alla bocca, una birra e tanta acqua dopo, io e Matteo ci trovavamo a casa sua. A parlare di Trento, di politica, dell'Inghilterra, e delle portatrici inglesi di ghiandole mammarie (volgarmente detta f..a).
Sveglia all'alba delle 9. La prima colazione non è stata all'inglese, ma il lamb jalfrezi occupava ancora buona parte dello stomaco.
La pioggia aveva lasciato il posto alle white clouds.
Giro turistico di Oxford, con una guida d'eccezione. Tutti possono visitare i college più importanti.
In pochi lo possono fare gratis. Matteo può. E anche chi è con lui.
Ne ho approfittato per guardare il monumento più importante dell'università. Non a caso, quello con l'ingresso più caro di tutti.
La Great Hall del Christ Church College. Dove hanno girato Harry Potter. Più di 900 anni di storia, e ciò che attrae orde di giapponesi, americani e il sottoscritto è il mago con gli occhiali.
Il resto della giornata è stato altrettanto memorabile.
Punting, birra, giro della città, Manchester-Chelsea al pub (con birra), messa nella cappella di Oxford, treno, casa.
La corsa? Niente. Tanto camminare, ma niente corsa. Sostituita con attività fisica di ben più alto spessore: il punting.
Il punting consiste nello spingere una imbarcazione lunga e piatta lungo i canali di Oxford o Cambridge, usando un lungo palo metallico.
Solitamente si usa questa barca per vedere i college e la campagna intorno a Oxford. Nel nostro caso è servita a bagnarci con la palta dei canali e a farci umiliare dai turisti americani.
Certo, 20 km di corsa non sono paragonabili a 200 metri (scarsi) di punting. Ma le foto mostrano comunque due atleti di grandissimo livello.
Oxford val bene una corsa. E per allenarsi ci si può sempre svegliare alle 5.30 di lunedì. O sbaglio?
E no, non è un deja vu. L'altra volta il marziano era a Cambridge. E il titolo serviva per annunciare l'ultima missione dei Podisti da Marte.
La missione è andata alla grande: 3808 euro raccolti per Pangea Onlus. Una enorme "P" per ricordare Paolo.
(foto di Antonio Capasso)
Purtroppo nessuno dei Piovono Runners ha potuto esserci. Maledetto lavoro!!
Ci rifaremo a giugno, alla prossima missione.
Scrivevo, l'altra volta a Cambrdige, questa volta a Oxford. Sabato. E anche domenica.
Sono partito la sera alle 21 da Londra. Importanti incombenze mi avevano intrattenuto a Londra fino a quella tarda ora. In più dovevo preparare un goodbye lunch per la mia coinquilina.
All'uopo (il goodbye lunch) mi sono svegliato la mattina presto, alle 10. Colazione, spesa e alle 14 ho cominciato a cucinare.
Pappardelle con besciamella e funghi.
Pasta all'uovo stesa in casa. Besciamella preparata da me. Funghi scrausi del mercato.
Alle 16.30 abbiamo cominciato a mangiare. L'attesa è stata lunga. Ma ne valeva la pena.
Finita la mia modica porzione mi sono incamminato per Oxford. Dopo un po' che camminavo ho preso autobus e treno. Non contemporaneamente.
Perché a Oxford, vi chiederete? E perché passarci la notte?
A Oxford, perché da circa due mesi volevo andare a trovare Matteo, un amico trentino che lavora all'omonima università.
C'ho passato la notte per colpa di una malattia. Si chiama podismo. La sintomatologia è molto varia. Nel mio caso si manifesta con il desiderio di esplorare i luoghi correndo.
No, non è un deja vu. L'avevo scritto anche l'altra volta.
Scarpe, pantaloncini e maglietta da marziano erano nello zaino. Per celebrare il successo della missione.
A Oxford sabato pioveva. Tanto. Con Matteo siamo andati a un ristorante indiano dove ho potuto mettere alla prova il patrimonio genetico trasmesso da Nonna Pina. "Mi porti dell'agnello, il più piccante che avete".
Un'ustione di quarto grado alla bocca, una birra e tanta acqua dopo, io e Matteo ci trovavamo a casa sua. A parlare di Trento, di politica, dell'Inghilterra, e delle portatrici inglesi di ghiandole mammarie (volgarmente detta f..a).
Sveglia all'alba delle 9. La prima colazione non è stata all'inglese, ma il lamb jalfrezi occupava ancora buona parte dello stomaco.
La pioggia aveva lasciato il posto alle white clouds.
Giro turistico di Oxford, con una guida d'eccezione. Tutti possono visitare i college più importanti.
In pochi lo possono fare gratis. Matteo può. E anche chi è con lui.
Ne ho approfittato per guardare il monumento più importante dell'università. Non a caso, quello con l'ingresso più caro di tutti.
La Great Hall del Christ Church College. Dove hanno girato Harry Potter. Più di 900 anni di storia, e ciò che attrae orde di giapponesi, americani e il sottoscritto è il mago con gli occhiali.
Il resto della giornata è stato altrettanto memorabile.
Punting, birra, giro della città, Manchester-Chelsea al pub (con birra), messa nella cappella di Oxford, treno, casa.
La corsa? Niente. Tanto camminare, ma niente corsa. Sostituita con attività fisica di ben più alto spessore: il punting.
Il punting consiste nello spingere una imbarcazione lunga e piatta lungo i canali di Oxford o Cambridge, usando un lungo palo metallico.
Solitamente si usa questa barca per vedere i college e la campagna intorno a Oxford. Nel nostro caso è servita a bagnarci con la palta dei canali e a farci umiliare dai turisti americani.
Certo, 20 km di corsa non sono paragonabili a 200 metri (scarsi) di punting. Ma le foto mostrano comunque due atleti di grandissimo livello.
L'atleta nella foto è molto orgoglioso.
Ha appena vinto la gara a chi c'ha l'asta più lunga.
L'atleta mentre affonda l'asta nella mota.
Che pathos!!
Oxford val bene una corsa. E per allenarsi ci si può sempre svegliare alle 5.30 di lunedì. O sbaglio?
Iscriviti a:
Post (Atom)