lunedì 19 settembre 2011

Piove, runners.

Ci sono svariati modi per affermare la proprio individualità all'interno di un gruppo sociale.
Io ne ho scelti alcuni particolarmente antipatici.

Non mi piace il cioccolato. Il che mi taglia fuori dal 75% delle torte di compleanno e dal 100% delle pasque.

Non bevo caffè. Il che mi esclude dalle confidenze da ufficio, quelle che si dicono solo davanti alla macchinetta, al mattino. Rende terribilmente noiosi, questa cosa:
"Andiamo a prenderci un caffè?"
"Non lo bevo"
"Allora fottiti"
(quest'ultima battuta, fortunatamente, è quasi sempre solo pensata dal mio interlocutore).
Sono anche stato l'unico ad essere felice quando hanno inventato la Redbull
(quasi tutti gli altri se ne sono accorti solo quando un alchimista alcolizzato ha pensato di accoppiarla alla vodka).

E poi non galleggio. Sono serio, non so stare a galla. Cioè, nuoto per carità.
Ma non so fare il morto.
Mi hanno spiegato in tanti che è la cosa più naturale del mondo. Che non richiede talento o allenamenti. Che basta stendersi sul pelo dell'acqua e respirare normalmente.
Io ci provo con regolarità. Mi allungo orizzontalmente sul mare e chiudo gli occhi. Assumo forme che vanno dalla stella al crocefisso.
Il tutto di solito dura dai tre ai quattro secondi. Il tempo di ingannare qualsiasi legge fisica da Archimede in avanti.
Poi le mie gambe iniziano ad affondare, lentamente. La schiena si inarca. L'addominale è inutile (anche quando c'era davvero). L'attrazione dell'abisso è irresistibile.
Trascorsi dieci secondi, nei quali di solito ho anche bevuto un paio di sorsate d'acqua salata in un estremo e annaspante tentativo di ribellarmi agli eventi, mi ritrovo verticale come prima, a muovere le gambe sott'acqua per stare a galla.
Gli altri ridono.

Però l'acqua è il mio elemento in un altro senso: quando corro.
Ieri pomeriggio l'ho ritrovata, dopo un'estate assolata e secca. Mi è piombata addosso a metà della mia uscita. Roboante, fradicia, a secchiate. Mentre molti riparavano il più velocemente possibile verso casa o sotto le pensiline degli autobus, io godevo.
Mi piace da morire correre sotto l'acqua. Mischiare il sudore alla pioggia fino a non distinguerli più. Sentire quel senso di piccola epica, l'unica che alla fine possiamo concederci noi podisti dilettanti. Fottersene di come conci i tuoi vestiti, tanto non devi essere presentabile per nessuno e quella roba a casa l'avresti lavata lo stesso. Tenere gli occhi a fessura, quando ne scende veramente tanta e tu non hai neanche una visiera a farti da tettoia. Infilare il piede in una pozzanghera e, per un secondo incazzarsi - è un riflesso incondizionato -  ma un attimo dopo capire che non cambia niente, visto che sei già fradicio ovunque.
La pioggia, quella a catinelle come ieri, mi rende libero. Mi porta a quelle situazioni genere "peggio di così" che mi fanno sentire capace di fare tutto, tanto non ho più nulla da perdere.
La pioggia, quella fine e persistente, invece mi rende severo. E' un metronomo della fatica che mi restituisce il senso di quello che DEVO fare anche se le condizioni atmosferiche sono avverse. Mi ha accompagnato tante volte nell'ultimo inverno, quando mi allenavo per la Maratona di Roma. Era la prova inconfutabile che ce la stavo mettendo tutta, perchè uno che avesse potuto scegliere, quella domenica sarebbe rimasto a letto. Io invece la vedevo e uscivo lo stesso. Andavo a farmi schiaffeggiare da lei. Perchè io ero più forte. Perchè io ero più motivato. Perchè il mio sogno di correre la prima Maratona era moralmente impermeabile.

La superficie dell'acqua la lascio a voi che sapete galleggiare.
Io nell'acqua infilo la faccia, sorrido e corro.

venerdì 16 settembre 2011

"Lei è giovane e preparato"

Bocciato.

La Tranvata

Chi corre è abituato all'imprevisto. Ti prepari per mesi in vista del grande obbiettivo e alla fine un cane ti morde mentre ti alleni. Hai un brutto incidente in moto. O anche semplicemente ti capita un infortunio. Niente che ti impedisca di rialzarti, e ripartire.




E' anche grazie a queste considerazioni che riesco a sostenere il peso di quanto è successo.

La Storia
Esame da avvocato. Milano. Esame scritto a dicembre 2010, superato con voto 40-40-40. Il nono voto più alto. Esame orale a settembre 2011, pochi giorni fa.

Capito nella commissione presieduta dall'Avv. F.. Su di lui circolano tante storie. Dicono che l'anno scorso bocciò i primi sette candidati e che per questo fu richiamato informalmente dall'Ordine. Dicono che sia sadico. Dicono che faccia domande assurde. Dicono che i forum online siano pieni di queste leggende.

Leggende, perché preoccuparsi.

Inizia l'esame alle 18.25 di mercoledì 14 settembre. Prima di me la stessa commissione aveva bocciato tre candidati e ne aveva promosso uno. Uno su quattro, le statistiche sono a mio favore (pensiero positivo, pensiero positivo, pensiero positivo).

Prime domande di diritto civile. "La rilevanza dei motivi nel contratto, nel testamento e nella donazione". Tutto OK. Domanda su "impossibilità sopravvenuta della prestazione". Dopo un po' chiedono "è a conoscenza di un orientamento giurisprudenziale sull'inesigibilità della prestazione come ipotesi di impossibilità sopravvenuta?". Lo conosco, era stato chiesto all'esame scritto due anni fa. Racconto il caso. Spiego l'orientamento. Tutto OK.

Domande di diritto processuale civile. Qui interroga solo una professoressa della Statale. Ordinario. Tutto OK.

Domande di diritto costituzionale. Sulla prima, dopo aver risposto, mi lancio in una comparazione con la costituzione francese anteriore al 2007. Tutto OK. I'm on fire.

Le ultime tre materie: Diritto dell'Unione Europea, Diritto Internazionale Privato, Deontologia Forense.

Inizia a interrogare il Presidente. Interroga solo lui. Interroga leggendo tutto il tempo le domande su un portatile che tiene davanti a sé. Lì ha anche le (sue) risposte.

Diritto dell'Unione Europea. All'università avevo 30. "Libera circolazione delle persone". Spiego la disciplina attuale. Spiego la disciplina del trattato del 1957, le modifiche operate con l'Atto Unico Europeo (1986), con il Trattato di Maastricht (1992), con il Trattato di Lisbona (2007). Mi guarda dubbioso, aggiunge domande insulse. Rispondo. Tutto OK. Credo.

Diritto Internazionale Privato. All'università avevo 30. Lo pratico a lavoro. "Diritto applicabile al matrimonio". La domanda è priva di senso. C'è un diritto della cerimonia (la prima risposta che do), c'è un diritto per la capacità dei nubendi, c'è un diritto per i rapporti personali tra i coniugi, etc. etc.. Chiedo se può precisare la domanda. Non la precisa. Rispondo. Non è la risposta che ha sullo schermo del portatile. Un altro commissario gli chiede di precisare la domanda. Quando finalmente la precisa rispondo.
Mi corregge "cittadinanza" con "nazionalità" (nel diritto internazionale privato vogliono dire esattamente la stessa cosa). Mi corregge "il criterio di collegamento è..." con "la legge applicabile è..." (nel diritto internazionale privato vogliono dire esattamente la stessa cosa. Il primo termine è più tecnico).
Qualche altra domanda simpatica (ad es. "ci si può sposare con il rito concordatario all'estero?"). Rispondo. Tutto OK. Credo.

Deontologia Forense. Domanda sul "procedimento disciplinare". Inquadro l'istituto in termini generali. Vuole il procedimento, passaggio per passaggio. Inizio, dopo un po' mi interrompe. Non ricordavo ogni singolo passaggio. Durante l'interrogatorio la Professoressa della Statale gli fa segno che sono già le 19 ed è tardi. Mi mandano via.

Esco molto nervoso dall'aula. L'esame era andato bene. Ma che stupido sono stato a non memorizzare ogni passaggio del procedimento disciplinare! E come si può interrogare senza avere idea della materia?

Aspetto l'esito con cauta fiducia. Quelli che erano venuti ad ascoltare le domande si avvicinano per farmi i complimenti.

Passano dieci minuti. Perché ci mettono così tanto?

Passano venti minuti. Un toro in gabbia. Mi chiamano dentro. Il commissario a sinistra mi guarda. Occhi lucidi. Cenno distrutto con la testa. Al centro il presidente. Ghigna a mezza bocca. Attraverso l'aula, arrivo davanti alla commissione. Il presidente, serio: "ci sono state insufficienze gravi". Le materie in cui mi aveva interrogato lui: Diritto dell'Unione Europea, Diritto Internazionale Privato, Deontologia Forense. "Non è ammesso".

Non ci posso credere. Tutt'attorno è silenzio. Chiedo spiegazioni, la voce si incrina. Tre commissari avevano il viso affranto. Lui ribadisce la sua posizione. Chiedo agli altri.

Cercano di giustificarsi. "E' il regolamento". "Abbiamo discusso e questa è la decisione, condivisibile o no che sia". "Lei è giovane, ha 27 anni. Pensi agli altri prima di lei che con l'hanno passato" (sic!).

Il capolavoro lo pronuncia la Professoressa della Statale. "Lei è giovane e preparato, lo ripasserà sicuramente l'anno prossimo" (sic!).


***

Che cosa resta di tutto questo? Un anno di studio gettato alle ortiche. Un danno economico non irrilevante. Un enorme senso di ingiustizia da scrostare dalla suola delle scarpe.

La sfida sarà trasformare la rabbia, negativa, in energia, positiva.

Da martedì si torna in ufficio. Da oggi si ritorna a correre. Il 2 ottobre c'è la Deejay Ten (chi viene?). Il 23 ottobre c'è la maratona di Venezia.

La corsa cura tutto. E qui c'è da piovere tanto, Runners!

martedì 13 settembre 2011

COMUNICATO STAMPA

Da pochi giorni pioviamo anche su Facebook.
Per ora è ancora allo stadio embrionale, ma come potete vedere, stiamo lavorando duro e alacremente per voi.
Abbiamo voluto fare le cose in grande stile, assumendo la squadra numero uno nei lavori di allestimento.



Come preannunciato, questa è una delle novità di questo nuovo semestre.
Abbiamo pensato che su facebook sarebbe stato più semplice darvi la possiblità di commentare e partecipare più attivamente alle nostre imprese  podistiche e grazie alle potenzialità offerte, cercheremo di darvi sempre più spunti per cazzeggiare durante le giornate.
Quindi presto muovetevi, andate sulla pagina e cliccate su “mi piace.

lunedì 12 settembre 2011

Naviglio Grande, esterno giorno.

Naviglio Grande, esterno giorno.
Preso a ritroso, arrivando dalla chiesa di San Cristoforo.
Dribbling per evitare la fiumana in uscita dalla chiesa.
Si passa sotto il cavalcavia.
Signora con Panda messa di traverso, che cerca di fare inversione e blocca tutti.
Bicicletta che mi fischia accanto e mi passa.
Murales della fiera di Senigallia.
Sono al 10° chilometro, ancora fresco ma non freschissimo.
Gente che fa stretching.
Passo accanto all’acqua, nel sottopasso pedonale sotto il ponticello.
Gente che beve birra.
Gente che passeggia.
Non c’è il mercatino, grazie a Dio.
Gente con i cani.
Gente con i passeggini.
Altro dribblare.
Sono Cristiano Girola.
Sembro Cristiano Ronaldo.
Salita breve, affollata, calda verso la Darsena.
Era il traguardo, una volta.
Adesso però abito in Porta Venezia.
Cazzo.

I miss you Ticinese, sometimes.

giovedì 8 settembre 2011

BENTORANTI!!!


Vi stavo giusto pensando  stamattina.

In realtà questo post l’ho scritto ieri, come spiegherò più avanti, quindi vi stavo pensando ieri mattina.

Comunque, come state? Tutti tornati? Come siete abbronzati, dove siete stati in vacanze?

Io sono stato un Turchia, posto bellissimo, e non ci ho nemmeno provato a correre, non ho nemmeno portato nulla dietro prima che un colpo di sole mi facesse venire la malsana idea di provarci.

Però sono tornato a percorrere i miei consueti  80 km giornalieri, in macchina.

Ho pensato che oramai, essendo tutti tornati al tran tran quotidiano, l’unica cosa che mancava per sancire l’ufficialità della fine delle vacanze, era il consueto appuntamento con le epiche geste di Piovono Runners. E invece tutto taceva. Nessuno scriveva, nessuno correva, nessuno si azzoppava e nessuno faceva finta di esssere un volenteroso beginner della corsa.

Ma il nostro runnerfilo... no questo è uscito male, cinner? No ancora peggio, runnfilo? Vabbè, Cristiano ha rotto le catene del silenzio e postato il primo post del nuovo semestre.

Mosso da quel discreto e lieve spirito di competizione che ci anima, ovviamente non potevo essere da meno, e appena letto ecco che subito apro un foglio word e pur di scrivere provo a coniare un neologismo  ma con scarsissimi risultati. Vabbè l’importante è scrivere e regalarvi 5 minuti di svago e magari strapparvi un sorriso, no?

Come dicevo, con il post di Cristiano viene sancito l’inizio del nuovo semestre, in cui nuove sfide, nuove avventure e novità eclatanti vi attendono.

Quindi ben tornati e a presto.

mercoledì 7 settembre 2011

Il profumo del Mostro selvatico

Anche quest'anno sono stato a Venezia, alla Mostra del Cinema.
Anche quest'anno ho portato tutto l'occorrente per correre, allettato dall'idea di lanciarmi sui lunghi rettilinei del lungomare del Lido.
Anche quest'anno non ho corso, nemmeno cento metri.

A Venezia il Mostro cinefilo che occupa una delle caverne del mio inconscio sente il richiamo della sua femmina, la Mostra, e non capisce più niente.
Viene alla luce prepotente, si sfoga e rade al suolo qualsiasi altro sano (o malsano) proposito.
Solo lo Spritz gli sopravvive, ogni tanto.
Tutto il resto soccombe.
A Venezia non si mangia: ci si alimenta il minimo indispensabile e poi ci si rimette subito in coda per il film successivo.
A Venezia non si dorme: si chiudono solo gli occhi nel breve intervallo temporale tra l'ultima proiezione (o l'ultima festa, ma solo perchè sono le feste dei film della Mostra) della notte e la prima del mattino.
A Venezia non si corre: si usa la bici - questa è concessa - solo perchè è il mezzo più veloce per muoversi tra una sala e l'altra.
A Venezia nascono dubbi che ti inchiodano: dovrei andare in bagno, ma inizia quel film cinese della sezione Orizzonti...e se fosse il capolavoro inaspettato, imperdibile e che poi te la puoi menare tutta la vita di essere stato il primo a vederlo? A Venezia la vescica compie acrobazie adattative che sfidano le teorie della Fisica sui liquidi.

Per altro si arriva a Venezia sempre provenienti dall'estate, il periodo più lugubre dell'anno per quel che riguarda la forza di volontà sportiva. Un organismo rallentato e viziato dai ritmi agostani non ha gli anticorpi necessari ad opporsi al fuoco incrociato della terrificante coppia. Il Mostro e la Mostra.

L'estate di corsa è stata di una pochezza imbarazzante. Si ricordano solamente un paio di sudatissime e arrancanti uscite milanesi (una per altro interrotta a metà, con arrendevole ritorno a casa tramite bike sharing) e due esotiche (più per la loro inconsueta brevità, a dire il vero) sgambate a Sihanoukville, Cambogia.
Ieri ho ripreso, un timido approccio con la Martesana, a lungo abbandonata e per questo, giustamente, offesa.
Urgono obiettivi per l'autunno: maratone, mezze maratone, altre gare.
Si accettano, si desiderano anzi, suggerimenti.
Rimotivatemi.

Ricambio con qualche consiglio non richiesto sui film visti a Venezia.
Un bellissimo film, autoriale ma digeribile e divertente per qualsiasi palato: Carnage
Un paio di divertenti commedie italiane, leggere ma di quel disimpegno un po' impegnato...: Cose dell'altro mondo e Scialla
Un'altra Italia, poco da ridere ma da guardare negli occhi, meglio se attraverso la lente di un grande regista, come qui: Terraferma.
Un tocco di ottima cinefilia pura, per chi se la sentisse: A simple life e Dark Horse


A disposizione per informazioni aggiuntive ( e per prendermi i vaffanculo post visione, nel caso).