C'era una volta, un mese fa, un runner sulle soglie dell'autocommiserazione, fiaccato da influenze e mollezze natalizie, che il 9 gennaio interrompeva al 24esimo km il suo allenamento da 28 e mestamente si arrendeva, chiedendo un passaggio al tram per essere riportato a casa dalla Darsena, dove si era arenato come una nutria malferma.
Mancavano ormai meno di due mesi alla Maratona di Treviso e le premesse erano le peggiori che si potessero immaginare. Lo spread tra quel runner reale che si allenava il 9 gennaio e quel runner ipotetico che avrebbe dovuto portare a casa dignitosamente i 42 km e 195 mt nella Marca era altissimo.
Merkel e Sarkozy se la ridevano di gusto.
Poi scattò qualcosa. La liberalizzazione dell'orgoglio, probabilmente. Il piano anti crisi muscolare, forse. Sta di fatto che quel runner arrancante nei tre weekend successivi ha infilato un 30, un 28 e un 32 non dico con scioltezza, ma con un crescendo incoraggiante di performance.
Domenica lo aspettava un allenamento mai tentato, i 35 km. Alla Maratona di Roma era andato con alle spalle al massimo un 32 e con tanto entusiasmo. Al 36esimo km si era inchiodato e aveva fatto gli ultimi sei con il passo euforico dell'elefante che si avvia a scegliersi il loculo in cui morire.
Urgeva quindi arrivare meglio preparati, stavolta. Spostare il limite in allenamento da 32 a 35 poteva significare dilazionare il momento di crisi dal 36 al 39 (il runner ha fatto il classico e questi teoremi sono il massimo di raffinatezza matematica a cui riesce ad arrivare). La crisi al 39esimo è già una roba mica male, perchè a quel punto sei praticamente arrivato e sia mai che l'odore del traguardo possa trascinarti fin lì nonostante il serbatoio vuoto.
Ovviamente domenica, il giorno dei 35, era stato segnalato da tutti, da Giuliacci come da Nostradamus, come il giorno più freddo del periodo più freddo dell'anno. Quindi non si poteva dire di non sapere a cosa si andava incontro. Ma c'è stato di più. Una sorpresa. Nevicava pure.
Benissimo.
Il runner si era comunque preparato con la sua consueta capacità di sacrificare tutto in vista dell'obiettivo. La sera prima era andato a dormire alle tre dopo aver generosamente contribuito a finire un vassoio di tortelli alla crema, uno di chiacchiere, una bottiglia di amaro e una di Mirto.
L'impatto dell'uscita da casa condensava una sensazione simile alla somma di quello che provano la madre (un coro di dolorosi vaffanculo) e il neonato ("Cristo, la luce") nel momento del parto.
Il primo tratto ai Giardini di Porta Venezia è stato qualcosa di molto più simile allo short track che alla corsa. Una lastra unica di neve e ghiaccio. Una delle poche forme di vita presenti in quell'ecosistema ostile era Riccardo. Incontrato mentre pattinava con in testa il sogno della sua prima mezza, la prossima Stramilano. Ah, Riccardo sarà anche uno dei nostri staffettisti alla Milano City Marathon, quindi ve lo presenterò meglio un'altra volta.
Lo saluto e lo lascio nella sua tundra, diretto altrove. Punto sul Parco Sempione e lo trovo nel medesimo stato mortifero dei Giardini. Lo aggiro lungo la ciclabile, miracolosamente pulita. Punto verso la ex Fiera, correndo in uno scenario da insediamento abbandonato siberiano, con scheletri di palazzi in costruzione ricoperti di ghiaccio. Il prossimo traguardo da raggiungere è la Montagnetta di San Siro. Oggi sì che ha la dignità, e non solo il nome, della montagna. La circumnavigo con i piedi nella neve quasi fresca (anche qui, nessuno si è premurato di pulire i sentieri) osservando decine di puffi in slitta, più spesso ribaltati che dritti sulla slitta in effetti, inseguiti da genitori già pentiti giù per i pendii innevati. Incredibilmente non sono testimone di nessun incontro ravvicinato tra bambino, slitta e albero. Peccato.
Scoraggiato dall' impraticabilità dei parchi milanesi - ma tanto ormai sono lì - mi dirigo verso Trenno, girando prima attorno all'Ippodromo. Arrivati a Trenno, la magia. Una distesa unica di neve ma, miracolosamente, sentieri puliti, agibili, liberi.
Certo, la magia ha il suo prezzo. Trenno è al limite estremo di Milano e niente lo protegge dalle sferzate di vento gelido. Se nel resto della città faceva freddo, qui si gela seriamente. Meno dieci gradi è una stima credibile della temperatura in quel momento. Ma l'entusiasmo di trovare un parco di qui qualcuno s'è occupato, fa sopportare tutto. Si corre fianco a fianco, runners sui sentieri e sciatori di fondo sui prati. La scena ha il suo fascino, nonostante tutto. Lascio Trenno con una ventina abbondante di chilometri ormai percorsi e torno a riscaldarmi tra i premurosi scarichi delle macchine, verso il cuore della città.
Regalo "un inchino" alla mia vecchia casa di Via Osoppo, e ritorno verso la ciclabile che passa da Piazza Giulio Cesare. Quella almeno ho capito che è pulita e la seguo tutta, fino al Parco Solari. Il quale, in sintonia con i suoi colleghi del centro di Milano, è in uno stato pietoso, vittima del ghiaccio. Arranco e arrivo in Porta Genova, omaggio anche il Naviglio Grande, altro luogo culto della mia formazione, stavolta podistica, e punto verso Ticinese, Duomo, Corso Venezia...arrivo ai Bastioni, con l'odore di casa sotto mano e l'idea del vapore della doccia che mi appanna i pensieri e scopro che mi manca ancora un km. Porca Tr#@~.
I Giardini, come detto, sono quasi impraticabili e allora non mi resta che fare avanti e indietro la ciclabile dei Bastioni. Ci voleva una bella salita infilata nell'ultimo km: ricorda il percorso di Roma, con quel maledetto curvone ascendente attorno al Colosseo, a 500 mt dal traguardo.
Beh è fatta. Oggi, a due giorni da quell'impresa, coltivo fieramente un raffreddore totale, marmoreo, che impedisce l'entrata o l'uscita di qualsiasi spiffero da e per il mio corpo. Sopravvivo grazie alle branchie che mi sono aperto sul collo usando una graffetta, come insegna MacGyver.
Domani parto per Berlino, che è un posto splendido per svernare e riprendersi da un raffreddore e dal freddo di Milano.
I prossimi aggiornamenti arriveranno da lassù.
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martedì 7 febbraio 2012
lunedì 6 febbraio 2012
Santa Cristina, che frèc!
Domenica scorsa, 5 febbraio 2012, ho corso il winter trail "Sentieri di Santa Cristina".
Preciso subito che Santa Cristina è un luogo. L'affermazione sembrerà banale e superflua. Non lo è per i lettori abituali di Piovono Runners, abituati a mezze maratone dedicate a santi.
Si introducono qui due nuovi concetti su Piovono Runners: winter e trail. Trail vuol dire che la gara si corre prevalentemente su sentieri sconnessi, con salite e discese. Winter vuol dire che il trail si corre di inverno.
Il trail di Santa Cristina è stato decisamente winter. -15° alla partenza.
Il winter trail di Santa Cristina viene presentato in questo modo dagli organizzatori:
La galaverna sugli alberi. Che figata, pensai. E corsi ad iscrivermi. Ma non fu possibile. Non ero stato l'unico a sognare la galaverna. Le iscrizioni erano chiuse. Max 750 posti, esauriti subito. Santa Cristina!, ma non potevano evitare di menzionare la galaverna? Chiunque sarebbe disposto a correre 30km, veloci ma tosti, solo per ammirare la galaverna.
Caso volle che un amico marziano, iscritto, doveva andare fuori Milano per lavoro quel fine settimana. Conoscendo il mio interessamento per la galaverna, mi propose di sostituirlo. Santa Cristina!, accettai all'istante.
Poi nevicò. 50 cm di neve. 150 cm per il sindaco di Roma.
Ma si corre lo stesso? Pensai. Come me lo pensarono in molti e, per magia, sul sito dell'organizzazione comparvero le foto di persone che correvano con il titolo:
L'informazione mi sembrò un po' di parte e il sabato prima chiesi lumi a un luminare del trail: Stefano, marziano, podista, trailer, alpinista, titolare di Born to Run e promotore del Born to Run Trail Team.
"Stefano, ma si corre anche sulla neve?"
"Perché no?"
"30 km???"
"Perché no?"
"Ma ci vuole dell'attrezzatura particolare?"
"Oltre alle scarpe da trail, consiglio di portare le ghette, per evitare che la neve entri nelle scarpe, diventi ghiaccio e, alla fine del trail, ti debbano amputare i piedi."
"Ok. Allora prendo un paio di ghette."
"Eh, le ho finite. Ne avevo otto in negozio, ma le han comprate tutti quelli che corrono i Sentieri di Santa Cristina."
"Santa Cristina, che sfiga!"
"Comunque ho una buona notizia per domani."
"Quale?"
"Ieri le previsioni per la gara davano -16° alla partenza. Oggi -14°."
Compro due gel per rifocillarmi durante la corsa e torno a casa a preparare il bagaglio per il giorno dopo. Oltre alle disposizioni testamentarie.
La sera del sabato la passo in compagnia. Durante una discussione sui miei tempi nella corsa mi produco in un discorso allucinato e sboroneggiante: "10 km li corro in 40 minuti, 21 km in 1 ora 24 minuti, 30 km li corro tranquillamente in 2 ore e 15 minuti. Domani ci saranno un po' di saliscendi, non so esattamente in quanto finisco la gara. Comunque in meno di 2 ore e 30 minuti." "Poffare!" risponde l'interlocutore dissimulando uno sbadiglio.
La mattina di domenica mi presento da Born to Run, in Via Cagnola. Il punto di ritrovo per andare a Santa Cristina con Stefano e Monica. Partiamo allegri e spensierati. In macchina c'è proprio un gran caldo e il termometro esterno segna -5°. Chissà, magari non scende di tanto. In fondo Santa Cristina è in collina, mica in montagna.
Entrati in provincia di Novara, immediatamente, il termometro scende a -12°. Santa Cristina!, pensai.
Immaginavo che non si sarebbe presentato nessuno. Chi è così sciocco da correre 30 km in mezzo alla neve a -15°, la temperatura che troviamo a Santa Cristina(!)?
E invece Santa Cristina(!) è piena. Una piccola frazione di Borgomanero invasa da 750 persone. Podisti pronti ad affrontare l'impresa bardati all'inverosimile.
L'euforia è tanta, la compagnia di Stefano e Monica scalda il cuore. Decido di correre in pantaloncini corti. In fondo sono -15°, non -16°. Se esce il sole anche -14°. E' un freddo secco, non si sente. I polpacci sono coperti dai booster. Ho le calze da trekking. Il busto è coperto da tre strati (di morbidezza). Scoperte restano solo le ginocchia. Ma tanto quelle si scaldano correndo. Anzi, potrebbe essere un ottimo sistema di raffreddamento.
Tutti questi ragionamenti, ragionevoli, si tengono al caldo di un bar, sorseggiando un caffè con Stefano e Monica. Indi mi cambio. Spalmo abbondante vasella nelle zone critiche, lascio la borsa custodita al bar. E mi avvio verso la partenza in pantaloncini corti.
Santa Cristina, che frèc!
Alea iacta est. Cinque minuti dopo si parte, e partiamo.
Parto troppo indietro e i primi 2 km sono a tratti fastidiosi. Il percorso iniziale è in mezzo alla neve, ma si riesce a correre "tranquillamente" in mezzo alle strisce lasciate da macchine e trattori. Per superare bisogna correre in mezzo, dove la neve non è battuta. Supero.
Poi inizia il bosco. In mezzo al bianco non riesco a distinguere nessuna galaverna. In più il percorso è accidentato, bisogna controllare dove si mettono i piedi. Santa Cristina, mi perdo le galaverne!
Il dolore di questa constatazione dura poco. In mezzo al bosco e al gelo, correndo, salendo e scendendo per i sentieri leggermente battuti da chi mi precede, è un gran divertimento. In ogni momento si rischia di scivolare. Bisogna sollevare bene le ginocchia per tirar fuori il piede dalla neve. Il sole filtra dai rami e risplende sul percorso. Che cosa c'è di più bello?
Intorno all'8° km arriva il più bello. Un piccolo guado. Gli organizzatori sono dei geni!
Potrebbe spaventare chiunque tranne me e i pochi altri che hanno visto questo video.
Apprese le tecniche di cui sopra muovo tre passi e sono subito dall'altra parte del guado. Asciutto!
Ok, non era un gran guado.
Le sorprese non finiscono. Arriviamo a un fosso, che bisogna attraversare tre volte scendendo di fondoschiena e risalendo aggrappandosi di tanto in tanto agli alberi. Santa Cristina, che gioia sfregare il fondoschiena sulla neve ghiacciata!
La gioia è incontenibile, al punto che quando vedo Antonio Capasso... mi viene da abbracciarlo.
Ridendo e saltando si arriva al 22° km. Fino a quel momento avevo superato ed ero stato superato, ma non avevo incontrato nessuna donna. D'un tratto, in discesa, sento sbuffare alle mie spalle. Una podista mi chiedeva il passo. Da cavaliere quale sono, mi faccio superare.
Da quel momento in poi, per altri 2 km ce l'ho sempre davanti di poco. Il punto di minima distanza è su una salita impervia, che diventa scala nell'ultimo tratto. E' a quel punto che mi sovviene l'insegnamento di Pepe Carvalho. Il galateo dice che l'uomo deve precedere la donna nelle salite e nelle discese. Le ragioni mi appaiono davanti agli occhi, sulle scale. E siccome sono un cavaliere, finita la salita, la supero. Poi, siccome sono davvero un signore, le lascio 1 minuto di distacco all'arrivo (UAH UAH UAH).
Ma è ancora presto per l'arrivo. Mancano un'altra discesa di fondoschiena a zig zag aggrappandosi a una corda, due/tre salite, chilometri vari su neve fresca e su neve battuta, qualche tratto sull'asfalto a ritmo veloce (Santa Cristina, che liberazione non essere impantanati nella neve!), un paio di curve... Ah, ecco l'arrivo.
Mi giro, retrocorro, urlo, mi rigiro, arrivo.
2 ore 43 minuti e 31 secondi. La previsione di 2 ore e 30 minuti era, effettivamente, da sboroni.
32° classificato. 30° se si escludono le prime due donne. Escludiamole va.
La retrocorsa, l'urlo, l'arrivo. Il cliché non sarebbe completo senza il cibo.
E siccome sono un signore, prima mi vado a cambiare. Mi cambio non tanto perché c'è un freddo che si gela, quanto perché sono un signore.
Nello spogliatoio mi si posiziona accanto un podista memorabile.
Comincia la sua performance con
"uh che piccolo, per fortuna mia moglie non mi vede quando finisco una corsa" (dopo essersi spogliato).
Prosegue con
"no, l'acqua della doccia è finita, ah ah ah" ironico, rivolto a uno che chiedeva se c'era acqua.
Conclude con
"abbiamo la stessa maglia tecnica!" rivolto a me "anche a te fa questo odore fastidioso dopo la corsa?" E mi preme sul naso l'indumento pregno del suo sudore.
Lo shock tattile-olfattivo non mi fa passare la fame e, cambiatomi e disinfettatomi, dirigo le fauci verso il cibo. Le gare serie si riconoscono ai ristori. Santa Cristina ha un ristoro ragguardevole all'arrivo nonché un pasta party. Al ristoro mi riempio di parmigiano, pane e marmellata, pane e nutella, vin brulè. Al pasta party, con Stefano, Monica e Antò, mi cibo di pasta integrale, pane e caprino, dolce. Il tutto innaffiato di Menabrea.
Vin brulè e Menabrea. Santa Cristina, è davvero una gara coi fiocchi!
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(nella foto: un survivor. Lo si riconosce dal sorriso cristallizzato dal ghiaccio) |
Si introducono qui due nuovi concetti su Piovono Runners: winter e trail. Trail vuol dire che la gara si corre prevalentemente su sentieri sconnessi, con salite e discese. Winter vuol dire che il trail si corre di inverno.
Il trail di Santa Cristina è stato decisamente winter. -15° alla partenza.
Il winter trail di Santa Cristina viene presentato in questo modo dagli organizzatori:
Nelle verdeggianti colline dell’alto novarese, una volta terre di vigneti ora di boschi di robinia, castagno e querce, con il Monte Barone e il Monte Rosa che fanno da guardiani, si corre la “SENTIERI DI SANTA CRISTINA".
Le competizioni si svolgono su percorso collinare lungo strade sterrate e single track, attraverso boschi, campi e vigneti con i loro caratteristici “casotti”, passando per le belle cascine della frazione.
Si sconfina anche nei vicini paesi, costeggiando un maneggio dove il galoppare dei cavalli dà ritmo alla vostra corsa e poi più avanti la bella cascina Eurosia.
I continui saliscendi, l’attraversamento di guadi, tratti con pietraie e acquitrini, il divertente pistino dei ragazzi del motocross, rendono il percorso vivace e mai noioso… veloce ma tosto.
Non distraetevi, ma quando potete, assaporate il profumo del bosco, i colori dell’inverno, le nebbie mattutine, la galaverna sugli alberi e se alzate gli occhi vi accorgete che le nostre maestose montagne sono sempre là a farvi compagnia da lontano…
La galaverna sugli alberi. Che figata, pensai. E corsi ad iscrivermi. Ma non fu possibile. Non ero stato l'unico a sognare la galaverna. Le iscrizioni erano chiuse. Max 750 posti, esauriti subito. Santa Cristina!, ma non potevano evitare di menzionare la galaverna? Chiunque sarebbe disposto a correre 30km, veloci ma tosti, solo per ammirare la galaverna.
Caso volle che un amico marziano, iscritto, doveva andare fuori Milano per lavoro quel fine settimana. Conoscendo il mio interessamento per la galaverna, mi propose di sostituirlo. Santa Cristina!, accettai all'istante.
Poi nevicò. 50 cm di neve. 150 cm per il sindaco di Roma.
Ma si corre lo stesso? Pensai. Come me lo pensarono in molti e, per magia, sul sito dell'organizzazione comparvero le foto di persone che correvano con il titolo:
VISTO CHE BELLI I SENTIERI IMBIANCATI?
L'informazione mi sembrò un po' di parte e il sabato prima chiesi lumi a un luminare del trail: Stefano, marziano, podista, trailer, alpinista, titolare di Born to Run e promotore del Born to Run Trail Team.
"Stefano, ma si corre anche sulla neve?"
"Perché no?"
"30 km???"
"Perché no?"
"Ma ci vuole dell'attrezzatura particolare?"
"Oltre alle scarpe da trail, consiglio di portare le ghette, per evitare che la neve entri nelle scarpe, diventi ghiaccio e, alla fine del trail, ti debbano amputare i piedi."
"Ok. Allora prendo un paio di ghette."
"Eh, le ho finite. Ne avevo otto in negozio, ma le han comprate tutti quelli che corrono i Sentieri di Santa Cristina."
"Santa Cristina, che sfiga!"
"Comunque ho una buona notizia per domani."
"Quale?"
"Ieri le previsioni per la gara davano -16° alla partenza. Oggi -14°."
Compro due gel per rifocillarmi durante la corsa e torno a casa a preparare il bagaglio per il giorno dopo. Oltre alle disposizioni testamentarie.
La sera del sabato la passo in compagnia. Durante una discussione sui miei tempi nella corsa mi produco in un discorso allucinato e sboroneggiante: "10 km li corro in 40 minuti, 21 km in 1 ora 24 minuti, 30 km li corro tranquillamente in 2 ore e 15 minuti. Domani ci saranno un po' di saliscendi, non so esattamente in quanto finisco la gara. Comunque in meno di 2 ore e 30 minuti." "Poffare!" risponde l'interlocutore dissimulando uno sbadiglio.
La mattina di domenica mi presento da Born to Run, in Via Cagnola. Il punto di ritrovo per andare a Santa Cristina con Stefano e Monica. Partiamo allegri e spensierati. In macchina c'è proprio un gran caldo e il termometro esterno segna -5°. Chissà, magari non scende di tanto. In fondo Santa Cristina è in collina, mica in montagna.
Entrati in provincia di Novara, immediatamente, il termometro scende a -12°. Santa Cristina!, pensai.
Immaginavo che non si sarebbe presentato nessuno. Chi è così sciocco da correre 30 km in mezzo alla neve a -15°, la temperatura che troviamo a Santa Cristina(!)?
E invece Santa Cristina(!) è piena. Una piccola frazione di Borgomanero invasa da 750 persone. Podisti pronti ad affrontare l'impresa bardati all'inverosimile.
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Valerio, Monica e Stefano stanno stretti nella foto per evitare l'assideramento |
Tutti questi ragionamenti, ragionevoli, si tengono al caldo di un bar, sorseggiando un caffè con Stefano e Monica. Indi mi cambio. Spalmo abbondante vasella nelle zone critiche, lascio la borsa custodita al bar. E mi avvio verso la partenza in pantaloncini corti.
Santa Cristina, che frèc!
Alea iacta est. Cinque minuti dopo si parte, e partiamo.
Parto troppo indietro e i primi 2 km sono a tratti fastidiosi. Il percorso iniziale è in mezzo alla neve, ma si riesce a correre "tranquillamente" in mezzo alle strisce lasciate da macchine e trattori. Per superare bisogna correre in mezzo, dove la neve non è battuta. Supero.
Poi inizia il bosco. In mezzo al bianco non riesco a distinguere nessuna galaverna. In più il percorso è accidentato, bisogna controllare dove si mettono i piedi. Santa Cristina, mi perdo le galaverne!
Il dolore di questa constatazione dura poco. In mezzo al bosco e al gelo, correndo, salendo e scendendo per i sentieri leggermente battuti da chi mi precede, è un gran divertimento. In ogni momento si rischia di scivolare. Bisogna sollevare bene le ginocchia per tirar fuori il piede dalla neve. Il sole filtra dai rami e risplende sul percorso. Che cosa c'è di più bello?
Intorno all'8° km arriva il più bello. Un piccolo guado. Gli organizzatori sono dei geni!
Potrebbe spaventare chiunque tranne me e i pochi altri che hanno visto questo video.
Apprese le tecniche di cui sopra muovo tre passi e sono subito dall'altra parte del guado. Asciutto!
Ok, non era un gran guado.
Le sorprese non finiscono. Arriviamo a un fosso, che bisogna attraversare tre volte scendendo di fondoschiena e risalendo aggrappandosi di tanto in tanto agli alberi. Santa Cristina, che gioia sfregare il fondoschiena sulla neve ghiacciata!
La gioia è incontenibile, al punto che quando vedo Antonio Capasso... mi viene da abbracciarlo.
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tan-tan tan-tan... |
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...tan-tan tan-tan... |
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...ta-raan ta-raaan |
Da quel momento in poi, per altri 2 km ce l'ho sempre davanti di poco. Il punto di minima distanza è su una salita impervia, che diventa scala nell'ultimo tratto. E' a quel punto che mi sovviene l'insegnamento di Pepe Carvalho. Il galateo dice che l'uomo deve precedere la donna nelle salite e nelle discese. Le ragioni mi appaiono davanti agli occhi, sulle scale. E siccome sono un cavaliere, finita la salita, la supero. Poi, siccome sono davvero un signore, le lascio 1 minuto di distacco all'arrivo (UAH UAH UAH).
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(nella foto: UAH UAH UAH) |
Mi giro, retrocorro, urlo, mi rigiro, arrivo.
2 ore 43 minuti e 31 secondi. La previsione di 2 ore e 30 minuti era, effettivamente, da sboroni.
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(qui la classifica generale) |
La retrocorsa, l'urlo, l'arrivo. Il cliché non sarebbe completo senza il cibo.
E siccome sono un signore, prima mi vado a cambiare. Mi cambio non tanto perché c'è un freddo che si gela, quanto perché sono un signore.
Nello spogliatoio mi si posiziona accanto un podista memorabile.
Comincia la sua performance con
"uh che piccolo, per fortuna mia moglie non mi vede quando finisco una corsa" (dopo essersi spogliato).
Prosegue con
"no, l'acqua della doccia è finita, ah ah ah" ironico, rivolto a uno che chiedeva se c'era acqua.
Conclude con
"abbiamo la stessa maglia tecnica!" rivolto a me "anche a te fa questo odore fastidioso dopo la corsa?" E mi preme sul naso l'indumento pregno del suo sudore.
Lo shock tattile-olfattivo non mi fa passare la fame e, cambiatomi e disinfettatomi, dirigo le fauci verso il cibo. Le gare serie si riconoscono ai ristori. Santa Cristina ha un ristoro ragguardevole all'arrivo nonché un pasta party. Al ristoro mi riempio di parmigiano, pane e marmellata, pane e nutella, vin brulè. Al pasta party, con Stefano, Monica e Antò, mi cibo di pasta integrale, pane e caprino, dolce. Il tutto innaffiato di Menabrea.
(Nella foto: Monica, Valerio col dolce in bocca, Filippo il vincitore, Stefano (x2), la Bandiera) |
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giovedì 2 febbraio 2012
La Mezza di San Valerio (già di San Gaudenzio)
Una mezza maratona dal sapore decisamente nostalgico.
Prologo
Un anno fa a San Gaudenzio conobbi per la prima volta Cristiano. Come ben sanno i lettori di Piovono Runners, conobbi Carletto pochi giorni prima, all'esame scritto da avvocato.
I due Podisti che Piovono avevano annunciato che avrebbero corso a San Gaudenzio. "Una mezza maratona il 23 gennaio, che strano." pensai. "Però, si incastra perfettamente nella tabella. E poi finalmente ho l'occasione di rincontrare Carletto, che non vedo dall'esame, e di conoscere Cristiano."
Fu così che mi aggregai all'allegra comitiva. Da quell'avventura uscirono tre post, due su Piovono Runners, a firma di Cristiano: http://piovonorunners.blogspot.com/2011/01/quattro-runners-una-domenica.html
e di Carletto: http://piovonorunners.blogspot.com/2011/01/dont-try-this-at-home.html
Uno su Milano-Londra, il blog che curavo all'epoca: http://milanolondra.blogspot.com/2011/01/clamoroso-san-gaudenzio.html
Il resto è storia di Piovono Runners.
Mi scuseranno i miei colleghi che piovono, ma è dal post di Milano-Londra che mi permetto di partire.
All'epoca raccontai della sfida con Gigi di Bergamo. E di come in realtà la mezza maratona non si tenesse a San Gaudenzio, ma a Casalbeltrame, in provincia di Novara.
Ancora mi stupisce la cosa. San Gaudenzio non è un paese. E' un vero e proprio santo. Patrono della diocesi di Novara. Sapete perché la mezza maratona di San Gaudenzio si chiama così? Perché San Gaudenzio si festeggia il 22 gennaio. Non sta scritto in nessun calendario dei santi, ma in Provincia di Novara sono convinti che sia così. E anche su Wikipedia. La mezza maratona l'anno scorso era il 23 gennaio, ci poteva anche stare che si chiamasse di San Gaudenzio.
Sapete quando si è tenuta quest'anno? Il 22 gennaio, giorno di San Gaudenzio? No, il 29 gennaio, giorno in cui si festeggia San Valerio, Vescovo di Treviri e protettore dei podisti fighi.
Ecco perché, d'ora innanzi, la mezza maratona che ho corso insieme ad altri amici, si chiamerà Mezza Maratona di San Valerio. Checché ne dicano gli organizzatori.
La Mezza di San Valerio
Gli organizzatori quest'anno hanno deciso
Grazie all'inquinamento atmosferico, Milano non è toccata dalla neve. Novara sì. Appena scesi dalla macchina ci troviamo in mezzo a una pozza biancastra e umidiccia. No, non si trattava di Rocco Siffredi. Palta di neve in ogni dove.
Per fortuna non mi sono portato le scarpe per il cambio, avrei bagnato anche quelle.
Incontriamo gli altri Podisti da Marte e ci facciamo immortalare dal mitico Antonio Capasso.
Inizio a riscaldarmi con Massimo, detto il Bigno. E ce n'è davvero tanto, ma tanto tanto, bisogno. "A quanto la corri?". "Mah, voglio andare tranquillo, sto preparando una 100 km". "A beh".
Ci asserragliamo stretti stretti alla partenza. Ma tanto stretti stretti, che fa freddo. Il classico sparo e partiamo.
La Mezza di San Valerio apre la stagione di corsa su strada. Prima di questa non ci sono gare agonistiche nel nord ovest. Non stupisce quindi vedere 850 persone alla partenza, nonostante gelo e neve. Stupisce un po' di più la scena successiva allo sparo. Ci si aspetterebbe tapascioni infreddoliti che si riscaldano i primi due km. Assistiamo invece alla cavalcata degli gnu di releonesca memoria.
In questa cavalcata me ce infilo, e chiudo il primo km in 3'50''. Il secondo rallento, che l'obbiettivo era restare intorno a 4'05'' al km, finire la gara intorno a 1 ora e 26 minuti. Il terzo accelero, che chi se ne impippa dell'obbiettivo.
Saluto Bigno e mi aggrego a Cip e Ciop. Cip veste di giallo, ha l'aria di quello che la sa lunga. Ciop veste di bianco e nero, ha tanta aria dentro l'intestino. E le fa lunghe.
Dai discorsi di Cip e Ciop capisco che vanno a 4' al km dalla partenza. Due macchine. "Posso aggregarmi?" chiedo. "PROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOT" risponde Ciop. Tre macchine.
Dall'8° km parte un vento gelido in direzione contraria. Che fortuna, la neve cominciava a darmi fastidio. Contro ogni legge della fisica, della geografia, della Repubblica, il vento gelido contrario non ci abbandonerà più.
Il freddo al pancino, mio acerrimo nemico non mi dà tregua. La pizza della sera prima diventa più che un ricordo. Io e Ciop intoniamo i cori tipici delle valli orobiche: "PROOOOOOOOOOOOOT" "PRAAAAAAAAT" "PROPROPROROPROT" "PRAPROPRAPROPROT". Peccato che le selezioni per Sanremo siano già concluse.
Al 13° km, oltre al vento gelido, incontriamo il cavalcavia bastardo. Stringiamo i denti (e lo sfintere) e spingiamo sulle gambe. Chiuso il 13° km in 4 minuti e 2 secondi. Sfangata (quasi), ma lo sforzo disumano ci distrugge. 14° km in 4'05'', 15° km in 4'07''. Cip e Ciop si fermano, era programmato. "Prendiamo la bomba e ripartiamo" dice Ciop. Non mi fermo e, temendo l'atomica novarese, cerco di mettere quanti più chilometri possibili tra me e Ciop.
15°, 16° e 17° km tutti sopra i 4'05''. Al 17° km vorrei solo cedere e andare a dormire. Quand'ecco si avvicina il Saggio della Montagna.
SdM: "I tuoi amici ti hanno abbandonato."
V: "Mi raggiungeranno."
S: "Usa la forza."
V: "Scusi?"
S: "Tu che sei giovane (e preparato n.d.r.) va'. Usa la forza. Parti, parti adesso."
V: "Ma è presto!"
S: "Ce la puoi fare."
V: "Ma perché dovrei? Non posso accontentarmi di questo ritmo, peraltro già piuttosto sostenuto, considerate anche le condizioni climatiche avverse?"
S: "Questo dialogo immaginario sta durando troppo, mi sono limitato a dire "parti adesso, che manca poco" non farla tanto lunga."
V: "Mi scusi."
Parto e chiudo il 17° km in 4'03''. Vorrei fermarmi, vorrei quantomeno rallentare. Ma non voglio deludere il Saggio della Montagna. Voglio accelerare. Accelero. Supero l'Uomo dal Catarro Pesante. Evito il catarro dell'Uomo dal Catarro Pesante. 3'47'', 3'38'', 3'35''. Mi giro. Retrocorro...
... mi rigiro...
Esulto.
1 ora 24 minuti 40 secondi.
Secondo miglior tempo sulla Mezza Maratona. Poco dopo arrivano il Saggio della Montagna, e Cip e Ciop, che mi saluta a modo suo. L'anno scorso dovevo ringraziare Gigi di Bergamo. Quest'anno sono stati loro a ispirare la volata. Loro e il gorgonzola, ovviamente.
Per la cronaca: quattro bicchieri di vin brulè, due piatti di polenta e gorgonzola, uno di risotto col gorgonzola (c'era troppa fila per il bis), biscotti e fette biscottate assortiti. Caffè. Non ci si fa mancare nulla, il giorno di San Valerio.
Prologo
Un anno fa a San Gaudenzio conobbi per la prima volta Cristiano. Come ben sanno i lettori di Piovono Runners, conobbi Carletto pochi giorni prima, all'esame scritto da avvocato.
I due Podisti che Piovono avevano annunciato che avrebbero corso a San Gaudenzio. "Una mezza maratona il 23 gennaio, che strano." pensai. "Però, si incastra perfettamente nella tabella. E poi finalmente ho l'occasione di rincontrare Carletto, che non vedo dall'esame, e di conoscere Cristiano."
Fu così che mi aggregai all'allegra comitiva. Da quell'avventura uscirono tre post, due su Piovono Runners, a firma di Cristiano: http://piovonorunners.blogspot.com/2011/01/quattro-runners-una-domenica.html
e di Carletto: http://piovonorunners.blogspot.com/2011/01/dont-try-this-at-home.html
Uno su Milano-Londra, il blog che curavo all'epoca: http://milanolondra.blogspot.com/2011/01/clamoroso-san-gaudenzio.html
Il resto è storia di Piovono Runners.
Mi scuseranno i miei colleghi che piovono, ma è dal post di Milano-Londra che mi permetto di partire.
All'epoca raccontai della sfida con Gigi di Bergamo. E di come in realtà la mezza maratona non si tenesse a San Gaudenzio, ma a Casalbeltrame, in provincia di Novara.
Ancora mi stupisce la cosa. San Gaudenzio non è un paese. E' un vero e proprio santo. Patrono della diocesi di Novara. Sapete perché la mezza maratona di San Gaudenzio si chiama così? Perché San Gaudenzio si festeggia il 22 gennaio. Non sta scritto in nessun calendario dei santi, ma in Provincia di Novara sono convinti che sia così. E anche su Wikipedia. La mezza maratona l'anno scorso era il 23 gennaio, ci poteva anche stare che si chiamasse di San Gaudenzio.
Sapete quando si è tenuta quest'anno? Il 22 gennaio, giorno di San Gaudenzio? No, il 29 gennaio, giorno in cui si festeggia San Valerio, Vescovo di Treviri e protettore dei podisti fighi.
Ecco perché, d'ora innanzi, la mezza maratona che ho corso insieme ad altri amici, si chiamerà Mezza Maratona di San Valerio. Checché ne dicano gli organizzatori.
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(nella foto: un devoto di San Valerio) |
La Mezza di San Valerio
Gli organizzatori quest'anno hanno deciso
- che la mezza maratona di San Valerio si tenesse il giorno in cui si festeggia San Valerio (da cui il nome);
- che la mezza maratona di Casalbeltrame (altro nome della mezza maratona di San Valerio) non passasse da Casalbeltrame. Partenza e arrivo a Novara, passando per le perle della provincia novarese. Roba da invidiare il paesaggio della Stragelada.
Grazie all'inquinamento atmosferico, Milano non è toccata dalla neve. Novara sì. Appena scesi dalla macchina ci troviamo in mezzo a una pozza biancastra e umidiccia. No, non si trattava di Rocco Siffredi. Palta di neve in ogni dove.
Per fortuna non mi sono portato le scarpe per il cambio, avrei bagnato anche quelle.
Incontriamo gli altri Podisti da Marte e ci facciamo immortalare dal mitico Antonio Capasso.
Inizio a riscaldarmi con Massimo, detto il Bigno. E ce n'è davvero tanto, ma tanto tanto, bisogno. "A quanto la corri?". "Mah, voglio andare tranquillo, sto preparando una 100 km". "A beh".
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(nella foto: al centro uno che prepara una 100km) |
La Mezza di San Valerio apre la stagione di corsa su strada. Prima di questa non ci sono gare agonistiche nel nord ovest. Non stupisce quindi vedere 850 persone alla partenza, nonostante gelo e neve. Stupisce un po' di più la scena successiva allo sparo. Ci si aspetterebbe tapascioni infreddoliti che si riscaldano i primi due km. Assistiamo invece alla cavalcata degli gnu di releonesca memoria.
In questa cavalcata me ce infilo, e chiudo il primo km in 3'50''. Il secondo rallento, che l'obbiettivo era restare intorno a 4'05'' al km, finire la gara intorno a 1 ora e 26 minuti. Il terzo accelero, che chi se ne impippa dell'obbiettivo.
Saluto Bigno e mi aggrego a Cip e Ciop. Cip veste di giallo, ha l'aria di quello che la sa lunga. Ciop veste di bianco e nero, ha tanta aria dentro l'intestino. E le fa lunghe.
Dai discorsi di Cip e Ciop capisco che vanno a 4' al km dalla partenza. Due macchine. "Posso aggregarmi?" chiedo. "PROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOT" risponde Ciop. Tre macchine.
Dall'8° km parte un vento gelido in direzione contraria. Che fortuna, la neve cominciava a darmi fastidio. Contro ogni legge della fisica, della geografia, della Repubblica, il vento gelido contrario non ci abbandonerà più.
Il freddo al pancino, mio acerrimo nemico non mi dà tregua. La pizza della sera prima diventa più che un ricordo. Io e Ciop intoniamo i cori tipici delle valli orobiche: "PROOOOOOOOOOOOOT" "PRAAAAAAAAT" "PROPROPROROPROT" "PRAPROPRAPROPROT". Peccato che le selezioni per Sanremo siano già concluse.
Al 13° km, oltre al vento gelido, incontriamo il cavalcavia bastardo. Stringiamo i denti (e lo sfintere) e spingiamo sulle gambe. Chiuso il 13° km in 4 minuti e 2 secondi. Sfangata (quasi), ma lo sforzo disumano ci distrugge. 14° km in 4'05'', 15° km in 4'07''. Cip e Ciop si fermano, era programmato. "Prendiamo la bomba e ripartiamo" dice Ciop. Non mi fermo e, temendo l'atomica novarese, cerco di mettere quanti più chilometri possibili tra me e Ciop.
15°, 16° e 17° km tutti sopra i 4'05''. Al 17° km vorrei solo cedere e andare a dormire. Quand'ecco si avvicina il Saggio della Montagna.
SdM: "I tuoi amici ti hanno abbandonato."
V: "Mi raggiungeranno."
S: "Usa la forza."
V: "Scusi?"
S: "Tu che sei giovane (e preparato n.d.r.) va'. Usa la forza. Parti, parti adesso."
V: "Ma è presto!"
S: "Ce la puoi fare."
V: "Ma perché dovrei? Non posso accontentarmi di questo ritmo, peraltro già piuttosto sostenuto, considerate anche le condizioni climatiche avverse?"
S: "Questo dialogo immaginario sta durando troppo, mi sono limitato a dire "parti adesso, che manca poco" non farla tanto lunga."
V: "Mi scusi."
Parto e chiudo il 17° km in 4'03''. Vorrei fermarmi, vorrei quantomeno rallentare. Ma non voglio deludere il Saggio della Montagna. Voglio accelerare. Accelero. Supero l'Uomo dal Catarro Pesante. Evito il catarro dell'Uomo dal Catarro Pesante. 3'47'', 3'38'', 3'35''. Mi giro. Retrocorro...
... mi rigiro...
Esulto.
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Tutte le foto si trovano qui. |
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(nella foto: Dario aspetta l'arrivo di Donata. Insieme a un uomo felice) |
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martedì 31 gennaio 2012
Alla ricerca dei tempi perduti
Come va?
Bene, grazie.
Mentre Nizza è in letargo (ma non preoccupatevi, bambini, presto tornerà a rubare i vostri cestini da picnic insieme a Bubu), Carlo studia le protesi di Pistorius come idea per tornare a correre e Valerio fende la neve della bassa novarese, io vado avanti nella preparazione della Maratona di Treviso.
Perchè il 4 marzo corro la seconda maratona della mia vita, ricordate? Ovvio che sì.
La seconda maratona è la più difficile nella vita di un artista, si sa. E io ho fatto di tutto per complicarmela ulteriormente. Sono finito invischiato in una tabella per gente seria, che prevedeva fino a sei allenamenti a settimana. Mi sono subito fatto lo sconto portandoli a quattro. Ad oggi, ad un mese dalla gara, posso dire che, se va bene, la media è stata di tre allenamenti e mezzo.
Molti degli allenamenti infrasettimanali prevedevano chilometraggi ingestibili per me. A Girolandia ingestibili significa superiori ai 14-15 km, quelli che non sono pigiabili in una pausa pranzo ma prevedono o di svegliarsi troppo presto la mattina o di trovare la voglia di farli la sera.
Questo ha comportato che non mi sono solo concesso sconti sul numero degli allenamenti, ma anche sulla loro durata.
Sconti, sconti, sconti. E' la crisi.
Per carità, sveglie alle 7 e uscite a <0 gradi non me ne sono fatte mancare (l'ultima oggi) e un paio di volte ho rischiato seriamente di rimanere chiuso dentro i Giardini di P.ta Venezia la sera. Insomma, non mi sono imborghesito del tutto, dai.
Sono reduce anche da tre domeniche di lunghi in cui ho infilato un 30, un 28 e un 32 con performance al chilometro che sono migliorate di volta in volta. La prossima domenica vorrei tentare un 35, traguardo mai raggiunto negli allenamenti che l'anno scorso mi hanno portato a Roma.
Ho quasi del tutto abbandonato il tapis roulant, preferendogli anche a dicembre e gennaio fredde corse lungo la Martesana, in pausa pranzo.
Ho scoperto che fare i 12 km al mattino è bellissimo, perchè al ritorno mi fermo a chiacchierare con mia sorella nell'area cani di Piazza Vetra, con il suo cane che mi guarda come fossi un eroe e mi omaggia a modo suo.
Ho esplorato parchi di Milano mai battuti, per variare gli scenari dei mie lunghissimi domenicali: Lambro, Forlanini, Parco Nord. Un'attenta disamina dei parchi milanesi meriterà un post apposito, prossimamente.
Ho ritrovato il piacere di correre dopo alcune settimane, a cavallo di Natale, in cui facevo fatica anche solo a mettere il naso fuori di casa. E ora aspetto i lunghissimi domenicali come una fatica fatta di puro piacere (rendo l'idea?). Quant'è bello il momento in cui il gps raggiunge la fatidica cifra che ti sei prefissato e finalmente rallenti e la soddisfazione ti scende dal cervello, alla gola, al cuore.
Domenica scorsa, per dire, al 29esimo chilometro passavo proprio davanti a Pattini&Marinoni in Solferino. Mi sono fermato, ho comprato un metro quadro di focaccia e ho fatto gli ultimi tre km con quel tesoro sotto il braccio. Sono valsi più di tutto il chilometraggio che li ha preceduti. Sono stati anche più lunghi dei primi ventinove. Vi garantisco che dopo due ore e mezza di corsa, fare l'ultimo quarto d'ora con un pezzo di focaccia che ti aspetta sotto braccio è una tortura meravigliosa.
Allo scoccare del 32esimo ero ai miei soliti Giardini. Mi sono spiaggiato sulla prima panchina a disposizione e ho addentato quella focaccia come se non ci fosse un domani.
In quel momento, con il gelo attorno, la fatica dentro e la focaccia in mano, credo di aver afferrato quel concetto di Proust e della madelaine.
Proust vede l'esperienza epifanica come esperienza già ‘ideale’. L'idea o l'essenza dell'esperienza si dà nell'esperienza stessa. Non c'è una madeleine pura dietro la madeleine immersa nel tè caldo di Marcel. Quell'esperienza è già ideale, è già una briciola di tempo puro, una scheggia di eternità che salva la vita dalla sua transitorietà. Perché dietro la ricerca del Tempo perduto e gli infiniti errori, deformazioni, fraintendimenti di questa peripezia, si manifesta il volto di quella Verità che invano si cercherebbe avanti, prima di tutto, all'origine o a priori. (Wikipedia)
Buona corsa a tutti, amici di piovonorunners.
Bene, grazie.
Mentre Nizza è in letargo (ma non preoccupatevi, bambini, presto tornerà a rubare i vostri cestini da picnic insieme a Bubu), Carlo studia le protesi di Pistorius come idea per tornare a correre e Valerio fende la neve della bassa novarese, io vado avanti nella preparazione della Maratona di Treviso.
Perchè il 4 marzo corro la seconda maratona della mia vita, ricordate? Ovvio che sì.
La seconda maratona è la più difficile nella vita di un artista, si sa. E io ho fatto di tutto per complicarmela ulteriormente. Sono finito invischiato in una tabella per gente seria, che prevedeva fino a sei allenamenti a settimana. Mi sono subito fatto lo sconto portandoli a quattro. Ad oggi, ad un mese dalla gara, posso dire che, se va bene, la media è stata di tre allenamenti e mezzo.
Molti degli allenamenti infrasettimanali prevedevano chilometraggi ingestibili per me. A Girolandia ingestibili significa superiori ai 14-15 km, quelli che non sono pigiabili in una pausa pranzo ma prevedono o di svegliarsi troppo presto la mattina o di trovare la voglia di farli la sera.
Questo ha comportato che non mi sono solo concesso sconti sul numero degli allenamenti, ma anche sulla loro durata.
Sconti, sconti, sconti. E' la crisi.
Per carità, sveglie alle 7 e uscite a <0 gradi non me ne sono fatte mancare (l'ultima oggi) e un paio di volte ho rischiato seriamente di rimanere chiuso dentro i Giardini di P.ta Venezia la sera. Insomma, non mi sono imborghesito del tutto, dai.
Sono reduce anche da tre domeniche di lunghi in cui ho infilato un 30, un 28 e un 32 con performance al chilometro che sono migliorate di volta in volta. La prossima domenica vorrei tentare un 35, traguardo mai raggiunto negli allenamenti che l'anno scorso mi hanno portato a Roma.
Ho quasi del tutto abbandonato il tapis roulant, preferendogli anche a dicembre e gennaio fredde corse lungo la Martesana, in pausa pranzo.
Ho scoperto che fare i 12 km al mattino è bellissimo, perchè al ritorno mi fermo a chiacchierare con mia sorella nell'area cani di Piazza Vetra, con il suo cane che mi guarda come fossi un eroe e mi omaggia a modo suo.
Ho esplorato parchi di Milano mai battuti, per variare gli scenari dei mie lunghissimi domenicali: Lambro, Forlanini, Parco Nord. Un'attenta disamina dei parchi milanesi meriterà un post apposito, prossimamente.
Ho ritrovato il piacere di correre dopo alcune settimane, a cavallo di Natale, in cui facevo fatica anche solo a mettere il naso fuori di casa. E ora aspetto i lunghissimi domenicali come una fatica fatta di puro piacere (rendo l'idea?). Quant'è bello il momento in cui il gps raggiunge la fatidica cifra che ti sei prefissato e finalmente rallenti e la soddisfazione ti scende dal cervello, alla gola, al cuore.
Domenica scorsa, per dire, al 29esimo chilometro passavo proprio davanti a Pattini&Marinoni in Solferino. Mi sono fermato, ho comprato un metro quadro di focaccia e ho fatto gli ultimi tre km con quel tesoro sotto il braccio. Sono valsi più di tutto il chilometraggio che li ha preceduti. Sono stati anche più lunghi dei primi ventinove. Vi garantisco che dopo due ore e mezza di corsa, fare l'ultimo quarto d'ora con un pezzo di focaccia che ti aspetta sotto braccio è una tortura meravigliosa.
Allo scoccare del 32esimo ero ai miei soliti Giardini. Mi sono spiaggiato sulla prima panchina a disposizione e ho addentato quella focaccia come se non ci fosse un domani.
In quel momento, con il gelo attorno, la fatica dentro e la focaccia in mano, credo di aver afferrato quel concetto di Proust e della madelaine.
Proust vede l'esperienza epifanica come esperienza già ‘ideale’. L'idea o l'essenza dell'esperienza si dà nell'esperienza stessa. Non c'è una madeleine pura dietro la madeleine immersa nel tè caldo di Marcel. Quell'esperienza è già ideale, è già una briciola di tempo puro, una scheggia di eternità che salva la vita dalla sua transitorietà. Perché dietro la ricerca del Tempo perduto e gli infiniti errori, deformazioni, fraintendimenti di questa peripezia, si manifesta il volto di quella Verità che invano si cercherebbe avanti, prima di tutto, all'origine o a priori. (Wikipedia)
Buona corsa a tutti, amici di piovonorunners.
mercoledì 25 gennaio 2012
E mò che fo?
E adesso che si fa? Una domanda legittima, che mi posi dopo quello che successe domenica 15 gennaio 2012. 15 gennaio 2012, giorno della Missione RED NOSE.
Come sempre accade con le Missioni dei Podisti da Marte, tutto comincia ad accadere giorni prima. Tutto pianificato, tutto programmato. Professionisti seri.
Arriva un'email il cui contenuto si può sintetizzare in questo modo:
"Dobbiamo vestirci tutti di rosso, metteremo un naso da pagliaccio e gireremo per la città in cinque gruppi seguiti da pagliacci per realizzare flashmob e raccogliere almeno 2.000 euro per Theodora. Chi c'è?"
A chi non conosce i Marziani l'invito può suonare strano. 2.000 euro sono una cifra mica da ridere. E perché, qualcuno potrebbe pensare, la corsa è uno scherzo? Finire una gara 10km dopo aver subito un'operazione importante è un gioco? Arrivare in fondo a 42 km è divertente?
Sì. E i Marziani sono pronti a dimostrarlo.
Questa volta dovevamo tutti attrezzarci per rendere grande l'evento. L'obbiettivo era correre e camminare in 500, 5 gruppi da 100. Mi do da fare invitando tutti i potenziali podisti che mi vengono in mente, e che non hanno ancora partecipato a una Missione. Uno esce da un infortunio e non se la sente. Uno lavora. Uno giura che sarebbe venuto e cala il pacco (ed è uno che i lettori di Piovonorunners conoscono, ahimé). Due rispondono entusiasti che ci saranno ma non sentono la sveglia. Una ha un attacco intestinale la domenica mattina.
Insomma, come altre volte era successo, ci ritroviamo all'appuntamento io, Carletto e Ruggiero.
Carletto si presenta in jeans e piumino stile omino michelin di colore rosso. Le strade di Milano piangono la sua assenza, ma è meglio non sforzare la caviglia fragile. Carletto, il Van Basten di Piovono Runners, segue il gruppo in bici.
Ruggiero arriva alle 8.20. Aveva preso sul serio le parole del post precedente e si era presentato puntuale. Prima da una mano a gonfiare di elio i palloncini di Theodora (o di theodora i palloncini di Elio, non ricordo). Poi aiuta a realizzare le spille nere da indossare in memoria del vigile di Milano ucciso da un SUV. Poi aiuta a distribuire i kit del gruppo giallo. Poi, alla partenza, quando non resta più nessuno, aiuta a controllare la cassa, e a smontare e sistemare i banchetti. Poi quando ritorniamo dalla Missione, un'ora e mezza dopo, lo rivedo. "Ma Ruggi, dove sei stato?!?" "Eh, c'era da dare una mano". E' un mito Ruggiero.
Io mi presento alle 8.40. Lo so, avevo scritto tra le 8 e le 8.30. E' che la bambina mi aveva vomitato in macchina. O le locuste. Insomma, mi dovevo preparare per bene.
E poi è domenica, cribbio. Bisogna fare una colazione decente. E digerirla.
Arrivo alle 8.40 e sono tutti al lavoro come api. Mi cooptano subito nel gruppo dei gialli (c'erano cinque gruppi, ma quello dei gialli era decisamente il più figo) e do una mano anch'io a preparare le spille nere.
Chi stava a Milano quel giorno forse ricorderà il freddo che c'era in città. Fucking frozen è l'espressione giusta per definirlo. Me la insegnarono in Irlanda tempo fa e non ho ancora trovato niente di più adatto.
Finite le spille devo trovare un'attività movimentata, che sennò mi iberno. "C'è da distribuire i kit della squadra gialla" (maglietta rossa di Theodora, braccialetto giallo, tre fiori). "Eccomi!" Rispondo.
Il compito è semplice: bisogna consegnare ai Marziani che arrivano il kit imbustato. Il Marziano che accetta il kit farà parte della squadra gialla. Un'attività tranquilla, sembrerebbe. Ma qui stiamo parlando di podisti. Tapascioni, amiconi ye ye, ma sempre podisti. Abbiamo le gare nel sangue. Ipercompetitivi siamo.
I cinque gruppi sguinzagliano ciascuno due/tre procacciatori di adepti. La sfida è aperta e forse si eccede nell'agonismo, come testimonia uno dei cooptati nei gialli.
Non capisco di che si lamenta: 1) non l'ho neanche minacciato; 2) è finito nel gruppo più figo. Mah.
Finito il reclutamento sono già le 10.30 e ci tocca partire. Giriamo per il centro di Milano, realizziamo flashmob, corriamo, ci divertiamo.
Immaginate di essere una di queste 500 persone. Voi come vi comportereste?
(Qui i link per leggere tutti i racconti e vedere tutte le foto.)
Ecco, dopo avere dormito 5 ore ed essersi svegliati alle 6.30 perché non si può rinunciare alla colazione della domenica. Ma neanche alla Missione!
Dopo avere utilizzato un manico di scopa a mo' di asta per la bandiera.
Dopo avere pinzato 150 spillette nere al freddo e al gelo.
Dopo avere costretto un povero padre di famiglia a iscriversi al gruppo dei gialli (me ne sarà eternamente grato).
Dopo avere folleggiato per 7 chilometri per le strade di Milano.
Dopo avere preso parte alla raccolta di 3.105,50 euro per la Fondazione Theodora.
Dopo avere inviato un sms al 45505 (c'è tempo fino al 29 gennaio).
Adesso che cosa faccio?
Semplice: corro. Mi alleno. Preparo la Maratona di Milano.
C'è qualcuno che vuole aiutarmi a farlo?
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(nella foto: 500 persone strette strette. 50 per la Questura) |
Arriva un'email il cui contenuto si può sintetizzare in questo modo:
"Dobbiamo vestirci tutti di rosso, metteremo un naso da pagliaccio e gireremo per la città in cinque gruppi seguiti da pagliacci per realizzare flashmob e raccogliere almeno 2.000 euro per Theodora. Chi c'è?"
A chi non conosce i Marziani l'invito può suonare strano. 2.000 euro sono una cifra mica da ridere. E perché, qualcuno potrebbe pensare, la corsa è uno scherzo? Finire una gara 10km dopo aver subito un'operazione importante è un gioco? Arrivare in fondo a 42 km è divertente?
Sì. E i Marziani sono pronti a dimostrarlo.
Questa volta dovevamo tutti attrezzarci per rendere grande l'evento. L'obbiettivo era correre e camminare in 500, 5 gruppi da 100. Mi do da fare invitando tutti i potenziali podisti che mi vengono in mente, e che non hanno ancora partecipato a una Missione. Uno esce da un infortunio e non se la sente. Uno lavora. Uno giura che sarebbe venuto e cala il pacco (ed è uno che i lettori di Piovonorunners conoscono, ahimé). Due rispondono entusiasti che ci saranno ma non sentono la sveglia. Una ha un attacco intestinale la domenica mattina.
Insomma, come altre volte era successo, ci ritroviamo all'appuntamento io, Carletto e Ruggiero.
Carletto si presenta in jeans e piumino stile omino michelin di colore rosso. Le strade di Milano piangono la sua assenza, ma è meglio non sforzare la caviglia fragile. Carletto, il Van Basten di Piovono Runners, segue il gruppo in bici.
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(nella foto: Carletto, in fondo, impegnato nella ola) |
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(nella foto: Ruggiero presidia il banchetto dei gialli) |
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(nella foto: occhiali, cappello, abbigliamento tecnico, manico di scopa, bandiera. Credete che si possa sistemare tutto in un attimo?) |
Arrivo alle 8.40 e sono tutti al lavoro come api. Mi cooptano subito nel gruppo dei gialli (c'erano cinque gruppi, ma quello dei gialli era decisamente il più figo) e do una mano anch'io a preparare le spille nere.
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(nella foto: Marziani al lavoro) |
Finite le spille devo trovare un'attività movimentata, che sennò mi iberno. "C'è da distribuire i kit della squadra gialla" (maglietta rossa di Theodora, braccialetto giallo, tre fiori). "Eccomi!" Rispondo.
Il compito è semplice: bisogna consegnare ai Marziani che arrivano il kit imbustato. Il Marziano che accetta il kit farà parte della squadra gialla. Un'attività tranquilla, sembrerebbe. Ma qui stiamo parlando di podisti. Tapascioni, amiconi ye ye, ma sempre podisti. Abbiamo le gare nel sangue. Ipercompetitivi siamo.
I cinque gruppi sguinzagliano ciascuno due/tre procacciatori di adepti. La sfida è aperta e forse si eccede nell'agonismo, come testimonia uno dei cooptati nei gialli.
"Appena sbuchiamo dalla metro di fianco alla Cattedrale gotica milanese veniamo “assaliti” da due marziani che ci reclutano di “forza” nel gruppo del 5 giallo!"Qui il resto del racconto.
Non capisco di che si lamenta: 1) non l'ho neanche minacciato; 2) è finito nel gruppo più figo. Mah.
Finito il reclutamento sono già le 10.30 e ci tocca partire. Giriamo per il centro di Milano, realizziamo flashmob, corriamo, ci divertiamo.
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4 fucsia (blah) |
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5 giallo (si vede che è il più figo) |
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L'altro 5, quello rosso (banale) |
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0 grigio (che tristezza) |
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2 azzurro (pff) |
45502
il numero al quale mandare un sms per sostenere la Fondazione Theodora
N come Nicolò Savarino, il Vigile ucciso in Bovisa
Immaginate 500 persone che corrono libere per Milano. Vestite di rosso. Corrono per beneficenza, per cambiare l'attitudine dei milanesi nei confronti dei podisti. Corrono per divertirsi.- i Vigili Urbani sono nostri grandi amici
(dal manifesto dei Podisti da Marte)
Immaginate di essere una di queste 500 persone. Voi come vi comportereste?
(Qui i link per leggere tutti i racconti e vedere tutte le foto.)
Ecco, dopo avere dormito 5 ore ed essersi svegliati alle 6.30 perché non si può rinunciare alla colazione della domenica. Ma neanche alla Missione!
Dopo avere utilizzato un manico di scopa a mo' di asta per la bandiera.
Dopo avere pinzato 150 spillette nere al freddo e al gelo.
Dopo avere costretto un povero padre di famiglia a iscriversi al gruppo dei gialli (me ne sarà eternamente grato).
Dopo avere folleggiato per 7 chilometri per le strade di Milano.
Dopo avere preso parte alla raccolta di 3.105,50 euro per la Fondazione Theodora.
Dopo avere inviato un sms al 45505 (c'è tempo fino al 29 gennaio).
Adesso che cosa faccio?
Semplice: corro. Mi alleno. Preparo la Maratona di Milano.
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Resoconto 3° settimana 16.1.12 - 22.1.12 |
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Programma 4° settimana 23.1.12 - 29.1.12 |
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venerdì 13 gennaio 2012
Di Rosso Vestiti
Cerco sempre di dedicare un post alle Missioni dei Podisti da Marte. Di solito scrivo dopo che c'è stata la missione. Prima metto solo qualche avviso qua e là nei post che la precedono e pubblico link nella mia pagina fb (da questa missione anche nella pagina twitter).
Questa volta no! Urge un post dedicato alla missione prima che la missione accada. Bisogna fare proselitismi. Proselitiamo!
La missione di questa volta è dedicata alla Fondazione Theodora. Theodora si occupa di formare i Dottori del Sorriso, professionisti della risata che assistono i bambini negli ospedali. E siccome questo è un blog di professionisti (dell'amore), mi sembra il minimo che si corra per loro alla prossima Missione marziana.
Di solito le Missioni si caratterizzano per la corsa leggera, l'allegro cazzeggio e qualche piccolo flash mob più o meno improvvisato. Questa volta il flash mob sarà l'evento principale. Quindi è essenziale essere in tanti. Ci saranno cinque gruppi (fucsia, giallo, rosso, grigio, azzurro) che si muoveranno lungo lo stesso percorso, a debita distanza, per le vie del centro di Milano, per poi riunirsi in Piazza Duomo e formare il numero 45502. 45502 è il numero al quale inviare un sms per sostenere la Fondazione Theodora. Doveva servire anche per votare al Grande Fratello ma Endemol non ha concesso i diritti.
Di lì in poi seguono altri simpatici tratti di corsa e flash mob. Ma non voglio rovinare la sorpresa.
L'appuntamento è domenica 15 dicembre 2012 alle ore 9.45 alla Galleria del Corso.
Le istruzioni si trovano qui: http://www.podistidamarte.it/?p=1029
Qui si trova il punto esatto in cui ci si incontra: http://maps.google.it/maps?q=galleria+del+corso+milano&hl=it&ll=45.465082,9.195728&spn=0.008533,0.021136&hnear=Galleria+del+Corso,+20122+Milano,+Lombardia&gl=it&sqi=2&t=h&z=16&vpsrc=6&iwloc=A
Io sarò lì dalle 8 a dare una mano e a godermi lo spettacolo della preparazione di una Missione.
Il dress code della missione è il rosso, come il naso dei clown. Verrà consegnata ai partecipanti una maglietta rossa da indossare, però sarebbe meglio avere già con sé l'abbigliamento adeguato.
Per questo mi sono attrezzato adeguatamente:
Spero che lo facciate anche voi.
Questa volta no! Urge un post dedicato alla missione prima che la missione accada. Bisogna fare proselitismi. Proselitiamo!
La missione di questa volta è dedicata alla Fondazione Theodora. Theodora si occupa di formare i Dottori del Sorriso, professionisti della risata che assistono i bambini negli ospedali. E siccome questo è un blog di professionisti (dell'amore), mi sembra il minimo che si corra per loro alla prossima Missione marziana.
Di solito le Missioni si caratterizzano per la corsa leggera, l'allegro cazzeggio e qualche piccolo flash mob più o meno improvvisato. Questa volta il flash mob sarà l'evento principale. Quindi è essenziale essere in tanti. Ci saranno cinque gruppi (fucsia, giallo, rosso, grigio, azzurro) che si muoveranno lungo lo stesso percorso, a debita distanza, per le vie del centro di Milano, per poi riunirsi in Piazza Duomo e formare il numero 45502. 45502 è il numero al quale inviare un sms per sostenere la Fondazione Theodora. Doveva servire anche per votare al Grande Fratello ma Endemol non ha concesso i diritti.
Di lì in poi seguono altri simpatici tratti di corsa e flash mob. Ma non voglio rovinare la sorpresa.
L'appuntamento è domenica 15 dicembre 2012 alle ore 9.45 alla Galleria del Corso.
Le istruzioni si trovano qui: http://www.podistidamarte.it/?p=1029
Qui si trova il punto esatto in cui ci si incontra: http://maps.google.it/maps?q=galleria+del+corso+milano&hl=it&ll=45.465082,9.195728&spn=0.008533,0.021136&hnear=Galleria+del+Corso,+20122+Milano,+Lombardia&gl=it&sqi=2&t=h&z=16&vpsrc=6&iwloc=A
Io sarò lì dalle 8 a dare una mano e a godermi lo spettacolo della preparazione di una Missione.
Il dress code della missione è il rosso, come il naso dei clown. Verrà consegnata ai partecipanti una maglietta rossa da indossare, però sarebbe meglio avere già con sé l'abbigliamento adeguato.
Per questo mi sono attrezzato adeguatamente:
Spero che lo facciate anche voi.
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