lunedì 31 gennaio 2011

Beer / Grylls (storia di un weekend a due facce)

Il sabato lo liquidiamo in un paragrafo: sveglia alle 8, precipitarsi alla new Bionda's Mansion (di cui ambisco a diventare l'onnipotente Hugh Hefner in vestaglia intarsiata e babbucce viola) per sovrintendere ai lavori di ristrutturazione, rimbalzare all'Ikea, lottare per due mensole e una lampada, casa, partita del Toro. Un calvario a salire. La serata è finita in birra, non poteva essere altrimenti. Molta Birra. Quasi tutta birra Singha, che evoca viaggi in Thailandia con cinque donne, estate 2006. Allora sì che ero Hugh Hefner, cazzo.

Se il sabato è stato Beer, la domenica doveva necessariamente essere la sua nemesi. Doveva essere Grylls. Dopo questa affermazione roboante, un post di Carlo sarebbe necessariamente continuato a tono, tipo "Sveglia alle 6, buio, vampiri". Non è andata così, fughiamo subito i dubbi.
Sveglia a mezzogiorno, colazione a letto con spremuta, toast, yogurth. Io la vedo così, la corsa bisogna godersela, soprattutto la domenica: se diventa un dovere è finita.

Ieri, per altro, il godimento era doppio: a Milano c'era il blocco del traffico. Io odio le automobili, odio vederle tutte in coda in serpentoni claustrofobici, odio vedere la gente incapsulata lì dentro ad ascoltare Fabio Volo, scaccolarsi e bestemmiare. Io sottopongo la mia ragazza ad estenuanti
viaggi artici su uno Scarabeo smarmittato che presto tirerà le cuoia e si meriterà un funerale di Stato. Scusa, la bionda. Io, appena lei non c'è, salto sulla bici e l'Artico lo affronto in solitaria, spingendo sui pedali e traendone una sensazione di libertà inspiegabile.
Io, ieri, ero felice.
Abbandono il letto coniugale ed esco. Oggi non è giornata da parchi, navigli, piste ciclabili, nemmeno marciapiedi. Oggi si corre in strada, in mezzo alla carreggiata, con spocchia inaudita. Oggi ci si sposta solo quando passano i taxi e gli autobus. Oggi devo fare 28 km e mi riprenderò Milano, per un giorno.
Circonvallazione interna, correndo contromano nella corsia riservata. Corso Venezia in contromano, sull'asfalto, guardando in faccia la Porta che si avvicina. All'inizio di Buenos Aires incrocio finalmente un altro runner sovversivo, che procede in mezzo alla carreggiata. Siamo i maschi alfa della circolazione urbana, oggi. La dominiamo con la spocchia e la sensazione di superiorità sugli altri che in un giorno normale puoi leggere solo nei volti di quelli che guidano i Suv, se non hanno i vetri oscurati. Oggi i Suv siamo noi. Se avessimo un clacson lo suoneremmo per salutarci.
Svolto in via Casati, futura location della Bionda's & Girola's Mansion. Quando vivremo là non dovrò solo cambiare residenza, ticket parcheggio e supermercato di riferimento. Dovrò anche cambiare Naviglio e per un runner non è facile. Decido quindi che oggi testerò la distanza tra via Casati e la Martesana, il candidato principe alla sostituzione. Sono 3 km. Corsi, ovviamente, in mezzo a Melchiorre Gioia.
Torno indietro. Isola, Garibaldi, Monumentale. Arrivo in Chinatown. E' veramente piena di cinesi, è tutto vero come dicono. Ciò non toglie che la presenza più esotica sia io, con la mia mise abituale da Black Sperm. Arrivo all'Arco della Pace. Penso per un attimo al Parco Sempione, ma mi ripeto il mantra con cui ho iniziato l'allenamento: oggi si corre in strada, i parchi ce li teniamo per quando dovremo tornare nelle catacombe, quando ricominceranno le persecuzioni dei tiranni a quattro ruote.
Con coerenza, mi piazzo nel centro esatto di Corso Sempione. Mi ricorda la mia prima gara, la Mezza a Milano l'anno scorso, con la differenza che oggi sono da solo e nessun idiota suona il clacson dalle vie accanto perchè vorrebbe attraversare il corso invaso dai podisti e bloccato dai vigili. Oggi gli idioti sono a casa a scaricare l'inattività su Gran Turismo, con la Playstation. Scaccolandosi, probabilmente.
Guardo il gps, manca ancora parecchio alla meta. Taglio verso la Fiera.
In Piazza Giulio Cesare un anziano mi vede arrivare, si sposta leggermente e mentre passo si mette sull'attenti, mi fa un saluto militare portandosi la mano alla fronte, mi sorride e mi augura buona corsa. Poteva succedere solo in una domenica come questa. Torno verso il centro, sempre improvvisando i percorsi con una libertà totale. Decido di portare l'attacco al cuore dello Stato e di puntare su Piazza Duomo. Ci arrivo, ed è il 24esimo chilometro della mia Reconquista urbana. Ne mancano solo 4, la vittoria è in pugno, gli automobilisti piangono nei loro garage, come coppe dell'olio forate. Rallento, perchè il mio entusiasmo solitario da Io sono Leggenda mi ha fatto correre molto più veloce di quanto avrei dovuto e adesso avverto qualche dolore alla gamba sinistra. Chiudo (il percorso) piantando le mie bandierine in Via Larga e Porta Romana. Apro (la porta di casa) e trovo questo:

Pasta al forno, tonno scottato in sesamo e pistacchi, peperoni. Ne è valsa la pena, anche stavolta. Grazie, la bionda.
E per finire, un appello a tutti voi: questa settimana alzate i riscaldamenti a palla in casa, usate la macchina anche per pisciare il cane, sgasate ai semafori e sfidate quelli che vi guardano negli occhi. Lasciatela accesa in doppia fila per ore e ore. Vi prego, sono serio. Lo farò anch'io, svegliando dal letargo la mia Mini.
Regalatemi un'altra domenica di blocco, tutta da correre, e vi abbuono il regalo per il mio prossimo compleanno.

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