giovedì 3 febbraio 2011

Il tapiro urlante

Il tapiro urlante, conosciuto Oltralpe come tapis roulant, è strumento d'allenamento nonché argomento di discussione dei runner.
Il podista integralista di solito lo disprezza e lo considera una roba da profani. Per lui il tapiro sta alla corsa come il Tavernello al Barolo, Twilight a Dracula o l'altra squadra di Torino al Torino: roba di scarsa qualità, pallida evocazione, mangime per le masse indifferenziate.
Il tapiro urlante, per il podista integralista, segna la differenza tra chi in ogni condizione meteorologica e a ogni ora del giorno batte la strada (che in questo mondo è un complimento, intendiamoci) e chi si rifugia in palestra, tra le cinquantenni del pilates e i maschioni depilatis.
Il podista integralista un po' ha ragione e un po' no.
La strada è incomparabilmente più bella, è l'essenza della corsa, il piacere senza compromessi. E' il sesso senza il preservativo.
Il tapiro, è vero, è sesso inguantato. Io però sono tra quelli che pensano che sarebbe stupido rinunciare al sesso per un'avversione ideologica verso il preservativo. Quindi, quando serve, salgo sul tapiro (che nessuno visualizzi il doppio senso di questa frase, o chiudo il blog).
Il tapiro è comodo. Innanzitutto, a dispetto del nome, non urla. E' mansueto, tranne quando si inchioda di botto mentre stai correndo a 14km/h e ti ritrovi proiettato nell'ignoto spazio profondo come la cagnetta Laika (mi è capitato).
Poi è qui nella palestra del mio ufficio, a 100 mt in linea d'aria dalla mia scrivania. Ci posso andare in pausa pranzo, invece di svegliarmi alle 6 del mattino per correre o dover uscire nella nebbia alle 9 di sera. Aiuta con la regolarità, come il Bifidus actiregularis: imposti la velocità a cui vuoi correre e lui ti costringe a tenerla. Quest'ultima opzione è utilissima fino a quando all'estero, nel mio caso a Berlino, non incontri un tapiro settato in miglia: lì o ti abbandoni a raffinati algoritmi mentali di conversione - so che non è complicatissimo, ma io ho fatto il Classico - o rinunci ed entri in sauna (perchè a Berlino i tapiri sono settati in miglia? Se qualcuno lo sa, ci sono sempre quelle foto discinte di Carlo che sono rimaste in palio da un precedente concorso).
I tapiri della mia palestra si dividono in quattro categorie. La più prestigiosa è quella che comprende i modelli con televisore integrato e posti di fronte alla sala corsi. Questi ti permettono un'ampia gamma di visioni che aiutano a vincere la noia. Spesso la realtà, rappresentata da colleghi insospettabili che tarantolano al ritmo della Zumba o si accartocciano torturati dall'istruttore di Addominali, offre molti più spunti del bouquet di canali a disposizione.
La seconda categoria ha implicazioni motivazionali e morali più complesse, perchè è rappresentata dai tapiri dotati di televisore ma posti di fronte alla vetrata del ristorante. Il sadismo consapevole o inconsapevole dei progettisti di quest'area di Mediaset, ha creato uno scontro di culture. Particolarmente acceso, come è ovvio, nella fase della pausa pranzo. In quel momento si fronteggiano e si guardano negli occhi due mondi lontani. Chi accumula da un lato, chi disperde dall'altro. Non mi è mai stato chiaro chi invidi chi, se scorra ammirazione reciproca, tensione, immedesimazione, superbia, disincanto, empatia, entropia o antipatia. Aleggia comunque qualcosa, nell'aria che divide le due tribù.
Se avverte imbarazzo o invidia, la persona a tavola è comunque libera di concentrarsi sui suoi bucatini e quella sul tapiro può abbassare lo sguardo e dedicarsi al televisore.
Questa libertà di scelta è ridotta per colui il quale si trovasse a correre sulla terza categoria di tapiri, sempre posizionata fronte ristorante ma priva di televisore. A questa persona sarà necessaria una maggiore capacità buddistica di distacco dai piaceri terreni, in questo caso il cibo ostentato dai suoi dirimpettai, e di concentrazione sull'atto della corsa.
La quarta categoria è la più austera, monacale e punitiva della palestra. Vi sono infatti alcuni tapiri urlanti privi di televisore e posti di fronte a una vetrata opaca. Sono gli ultimi ad essere occupati, ovviamente. Richiedono dedizione totale, motivazioni altissime e doti di sublimazione dello sforzo. Anche perchè la presenza del televisore sul tapiro è strategica anche se non lo guardi. Mettere l'immagine a tutto schermo permette infatti di nascondere alla vista lo spietato, e solitamente lento, molto lento, scorrere dei due quadranti luminosi che conteggiano il passare dei minuti e l'avanzare della distanza percorsa.
Se quindi ti trovi sul tapiro di quarta classe non puoi guardare la tv e non puoi guardare la gente che mangia ma puoi solo affondare lo sguardo nella nebbia ipnotica del vetro opacizzato e sperare che vi rimanga intrappolato. Perchè se rimani schiavo del controllare ogni momento quanto hai corso e quanto tempo manca alla fine, la pausa pranzo diventa un supplizio e finisci per rimpiangere rabbiosamente non solo il ristorante e il suo menu di medio livello, ma persino la mensa, quel luogo triste ma democratico in cui il pesce spada, la salsiccia e il riso in bianco hanno tutti lo stesso rassicurante sapore.
Oggi 8 km a 4'55'' al km, come da Tabella. Sul tapiro urlante di quarta categoria, ça va sans dire.

4 commenti:

  1. Ora finalmente capisco il motivo per cui c'è questa lettera, ç, sulla tastiera.

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  2. Per lui il tapiro sta alla corsa come [...] l'altra squadra di Torino al Torino: roba di scarsa qualità, pallida evocazione, mangime per le masse indifferenziate.

    STANDING OVATION.

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  3. "Cinquantenni del pilates e i maschioni depilatis"... Stommmmaleeee, sei un genio!!! hahaha

    p.s. Aldo Grasso sarebbe fiero di te, che sei riuscito a infilare il Toro anche qui ;-)

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  4. ...in tutti questi anni mi sono appassionato solo a due blog: le recensioni dei film di Cri su 2Bsingle e le avventure del mio amico Giulio in giappone. Da oggi mi divertirò seguendo i vostri post. bravi e grazie Carletto per la segnalazione!

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