martedì 25 gennaio 2011

La sindrome Infostrada

Nove mesi fa correvo la mia prima mezza maratona, a Milano. Ho avuto i postumi psicofisici tipo reduce del Vietnam per circa una settimana. Il mio delta del Mekong erano i rettilinei dell'Ippodromo, me li sognavo di notte e mi svegliavo con i polpacci ancora doloranti.
Poi il mio corpo ha imparato a reggere meglio questi stress: dopo la Mezza di Asti, a fine maggio, camminavo. Come un neo miracolato di Fatima, ma camminavo, senza lamentarmi troppo. Dopo la terza mezza, Cremona ottobre 2010, ho avuto la spocchia di mettermi in calendario la Milano-Pavia (33 km..) a distanza di un mese. Ecco, dopo quella non ero in formissima e mi ricordo di un paio di giorni in cui ho deambulato bello sciolto come Pinocchio, nella sua fase lignea.
Poi a dicembre ho cominciato la lunga (16 settimane) preparazione in vista di Roma e lì c'è stata la vera svolta psicologica, che è questa: quando sei abituato ad allenarti per la Mezza, i 21 km sono l'obiettivo, il totem, il traguardo. Dopo che li hai fatti ti godi il riposo del guerriero e il plauso dei tuoi amici.
Quando prepari la Maratona, invece, stocazzo. I 21 km diventano una distanza da allenamento. Completamente desacralizzati. Retrocessi da distanza che ti separa dalle stelle a distanza che ti serve ad uscire dalle stalle, per puntare a quei maledetti 42. Questi diventano la tua nuova distanza dalle valenze religiose.
Quindi, volente o nolente, arrivi a fare 21 km così, in una domenica qualsiasi. Torni a casa e ti fai un'ordinaria doccia, senza medaglie al collo, senza maglietta tecnica in regalo.
Per fortuna ci sono le cotolette della bionda. E la bionda.
Però c'è anche il risvolto fisico positivo: il lunedì ti svegli e non senti quasi nessun dolore. Il tuo corpo s'è abituato. E' pronto ad andare oltre.

Ora, correrli in allenamento o in gara, quando devi sfuggire alla Locomotiva ed inseguire Linus, non è la stessa cosa. Un po' di più li paghi il giorno dopo. Comunque sia, niente a che vedere con il Mekong di nove mesi fa. Ieri ero un po'indolenzito e mi sono dedicato all'abituale day after post gara: tanto idromassaggio, tanta sauna. Una pacchia.
La vera differenza è stata oggi. Oggi, a differenza di come mi sentivo le altre volte a due giorni dalla gara, stavo bene. Avevo deciso di prendermi un altro giorno di vacanza dalla corsa e di dedicarmi a quella che Valerio chiamerebbe core stability, Giacomo Galli pompare e Checco Zalone la ginnastica.
Però la ginnastica mi annoia. E se le gambe reggono, perchè non correre? Ho fatto 5 km, pochissimi, ma sono bastati per sentirmi di nuovo in sella, di nuovo sulla strada.
5 km più vicino al Colosseo.

E sono anche bastati per sentirmi molto figo, inarrestabile e a vedere limpidamente il mio futuro.
Mi chiamo Cristiano, ho 50 anni, ho demolito il colesterolo in eccesso, sconfitto le rughe e vado in moto anche a dicembre con le maniche corte.

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