lunedì 24 gennaio 2011

Quattro runners, una domenica (con foto!)

Se ti svegli alle 6.43 della domenica mattina e non ti incazzi. Se ti cambi al buio, mangi prodotti mollicci delle Enervit al buio, sgattaioli fuori di casa come un ladro al buio alle 7.00 del mattino,sempre di quellamaledetta domenica (la bionda è laggiù nel letto, emerge solo la testa, mi sta silenziosamente imponendo di non svegliarla). Se alle 7.15, al buio, trovi altri tre personaggi bui, assonnati e infreddoliti in Via Marghera e se quei tre sono gli unici esseri viventi che hai incrociato da casa tua a lì, tranne il simpatico fattone ipotermico che cercava mozziconi di sigaretta affogati nei bicchieri di birra, in Via Vetere (lui sì, il vero eroe, by the way). Se impacchetti quei tre personaggi e le le loro sacche nella tua Mini e metti in moto. Se infili un'autostrada lunare e ogni chilometro che fai la temperatura esterna scende di mezzo grado. Se a un certo punto il termometro segna -5. Se arrivi a Vicolungo e l'outlet è deserto. Se tagli attraverso paesi addormentati, con nemmeno la soddisfazione del tipico anziano del paese che ti guarda passare (l'attenzione curiosa con cui l'anziano seduto fuori da un bar, in un paese di campagna, monitora il passaggio di auto non appartenenti ad abitanti del paese stesso è una cosa che mi ha sempre entusiasmato). Se Carlo non si è addormentato in macchina. Se Carlo scende dalla macchina e non si lamenta nemmeno troppo (un pochino sì). Se una volta sceso ti avvi a piedi e non sei solo, ma lentamente entri a far parte di un piccolo flusso di persone mute e infreddolite, ma che sembrano sapere molto bene dove andare. Se arrivi, intravedi la partenza, il gonfiabile che segna la linea da cui inizierà la gara.
Se dopo tutto questo sei felice di esserti svegliato, di essere con quei tre, di essere lì, allora forse puoi dirlo: sono un pochino runners pure io. Molto principiante, molto sgarruppato, molto migliorabile.
Però cazzo, è bello.

Eccoli, i tre appena arrivati a Casalbeltrame:

Prendiamo posto sulle gradinate del palazzetto e lentamente, molto lentamente ci cambiamo. Lo scoglio più grande è togliersi la roba che abbiamo addosso. Per la gente normale forse sarebbe più difficile accettare di indossare quello che stiamo per indossare, ma noi runners questa paura della tutina aderente, della fascetta in testa da Jane Fonda, della scarpa o della maglietta dai colori improbabili l'abbiamo già vinta.
Ci guardiamo mentre ci mettiamo le cremine o la vasellina anti irritazioni senza nemmeno farci battute omofobe, pensate.
Il momento della partenza si avvicina. Usciamo e riaffrontiamo il gelo. Eccoci:
A me hanno appioppato un pettorale a due cifre da etiope, e la cosa mi preoccupa (di solito nelle gare i pettorali a due cifre sono riservati agli atleti top runner, ma quando ce ne sono pochi li ridistribuiscono un po' anche ai parvenu). Per le stesse ragioni Carlo, che lo ha di tre, lo voleva a quattro cifre e ha anche mentito sull'età dichiarandosi un reduce della Grande Guerra, ma l'organizzazione non ha voluto saperne. Entrambi ci ritroviamo quindi con un carico di aspettative sulle spalle che ci impone uno sforzo extra.
Per riscaldarci cominciamo una corsetta. Guidati dall'istinto svoltiamo nella prima via a destra, dietro la partenza, e ci ritroviamo al cimitero. Ci impegniamo a non prenderlo come un segnale da Lassù, giriamo i tacchi e torniamo alla partenza, dove adesso s'è formato e compattato il gruppo dei podisti.
Siamo ai minuti immediatamente precedenti lo start, quelli delle pacche di incoraggiamento, degli sfottò, delle spintarelle per avvicinarsi un po' di più alla linea, del controllo del gps, di quella voce dello speaker che dice qualcosa che non distingui, di We Will Rock You negli altoparlanti per caricare i podisti. Arriva lo sparo. Se lo senti bene, altrimenti ti ritrovi lo stesso a muoverti, volente o nolente, nel fitto millepiedi dei runners in cui sei ingabbiato.

Dopo 13 secondi non vedo già più Valerio, dopo 20 nemmeno Carlo. Si allontanano in direzioni opposte. L'uno verso il suo record personale, l'altro verso una dura lotta per non retrocedere (da tifoso del Toro, mi appassiona di più la sua gara, ovviamente...). Rimaniamo io e Gian, buon ritmo entrambi, passo similare e un andazzo sotto i 4'30 di media che fa ben sperare. Mi correggo, io, Gian e La Locomotiva. La Locomotiva è un uomo di circa 50 anni, pelato, di corporatura media, che mi accorgo di avere appena dietro di me dopo circa 4 km. Avete presenta una Locomotiva? Tutum-tutuum, tutum-tutuum..Ecco, il nostro soggetto produce la stessa emissione di suoni a ritmo binario. Peccato che questa battitura sonora non provenga né dal suo cuore, né tanto meno che so, dal suo passo. No, viene dalla sua gola. Il tizio, a ritmo regolare e continuo, raspa schiarendosi la gola e scaracchia. Raspa e scaracchia. Al ventesimo raspa&scaracchia nell'arco di due minuti mi giro per osservarlo con un misto di schifo e ammirazione: avete presente quando osservate i calciatori che buttano fuori il muco da una narice tappandosi l'altra? Non è un bello spettacolo ma desta ammirazione e alzi la mano chi, tra gli uomini, non li ha invidiati e non ha provato una volta a farlo sui campetti di calcio, scontrandosi inevitabilmente con un fallimento e con un residuo di muco sulla maglietta, tra il collo e il petto.

Al 10km mi si stacca il pettorale per colpa delle maledette spillette. In realtà non aspettavo altro, perchè cominciavo a non farcela più a quel ritmo. L'incidente mi fornisce la scusa perfetta per staccarmi da Gian, rallentare, bermi un tè al ristoro e ripartire.
Tra il 10 e il 13 km è solo noia e fatica. Breve excursus sul paesaggio: giornata fredda ma con un sole bellissimo, peccato che la varietà di paesaggi che si fruisce correndo a Casalbeltrame è pari a quella che potete godere correndo su un tapis roulant in un seminterrato. Sterminati rettilinei in mezzo a risaie ghiacciate. Risaie ghiacciate delimitate da sterminati rettilinei. Sterminate risaie puntellate da rettilinei gelati.
Al 14esimo raggiungo un gruppetto e mi sintonizza sul loro ritmo. Serve sempre, quando non sei del tutto lucido da solo.
Al 15esimo, avvicinandomi al punto di ristoro avverto un entusiasmo immotivato tra la folla che mi vede arrivare. Sorrisi, grida, incitamenti. Lettori appassionati di Piovono Runners? Prima che nel delirio di fama io mi accinga a ricambiare i saluti, mi accorgo che incitano Linus. Linus? Dove cazzo è Linus? Mi accorgo che è da un po' che lo seguo, è quello che corre dieci metri davanti a me, da un km almeno. La scoperta mi galvanizza e ridà un senso alla mia gara in un momento in cui avevo già capito che il famoso 1h35'' non l'avrei mai raggiunto.
Decido di braccare Linus. Mi apposto dietro di lui, paziente come un felino maculato e ne fiuto le tracce per un paio di km, tutto intento a non farmi sgamare né da lui, né dai suoi scudieri che gli corrono attorno. Eh già, perchè chissà come si sarebbe spaventato se avesse scoperto che gli correvi dietro tu, Cristiano "AbeleBikila" Girola, pettorale 72, vero?
Comunque, ho deciso che fumarmi il deejay brizzolato rappresenterà l'obiettivo della mia gara e tant'è.
Al 17esimo si presenta l'occasione, un cavalcavia spietato. Stabilisco che quello sarà il punto dell'attacco. Appena inizia la salita accelero, è il momento giusto per capitalizzare i vent'anni di differenza anagrafica che ci dividono. Lo raggiungo, lo passo, volo inarrestabile mentre lui tiene il suo passo. Mi butto a rotta di collo giù dalla discesa, senza guardarmi indietro. Al termine del cavalcavia c'è una curva quasi a U, mi giro con un certo timore, per osservare l'esito del mio atto eroico: gli ho dato una cinquantina di metri, ce l'ho fatta!
Ho dato una lezione a un uomo canuto di 50 anni, ma lì per lì mi godo la scena.
Ti piace vincere facile? Bonci-bonci-bo-bo-bo...

Da lì in poi amministro il vantaggio su Linus, supero un'altra manciata di scoppiati negli ultimi tre km e arrivo al traguardo con il solito sprint senza senso sul tappeto rosso. Non ha senso ma è bellissimo. Anche quello dà l'idea illusoria di essere runners veri. Ecco le prove del risultato cronometrico:

1h37'25'', non è l'1h35'' ma è comunque un miglioramento di 2 minuti rispetto al mio precedente personale.
Mi godo lo speaker che annuncia l'arrivo di Linus, ritrovo Gianluca e Valerio che sono affaticati come due che abbiano appena finito un torneo provinciale di sudoku, recupero la borsa, mangio qualcosa, ritiro il pacco gara, raggiungo gli altri al nostro meeting point sulle gradinate del palazzetto. Dopo qualche minuto qualcuno inizia a chiedersi di Carlo. Dopo qualche altro minuto iniziamo a fare battute su Carlo. Dopo un altro paio di minuti qualcuno propone di inviare dei sommozzatori in risaia così, giusto per essere sicuri. Torniamo al traguardo e aspettiamo un po' lì. Niente. Vabbè, arriverà. Torniamo sulle gradinate. A un certo punto, eccolo. è in piedi in mezzo al Palazzetto. Non guarda niente, nessuno. è immobile con le mani piene di cracker e fette
biscottate e le mastica con la rapidità dello scoiattolo accoppiata alla flemma del pitone. E' una scena difficile da definire, me ne rendo conto. Ci sbracciamo ma non ci vede. Lo chiamiamo ma non ci sente. Basiti, lo vediamo che esce di nuovo dal Palazzetto. Ci chiediamo se sia il caso di preoccuparsi. Non facciamo in tempo, lo vediamo rientrare dalla parte opposta. Ha nuovamente saccheggiato il banco ristoro e ora sembra più lucido. Ci vede. In meno di tre minuti riesce anche a salire i venti, sadici, scalini che portano alla gradinata. Eccolo, eroico:

La sua gara e i suoi tempi li lascio raccontare a lui, ovviamente.
Ed eccoci, i campioni che per la prima volta hanno corso e finito una gara ufficiale insieme:


E' vero, va detto: i nostri "ospiti" sono stati più bravi di noi. Valerio, oltre ad essere un ragazzo simpaticissimo, mi ha dato 10 minuti di distacco: vanta fisico, testa e conoscenze alimentari da runner serio (memorabile la scena in cui lui racconta che due settimane prima della Maratona sarebbe meglio ridurre il consumo di dolci con, in controcampo, le facce stralunate e un po'deluse di me e Carlo). Ha anche un blog bellissimo, divertente e sicuramente più serio del nostro, Trovate il link qui accanto, a destra. Dategli un'occhiata. Gianlu ero riuscito a staccarlo alla Milano-Pavia ma solo grazie ad un suo indurimento muscolare e oggi mi ha restituito la lezione, ristabilendo le giuste gerarchie.
Li ringrazio, perché la gita domenicale con loro è stata divertentissima.
Grazie a loro e grazie al grande, ostinato, inarrestabile Carletto.

L'ultimo ringraziamento è per lei. La bionda, per premiare il mio sforzo nel correre ma soprattutto nel non averla svegliata alle 6, mi ha fatto trovare questa tavola:
L'unica cosa che non ho mangiato è quella presina che campeggia nel mezzo della foto, ma solo perché sapeva di bruciato.




3 commenti:

  1. Cri: racconto memorabile. Per un attimo, forse addirittura un paio di secondi, ho immaginato di poterlo fare anche io. Correre, sentire la fatica e la gioia, essere una cosa sola con il mio corpo e il suo ritmo che batte sulla strada...poi mi sono ricordata che per me lo sport e' il Male e l'idillio e' finito immediatamente. Sei riuscito pero' a portarmi a correre con te, forse ho anche perso un paio di grammi mentre ti leggevo. Continua a correre e continua a scrivere.
    La bionda e' sicuramente la vera protagonista di questa storia pero' e a lei va tutta la mia stima e comprensione. Se non fosse per lei e le sue cotolette perfette forse non saresti arrivato fino a questo punto con tanta grinta. Ricordatelo quando salirai sul primo podio.
    Baci da noi Gamucci

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  2. Grande Cri e bravi anche a Carlo e Valerio. E' stata davvero divertente questa trasferta. A quando la prossima? Già non vedo l'ora. Avete avuto proprio una bella idea a lanciare questo blog. Continuate così, vi leggo sempre molto volentieri. Il mio augurio è che Piovono Runners possa fare sempre più proseliti e alle prossime gare possiamo essere sempre di più. A presto, Gian.

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  3. Grazie Gamuccis, commento bellissimo. Io però almeno uno di voi vorrei portarlo a correre...daaai...scegliete voi quale dei quattro :-)

    @Gian: anch'io rifarei subito un'altra trasferta come quella, ma mi sembra che nell'immediato futuro i nostri programmi di gare siano un po' differenti, purtroppo... Secondo me però verso aprile/maggio una bella mezza da fare insieme potremmo trovarla..

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