lunedì 28 marzo 2011

Io, Matteo e la Stramilano (ci sono le foto a dimostrarlo)

Mi sono avvicinato al weekend pieno di dubbi.
Avevo dedicato la settimana post Maratona di Roma al relax, come preventivato. Solo una blanda seduta di cyclette, unica parentesi atletica di sette giorni dedicati, per il resto, a recuperare tutti i vizi di cui mi ero privato nella settimana pre gara. A quest'ultima attività mi sono dedicato con profitto e grandi risultati, in compenso.
Nel weekend bisognava ricominciare a correre, perchè la staffetta di Milano, con l'esordio della squadra dei Piovono Runners, è dietro l'angolo (10 aprile).
Il dubbio era tra la scelta di un allenamento solitario sul Naviglio e la partecipazione alla Stramilano, quella da 10 chilometri. Arrivato a sabato mattina non avevo ancora deciso nulla. Poi sentiti gli altri Piovono Runners e tastata la loro ferrea motivazione a partecipare alla gara del giorno dopo, mi ero deciso anch'io.
Appuntamento pomeridiano allo Stramilano Village in Duomo con Teo e Nizza. Il primo doveva solo ritirare il pettorale, il secondo, come me, doveva iscriversi.
E' proprio Nizza a chiamarmi mentre mi sto recando al luogo del ritrovo. Doccia fredda: i pettorali sono esauriti. Ci proviamo comunque, martelliamo i ragazzi al desk, studiamo le pieghe del regolamento, telefoniamo agli altri punti di iscrizione sparsi per la città. Niente da fare. Pare che una quantità mostruosa di milanesi abbia deciso di espiare i peccati della propria pigrizia proprio in quel weekend, partecipando alla Stramilano. 50.000 pettorali disponibili, 50.000 pettorali venduti.
Io, che fino a poche ore prima non volevo nemmeno partecipare, ci rimango malissimo, incasso gli sfottò di Matteo che agita al vento il suo prezioso pettorale e medito vendetta: partecipazione abusiva senza pettorale, narcotizzare Matteo e rubare il suo, gufare la pioggia, prendere la macchina e attraversare il percorso a tutta velocità facendo più vittime possibili.
Mando un messaggio a Carlo, già iscritto, per lamentarmi della situazione. Carlo è il re delle lamentazioni, un virtuoso dell'esclamazione "uff". Borbottare e imprecare con lui è un vero piacere. Capisce e condivide. E sbuffa con te, facendoti sentire compreso.
Carlo risponde. E' malato e non ha ritirato il pettorale. Come nel più classico dei mors tua vita mea si apre un nuovo mondo. Mi propongo di ritirargli io il pettorale e di farglielo avere alla sera se si riprende, altrimenti di utilizzarlo io al posto suo la mattina dopo. Accetta. Se sbuffa, come è probabile che abbia fatto nell'intimità del letto di casa sua, almeno non me lo fa pesare.

Come avrete capito dal titolo del post, Carlo non ce l'ha fatta. Io, di conseguenza, sì. Con un furto d'identità e di pettorale mi presento alle 8.15 del mattino di domenica in Piazza Duomo. Ci presentiamo, anzi.
Io e Matteo.
Matteo. I più attenti tra i lettori di Piovono Runners lo conoscono già. E' il quarto staffettista di Piovono Runners per la Maratona di Milano. Quello che ci porterà al trionfo del traguardo di Piazza Castello. E' anche quello che qui non ha mai scritto, ma che presto verrà costretto a farlo...
Chi non lo conoscesse deve solo aspettare pochi giorni. E' in arrivo il post di presentazione della squadra, che soddisferà tutte le vostre curiosità sui partecipanti. Vedrete...
Io intanto ve lo mostro. Ecco Matteo, ieri:

E questo sono io, travestito da Carlo:
In piazza c'è di tutto ed è il bello di una non competitiva di soli 10 km: bambini, sciure, gente che fuma (bellissimo vedere qualcuno vestito tutto preciso da corsa, con la sigaretta in bocca), triathleti nerboruti e depilati, anziani veramente anziani. Uno di questi ultimi ha chiesto a Matteo di scattargli una foto con pettorale, sotto il Duomo. Gli ha dato in mano una macchina fotografica da modernariato, con tanto di rullino e rotellina da girare, che Teo non si ricordava nemmeno tanto bene come funzionasse...
Soprattutto migliaia di persone in spirito da scampagnata, con zainetto e palloncino al seguito.
Arrivare alla partenza di una gara del genere dopo aver fatto una Maratona significa toccare con mano l'altro lato del running, quello fatto di cazzeggio, semplice voglia di esserci, divertimento puro, simpatica improvvisazione, pura voglia di tempo libero.
Ci sta, anche per ricordarsi di non prendersi troppo sul serio.
La partenza, devo dire, è scenografica, con centinaia di palloncini che salgono a macchiare di colore il grigio del cielo mattutino.
Matteo infila le cuffie e lentamente ci muoviamo. L'idea è di farla tranquilli, io come ripresa post Maratona e lui come prova generale in vista della staffetta. Un obiettivo piccolo piccolo però ce lo diamo, se no non ci divertiamo: chiudere il percorso sotto l'ora.
Fino a Porta Venezia nulla distingue questa domenica mattina da un normale sabato pomeriggio: un fiume di persone a passo di camminata attraversa Corso Vittorio e Corso Venezia, con la stessa flemma e la stessa velocità di chi il giorno prima faceva shopping.
La corsa inizia a essere degna del suo nome dall'imbocco della Cerchia dei Bastioni, quando gli spazi si aprono, la folla si dirada leggermente e il ritmo può salire. Io e Teo troviamo la nostra velocità, attorno ai 5'20''-5'30'' al km, che ci accompagnerà costante fino all'arrivo.
All'altezza della rotonda della Besana un automobilista isterico (devo dire l'unico del percorso, ad onore dei milanesi a quattro ruote) si becca il suo giusto fiume di fischi e simpatici sfottò da parte dei runenrs. Poco più avanti alcuni ragazzi tentano il saccheggio delle bottigliette d'acqua riservate ai nostri colleghi più seri, quelli della mezza maratona che sarebbe partita dopo di noi. Respinti con perdite dagli organizzatori, ma un piccolo bottino riescono a portarlo via.
Attraversiamo tutti i vialoni, alternando chiacchiere, silenzi e battute sui personaggi particolari che superiamo. Vediamo alcune tute acetate modello "Ora di ginnastica, 1992", introvabili altrove. Vediamo una signora corpulenta trasformarsi in una palla di neve e ruzzolare, perfettamente sferica, per alcuni metri dopo essere inciampata. Vediamo un ragazzino con il monopattino che sfreccia impertinente e si becca i cortesi ed invidiosi vaffanculo dei runners più stanchi.
Se Matteo ha sofferto, io non l'ho notato. Quando lo osservavo mi sembrava dignitosamente fresco, fisicamente a suo agio e moralmente carico. Ha tenuto il ritmo con scioltezza e senza problemi. L'ho osservato, visto che sarà l'uomo che ci rappresenterà al traguardo della staffetta: se quel giorno arrivasse al traguardo leccando l'asfalto o, peggio, in taxi, non sarebbe una cosa bella. Invece mi sembrava bello in forma.
Persino sulle curve gemelle alla fine di XX Settembre non ha battuto ciglio. Nemmeno dopo, quando io lo incitavo per aumentare il ritmo e riuscire a a stare sotto l'ora, come ci eravamo promessi.
E nemmeno alla fine. Anzi. Sfruttando l'imbottigliamento causato da alcune signore esaurite all'ingresso dell'Arena,  Matteo ha dribblato, sprintato da vero runner e mi ha preceduto di un paio di secondi sul traguardo.
Bastardo.
Faceva l'amico, ma mi ha usato come lepre.
:-)

57 minuti e un pugno di secondi, il nostro onorevole risultato.
Eccoci, alla chiusura della nostra prima gara insieme:

E' stato bello. Bello correre spensierati, senza obiettivi, dopo il meraviglioso stress, ma pur sempre stress, della maratona di Roma. Bello improvvisare una partecipazione imprevista fino a 24 ore prima. Bello soprattutto correre con un amico come Teo, accompagnarlo al suo battesimo da runner, fare insieme tutta la gara e vederlo sprintare all'arrivo.

Grazie, Teo. Appuntamento a te, Nizza e Carlo tra due settimane, per la nostra prima, vera, impresa collettiva.
Domenica 10 aprile, Maratona di Milano a staffetta.
Save the date.

2 commenti:

  1. Un Matteo davvero in formissima direi. Dieci chilometri in meno di un'ora sono un buon traguardo. Uff... adesso dovrò per forza allenarmi per andare più veloce di lui, mannaggia.

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  2. vergognatevi...correre dietro alle mamme coi bimbi in carrozzina... :-)

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