lunedì 12 settembre 2011

Naviglio Grande, esterno giorno.

Naviglio Grande, esterno giorno.
Preso a ritroso, arrivando dalla chiesa di San Cristoforo.
Dribbling per evitare la fiumana in uscita dalla chiesa.
Si passa sotto il cavalcavia.
Signora con Panda messa di traverso, che cerca di fare inversione e blocca tutti.
Bicicletta che mi fischia accanto e mi passa.
Murales della fiera di Senigallia.
Sono al 10° chilometro, ancora fresco ma non freschissimo.
Gente che fa stretching.
Passo accanto all’acqua, nel sottopasso pedonale sotto il ponticello.
Gente che beve birra.
Gente che passeggia.
Non c’è il mercatino, grazie a Dio.
Gente con i cani.
Gente con i passeggini.
Altro dribblare.
Sono Cristiano Girola.
Sembro Cristiano Ronaldo.
Salita breve, affollata, calda verso la Darsena.
Era il traguardo, una volta.
Adesso però abito in Porta Venezia.
Cazzo.

I miss you Ticinese, sometimes.

giovedì 8 settembre 2011

BENTORANTI!!!


Vi stavo giusto pensando  stamattina.

In realtà questo post l’ho scritto ieri, come spiegherò più avanti, quindi vi stavo pensando ieri mattina.

Comunque, come state? Tutti tornati? Come siete abbronzati, dove siete stati in vacanze?

Io sono stato un Turchia, posto bellissimo, e non ci ho nemmeno provato a correre, non ho nemmeno portato nulla dietro prima che un colpo di sole mi facesse venire la malsana idea di provarci.

Però sono tornato a percorrere i miei consueti  80 km giornalieri, in macchina.

Ho pensato che oramai, essendo tutti tornati al tran tran quotidiano, l’unica cosa che mancava per sancire l’ufficialità della fine delle vacanze, era il consueto appuntamento con le epiche geste di Piovono Runners. E invece tutto taceva. Nessuno scriveva, nessuno correva, nessuno si azzoppava e nessuno faceva finta di esssere un volenteroso beginner della corsa.

Ma il nostro runnerfilo... no questo è uscito male, cinner? No ancora peggio, runnfilo? Vabbè, Cristiano ha rotto le catene del silenzio e postato il primo post del nuovo semestre.

Mosso da quel discreto e lieve spirito di competizione che ci anima, ovviamente non potevo essere da meno, e appena letto ecco che subito apro un foglio word e pur di scrivere provo a coniare un neologismo  ma con scarsissimi risultati. Vabbè l’importante è scrivere e regalarvi 5 minuti di svago e magari strapparvi un sorriso, no?

Come dicevo, con il post di Cristiano viene sancito l’inizio del nuovo semestre, in cui nuove sfide, nuove avventure e novità eclatanti vi attendono.

Quindi ben tornati e a presto.

mercoledì 7 settembre 2011

Il profumo del Mostro selvatico

Anche quest'anno sono stato a Venezia, alla Mostra del Cinema.
Anche quest'anno ho portato tutto l'occorrente per correre, allettato dall'idea di lanciarmi sui lunghi rettilinei del lungomare del Lido.
Anche quest'anno non ho corso, nemmeno cento metri.

A Venezia il Mostro cinefilo che occupa una delle caverne del mio inconscio sente il richiamo della sua femmina, la Mostra, e non capisce più niente.
Viene alla luce prepotente, si sfoga e rade al suolo qualsiasi altro sano (o malsano) proposito.
Solo lo Spritz gli sopravvive, ogni tanto.
Tutto il resto soccombe.
A Venezia non si mangia: ci si alimenta il minimo indispensabile e poi ci si rimette subito in coda per il film successivo.
A Venezia non si dorme: si chiudono solo gli occhi nel breve intervallo temporale tra l'ultima proiezione (o l'ultima festa, ma solo perchè sono le feste dei film della Mostra) della notte e la prima del mattino.
A Venezia non si corre: si usa la bici - questa è concessa - solo perchè è il mezzo più veloce per muoversi tra una sala e l'altra.
A Venezia nascono dubbi che ti inchiodano: dovrei andare in bagno, ma inizia quel film cinese della sezione Orizzonti...e se fosse il capolavoro inaspettato, imperdibile e che poi te la puoi menare tutta la vita di essere stato il primo a vederlo? A Venezia la vescica compie acrobazie adattative che sfidano le teorie della Fisica sui liquidi.

Per altro si arriva a Venezia sempre provenienti dall'estate, il periodo più lugubre dell'anno per quel che riguarda la forza di volontà sportiva. Un organismo rallentato e viziato dai ritmi agostani non ha gli anticorpi necessari ad opporsi al fuoco incrociato della terrificante coppia. Il Mostro e la Mostra.

L'estate di corsa è stata di una pochezza imbarazzante. Si ricordano solamente un paio di sudatissime e arrancanti uscite milanesi (una per altro interrotta a metà, con arrendevole ritorno a casa tramite bike sharing) e due esotiche (più per la loro inconsueta brevità, a dire il vero) sgambate a Sihanoukville, Cambogia.
Ieri ho ripreso, un timido approccio con la Martesana, a lungo abbandonata e per questo, giustamente, offesa.
Urgono obiettivi per l'autunno: maratone, mezze maratone, altre gare.
Si accettano, si desiderano anzi, suggerimenti.
Rimotivatemi.

Ricambio con qualche consiglio non richiesto sui film visti a Venezia.
Un bellissimo film, autoriale ma digeribile e divertente per qualsiasi palato: Carnage
Un paio di divertenti commedie italiane, leggere ma di quel disimpegno un po' impegnato...: Cose dell'altro mondo e Scialla
Un'altra Italia, poco da ridere ma da guardare negli occhi, meglio se attraverso la lente di un grande regista, come qui: Terraferma.
Un tocco di ottima cinefilia pura, per chi se la sentisse: A simple life e Dark Horse


A disposizione per informazioni aggiuntive ( e per prendermi i vaffanculo post visione, nel caso).

sabato 30 luglio 2011

Marte Milano - Seconda Parte

Avevamo lasciato i nostri eroi su Marte. In missione per conto di Arca. Era giovedì 14 luglio, un caldo pomeriggio di luglio.
Avevamo anche anticipato qualcosa. Una vittoria. La Vittoria. Strapotere fisico e mentale. Ma di che parlavamo? Seguiteci e lo scoprirete.


IL PALCO DI CORNA

OPERAZIONE MILANO
Sabato 16 luglio

Strapotere fisico e mentale. Possiamo dirlo davvero. Con grande umiltà. Infatti abbiamo umiliato tutti. UAH! UAH! UAH!

Andiamo con ordine. Il nostro ordine. Possiamo permettercelo.

La Fine
Milano è lì, davanti a noi. Ai nostri piedi. I 6 checkpoint più la partenza si stagliano sotto il cielo che imbruna. Bicocca, la Collina dei Ciliegi.

Alle nostre spalle gli organizzatori allestiscono il banchetto per chi dovrà arrivare. "Siete troppo in anticipo". Sorridiamo. Lo sappiamo.

Tre ore prima
Milano, Darsena. Trecento persone fanno la fila per diventare Runner. I ragazzi di Critical City Upload distribuiscono le istruzioni. E due nastrini. Il nastrino blu è per i Runner. Il rosso è per gli infami. I Chaser, arcinemici dei Runner. Tutti possiamo diventare infami. Basta un attimo di distrazione e il Chaser ti tocca (tagga). Rabbia e frustrazione ti colgono. Cedi al Chaser il tuo nastrino da Runner e passi al lato oscuro della corsa. Una la meta finale, ma per raggiungerla il Runner deve percorrere sei tappe della conoscenza. Sei stazioni per la crescita interiore, da raggiungere pedibus calcantibus, correntibus o semplicemente in bus...

Vabbè, troppo complicato. All'inizio avevamo tutti un nastrino blu. Quando un Chaser ti toccava dovevi dargli il nastrino blu e indossare quello rosso. A quel punto diventavi Chaser e dovevi taggare i Runner.
Si poteva correre per tutto il percorso, come abbiamo fatto, o prendere i mezzi pubblici. Niente bici, taxi, macchine, teletrasporto e affini.
Bisognava passare per 6 checkpoint. A ogni checkpoint timbravano il foglio con la mappa e le istruzioni.

(nella foto: il nastrino blu e la mappa da timbrare)
Dicevamo. Trecento. Come Leonida e i suoi. Trecento eroi pronti al massacro.

Mentre attendiamo la partenza uno sciame di zanzare killer ci assale. Gli organizzatori avevano pensato anche a questo.

(nella foto: più Autan per tutti)
La Partenza
Darsena, ore 20. C'eravamo noi, Carletto e Valerio. E Ruggiero, già incontrato giovedì alla Missione Marziana. E poi c'erano gli altri Marziani, che correvano insieme.

(nella foto: vogliamo ricordarli così, prima del massacro)
Ci siamo trovati per caso, con Ruggiero. E abbiamo deciso di unire le forze e conquistare insieme la Vittoria. Ruggiero è un runner espertissimo. Due Ultra Trail del Monte Bianco e una Tor des Geant all'attivo. Più innumerevoli maratone e ultratrail. Nato e cresciuto a Milano. Il perfetto compagno d'avventura.

(nella foto: a sinistra, il trio del trionfo)

Primo Checkpoint
Dalla Darsena alla Biblioteca Parco Sempione.

Carletto fino a quel momento osservava. Tutti quei Runner agguerriti lo intimorivano. Ancora non sapeva che avrebbero mangiato la sua polvere.

Alla prima curva noi tre lasciamo la massa e ci dileguiamo per i vicoli di Milano. Carletto guida. Sinistra, destra, sinistra, dritto, sinistra, e così via. "Ma dove spacchio stiamo andando?" pensa Valerio. Carletto, dieci anni di Università Cattolica e di Biblioteca del Parco. Quelle strade erano nel suo DNA.

Sinistra, Via Meravigli. Ruggiero e Valerio capiscono finalmente dove si trovano. Seguono Carletto con un misto di ammirazione e paura.

E sbuchiamo in Cairoli. Da lì entriamo lateralmente nel Parco. "Sai come arrivare al Checkpoint?" chiede Valerio. "Certo." risponde Carletto.

Due berberi si stagliano di fronte a noi. "Siete i primi".

(nella foto: il berbero)
Ci indicano dove timbrare il foglio. Timbriamo e scappiamo. Siamo primi e vogliamo restare tali.

Secondo Checkpoint
Dalla Biblioteca a Via Visconti.

Via Visconti. Mai sentita nominare. Le istruzioni dicono che è vicino a Corso Garibaldi.

Usciamo dal Parco e passiamo accanto all'Arena. Potremmo passare da Moscova. Ma è una fermata della metropolitana. Troppo pericoloso, è un punto dove i Chaser potrebbero tendere agguati.

Tagliamo per vie traverse e finiamo in Corso Garibaldi. Ogni passante si sente rivolgere la stessa domanda: "dove spacchio è Via Visconti?". Nessuno lo sa.

In qualche modo ci arriviamo lo stesso, potenza del destino.

La Pizia a guardia del Secondo Checkpoint (musa, baccante, sibilla, madre natura, non sappiamo) di bianco pitta ci pinge la fronte di rosso sangue.

(nella foto: a sinistra, la Pizia. A destra le tre vestali della Pizia: Grazia, Graziella e Grazie al Cazzo)
Diventiamo d'un colpo reietti per i babbani e riconoscibili dai Chaser.

"Siete i primi", dice la ragazza che corre attorno all'albero. Mentre ci annuncia la lieta notizia, vediamo accorrere altri Runner. Non così tanto primi, pensiamo.

Timbriamo e scappiamo.

Terzo Checkpoint - La caduta di Ruggi
Da Via Visconti a Via Paolo Sarpi 8.

Usciamo da Via Luchino Visconti (quel Visconti) e ripercorriamo la stessa via dell'andata. Carletto consiglia di attraversare subito. Ma allungheremmo e Ruggiero e Valerio vogliono risparmiare le forze per il resto del Viaggio. Il Termine della Notte è ancora lontano.

Via Legnano. Valerio e Ruggiero sono davanti. Carletto arranca a qualche metro di distanza. L'orgoglio è troppo per chiedere di rallentare.

"UAAAAAAAAAAAARRRRRRRGGGGGGHHHHHH!!!!!!"

"CHAASSEEEERRRR!!!!" urla Valerio, mentre con la coda dell'occhio vede un fulmine giallo sbucare da un cespuglio. E scatta.

Ruggiero è frastornato. Tentenna. Carletto è salvo.

Valerio si gira. Vede il compagno di avventura cadere. Gli occhi di chi sa che non potrà arrivare al Termine.

Il tempo della nostalgia dura poco. Ruggiero è adesso un Chaser. Appena indossato il nastrino rosso diventerà un infame taggatore.

Il loro compagno di avventura non c'è più. Carletto e Valerio lo sanno. E corrono come non avevano ancora corso.

Terzo Checkpoint - L'arrivo
Allunghiamo quanto basta per evitare altri Chaser. E arriviamo al Checkpoint.

"Siete i primi". Non ci stancheremo mai di sentircelo dire.

La procedura è lunga. E ne passa uno alla volta. Entra Valerio per primo. Rende omaggio alla Regina del checkpoint, che per ringraziarlo lo maledice, ed esprime un desiderio riparatore.

(nella foto: Pino, avvocato Marziano, rende omaggio alla Regina)
Carletto entra subito dopo, mentre Valerio si riposa e osserva. I Runner in fila per entrare dalla Regina aumentano. Non potremo aspettare tanto. Carletto ci mette un attimo a capirlo, rinuncia stoicamente al ristoro e incita Valerio.

"Sai come arrivare al Checkpoint?" chiede Valerio. "Certo." risponde Carletto.

(nella foto: i desideri vincenti. Per gli altri desideri: The Hub)
Quarto Checkpoint
Da Via Paolo Sarpi 8 al Cavalcavia Bussa, in fondo.

Usciamo da Via Sarpi timorosi. I Runner aumentano. E dove ci sono Runner ci sono Chaser. Attraversiamo lo slargo di Porta Volta esattamente in mezzo. Solo un pazzo suicida ci seguirebbe lungo questo percorso.

Oppure un Chaser.

Carletto lo nota con la coda dell'occhio. Lo tiene sotto tiro. Il Chaser cammina indifferente. Superato lo slargo accelera. Un urlo di Carletto e partiamo.

Era distante 10 metri. Dopo 5 secondi i metri sono 20. Si ferma. Impreca. Inveisce. Inculati Chaser!!

Sinistra, destra. Breve salita. Arrivati. Valerio non ci crede, saranno passati 2 minuti dall'incontro con il Chaser. Carletto è sicuro. E all'orizzonte vediamo il quarto Checkpoint.

Ci accolgono due ceffi con maschere antigas e bastoni sfollagenti. Fanno i duri, forse non sanno chi hanno davanti. Ci sbagliamo, lo sanno: "siete i primi".

Ci sottopongono a una serie di prove da bulletti. Ma c'è una ricompensa. Uno alla volta entriamo nella tenda medica dove ci accolgono il poliziotto e l'infermiera. Una delle due, veramente figa.

(nella foto: a destra, l'altra)
Sorbiamo la medicina dell'infermiera, brutta quasi quanto lei, timbriamo e partiamo. Solo allora, dopo circa 10 minuti, vediamo comparire gli altri Runner.

Quinto Checkpoint
Dal Cavalcavia Bussa al Maciachini Center.

"Sai come arrivare al Checkpoint?" chiede Valerio. "Certo." risponde Carletto.

Questa volta la strada è più lunga. E più tortuosa. Immaginiamo che vi siate già scassati i cabasisi a sufficienza. E manca ancora parecchia strada. Diciamo che in qualche modo arriviamo.

Le distanze si allungano e noi continuiamo a correre indefessi. L'aumentare dei chilometri, lo strapotere fisico, e la perfetta conoscenza della topografia milanese di Carletto creano il baratro alle nostre spalle.

Alla fermata MM Maciachini chiediamo indicazioni a un passante. Reattivo come Snoop Dog dopo tre giorni ad Amsterdam. "Sai dov'è il Maciachini Center?" "eeehhh, (pausa) no.". E ci fissa, come un pesce lesso elettroshockato. Imperterriti chiediamo: "Sai dov'è Via Imbonati?" "eeehhh, (pausa) no.".

"Grazie (al cazzo) lo stesso".

100 metri più avanti troviamo Via Imbonati. Altri 50 metri e siamo a quello che potrebbe essere il Maciachini Center. Un palazzo appena costruito, del quale non avremmo certo sentito la mancanza.

Cerchiamo quello che potrebbe essere il Quinto Checkpoint. Una coppia di peruviani o un barbone col carrello? Osserviamo meglio, il barbone ha le Converse nuove di pacca e i pantaloni con macchie regolari e posticce.

Ma la certezza l'abbiamo quando rifiuta l'elemosina dei peruviani. E offre loro uno spritz.

(nella foto: il barbone coi Ray Ban)
"Siete i primi".

Avevamo corso tanto questa volta. Il rischio che qualcuno ci avesse superati era remoto, ma possibile. Grazie Barbùn!

Rifiutiamo gli alcolici, superiamo la difficile prova di buttare la spazzatura del clochard, timbriamo e partiamo.

Siamo i primi.

Sesto Checkpoint
Da Maciachini Center a Sottopassaggio di Via delle Tofane.

"Sai come arrivare al Checkpoint?" chiede Valerio. "Certo." risponde Carletto.

L'ultimo prima dell'arrivo. Sarà pieno di Chaser. Prendiamo i vicoli più insoliti.

Il sudore e il rosso della Pizia sembrano sgorgare insieme dalla nostra fronte. I passanti ci fissano intimoriti. Una madre, abbraccia i figli e chiede se abbiamo bisogno di cure mediche.

"Non si preoccupi Signora, siamo dei Runner che dobbiamo raggiungere i checkpoint scappando dai Chaser che ci potrebbero taggare".

Stringe i figli ancora più forte. Immaginiamo il sollievo nel vederci correre dritti per la nostra strada. Lontani dai suoi pargoli.

Troviamo la Marti, tanto cara a Cristiano, tanto invisa alla Bionda.

Troviamo anche le pantegane della Marti. E lì accanto, protetto dal fuoco, il sesto Checkpoint.

"Siete i primi". Dicono due fanciulle terrorizzate dai ratti, mentre trangugiano pizza. "Anche troppo primi".

Dicono qualche cosa sul futuro del mondo e di Milano. Narrazioni così interessanti da scivolarci addosso insieme al sudore. Ciò che invece non scivola sono quelle cazzo di zanzare.

Ci spruzzano un inutile liquido antizanzare sottomarca e ci sottopongono alla prova più insulsa che mente umana potesse pensare: costruire il Ponte di Leonardo, senza istruzioni, utilizzando tutti i bastoni modulari a disposizione.

Come possono due eroi tutto muscoli realizzare in dieci minuti il ponte che quel genio di Leonardo ha impiegato anni a progettare?

Valerio brandisce un bastone e guarda Carletto. Carletto intuisce e ne brandisce un altro. I Runner perfetti si esibiscono in uno spettacolo unico al mondo. Perfetta sintesi tra il Fantozzi campeggiatore e la scimmia di 2001 Odissea nello Spazio (si consiglia la visione in contemporanea).

Mossi a pietà, i crudeli guardiani del Checkpoint ci spiegano il metodo di costruzione. 2 minuti di imprecazioni dopo il Ponte di Leonardo è pronto. "Who's your daddy Leo?"

(nella foto: Carletto sfoggia un pezzo della sua collezione di maglie presudate)
Timbriamo e partiamo.

L'arrivo
Dal Sottopassaggio di Via delle Tofane alla Collina dei Ciliegi.

"Sai come arrivare al Termine della Notte?" chiede Valerio. "Certo." risponde Carletto.

Usciamo dalla Marti. Valerio ha paura. Il ricordo di Ruggiero, catturato dal Chaser a un metro da lui è ancora vivido. Chiede a Carletto di inoltrarsi in vicoli ancora più sconosciuti. E Carletto, paziente, lo guida verso la meta, facendoglielo credere.

C'era solo la strada principale a portarci al Termine del Viaggio della Notte. Via Emilio De Marchi. I vicoli avrebbero allungato troppo il percorso, e potevano essere più facile rifugio di Chaser.

Una sola via avrebbe voluto evitare Carletto: Via Guido Venosta. Ma come indica bene Google Maps, era l'unica strada percorribile. Sovrastata dalla Collina dei Ciliegi, Via Venosta era il rifugio ideale dei Chaser. Esposta. Illuminata. Tante macchine e cespugli dove nascondersi.

I nostri occhi sono, se possibile, ancora più spalancati e attenti di prima. Ogni macchina, muretto e incrocio di Via De Marchi viene esplorato a distanza di sicurezza.

Man mano che avanziamo Via De Marchi si stringe, e i vicoli dove eventualmente fuggire scompaiono.

Arriviamo al passaggio obbligato del cavalcavia. In cima scorgiamo una figura oscura. Pantaloncini e maglietta nera. Il deserto intorno a noi. Che ci fa un personaggio così insolito in quel luogo? A quell'ora?

Ci da le spalle. Andiamo sul fronte opposto della strada. Lo fissiamo mentre piano piano lo approcciamo. Quando siamo nel suo raggio visivo acceleriamo.

Gli diamo 50 metri. Ci voltiamo. L'oscuro personaggio si ferma alla fermata dell'autobus. Ci guarda come se venissimo da Marte. E aveva ragione, direzione Milano.

Via Guido Venosta. E' di fronte a noi. Entriamo, finalmente. Camminiamo, occhi e orecchie tesi a captare ogni movimento davanti a noi.

La strada è deserta. Sollievo. Circospetto. Un rumore.

Carletto è il primo a sentirlo. Dietro di noi un Chaser vestito di nero è scattato. Ci separano 5 metri. E questa volta sembra essere veloce. Sembra.

Partiamo all'unisono, 10 metri dopo sentiamo un po' più lontano "Cazzo se correte veloce ragazzi". Non è ancora il tempo dell'autocompiacimento. Corriamo ancora più forte, fino all'incrocio di Viale Sarca. A destra è zona franca, il Chaser non può seguirci. A sinistra siamo potenziale carne da macello.

Carletto conosce la strada e volta a destra. Ma non ha il tempo di avvertire Valerio, che segue il cuore a sinistra. Mannaggia a Susanna Tamaro.

Valerio si ferma. Sa che dovrà raggiungere Carletto o sarà perduto. Dall'altra parte della strada lo osserva il Chaser. Carletto si ferma e suda freddo. Osserva la scena.

Valerio finta in direzione opposta e corre verso il suo compagno di Viaggio. Il Chaser non molla e cerca di raggiungere la preda prima che questa raggiunga la zona franca.

Non importa che tu sia Chaser o Runner, se hai contro un Podista da Marte, col ciufolo che lo batti.

Valerio e Carlo si ricongiungono. Il Chaser, sportivamente fa i complimenti indicandoci un paese dove dovremmo andare. La Collina dei Ciliegi è sopra di noi, ma come arrivarci?

Zona franca, abbiamo finalmente tutto il tempo per pensarci. Quando vediamo un altro Chaser camminare verso di noi. Lo riconosciamo subito, è l'infame che aveva taggato Ruggiero.

Siamo sicuri di essere sicuri, ma la vista di quel Chaser fa aumentare il battito cardiaco. Ci guarda beffardo. Alla debita distanza chiediamo come arrivare in cima. Sorride e sta zitto. Ci sarà un motivo se gli organizzatori l'hanno fatto Chaser da subito.

Quand'ecco arrivare il furgoncino bianco degli organizzatori. Ci vedono, si fermano, spalancano gli occhi. Ci indicano la scalinata di fronte. "Siete arrivati, da qui a su è tutta zona franca".

Salutiamo il Chaser con estrema cortesia e saliamo. Verso l'Olimpo. Uno, due, tre scalini alla volta. Poi di nuovo uno alla volta, ché c'abbiamo anche un'età.

Finisce la scalinata, a destra la breve salita che porta alla meta. Una figura alta e magra si avvicina sorridente. E' Fabrizio, il Capitano dei Podisti da Marte. "Ero sicuro che ce l'avreste fatta".

Arriviamo al banchetto. Gli organizzatori non hanno troppo tempo da dedicarci, stanno allestendo l'arrivo per i Runner vincitori.

Mostriamo il nastrino blu. Ci guardano, guardano Fabrizio che annuisce sornione. Ci registrano come vincitori parimerito.

Poi Carletto chiede una sigaretta e una birra.

Epilogo
Il resto è storia. Sono le 22.16. I secondi arriveranno un'ora dopo.

(Valerio Scollo, Carlo Sconcini e gli altri Runner superstiti. Da notare che il Viaggio Terminava a mezzanotte)
Nel frattempo mangiamo un panino e beviamo birra. Arriva la Pizia con le graziose Grazie. E arrivano mandrie di Chaser. Ex-Runner trasformati in infami. Sentiamo narrare racconti spaventosi, di un Chaser cattivissimo chiamato Ruggiero. Implacabile, si fermava solo catturata la preda.

E così il trio è di nuovo riunito, 3 ore dopo, per la premiazione finale.

(nella foto: Carletto, Valerio, Ruggiero, i Palchi di Corna e i 16 scalpi di Ruggiero)

Altre foto Qui e Qui.

sabato 23 luglio 2011

In the meanwhile

All the Italian readers of this blog are waiting. What? The second part of a journey culminated with a great victory!
It will be posted as soon as Carletto and I have enough time to write the post together.

In the meanwhile I'll post in English. I know, it's boring and I cannot write in English properly (this phrase is an example of the statement). But there's a personal reason for me to write in English this time. Which will be kept personal.

So, the running. After the victory of last Sunday I ran twice. I know it's not that much for people who were used to read or hear about my runs four/five times a week. But in this period of the year twice a week is a good average. Hot weather and work/study are not easy to combine with run. And the fact that I haven't planned a marathon yet doesn't help.
I really don't know how Carletto can run almost every day. No surprise that his perfect shape lead us to victory.

The reason of this post is not really running.

I've just spoken with Helle, a friend of mine who lives in Oslo. I called her right after I read the news. Specifically, this piece of news* and this piece of news*. And this piece of news (for non-Italian-readers these are an example of scaring journalism).

*You are allowed to change "news" with "shit".

Helle is a woman from another planet, called Norway. Although gasoline is much cheaper than in Italy, there are basically no cars on the streets of Oslo. A family with two children can live and go skiing without a car (and I met that family).

The first time I met Helle I was 4. They told me I didn't like her. I don't remember. When I met her again in February 2007, I was a little older at that time, I loved her. And her husband of course. And their beautiful daughter.

She lived next to a huge city park. And she was concerned that her daughter didn't have enough space to play outside. Or that she could be hit by a car. I might have counted two cars in that area, in six days.

When I called her, a few minutes ago, she said she was fine. She knew a girl who was in that island, though. And was quite shocked. The girl survived.

We talked about how beautiful Oslo is (well, I said that), and she gave me an understanding of the facts.

I cannot remember the exact words. Basically what she said, in less than a phrase, was this:
He was a lonely man. Without friends. Nothing will change.
I might have misunderstood. But this phrase, and the meaning I give to it, are the only reasons for I have written this post.

(in the picture: The Scream)


lunedì 18 luglio 2011

Marte-Milano - Prima Parte

Note:
Un post old-style. Di quelli lunghi e con tante foto. E con tante storie. Uno di quei post che non potete leggere in ufficio perché il capo vi sgama.
Vi abbiamo avvertito.

Legenda:
Valerio
Carlo
Un post anomalo, perché scritto a quattro mani. Sul computer di Carlo e con la mia password. Come scrivevo l'altra volta, è a casa di Carlo che i due Piovono Runners passeranno l'estate 2011. A studiare 6 materie di diritto in due mesi. E a godere incondizionatamente dell'aria condizionata di Carlo.


Solo studiare?
Ah! Ah! Ah! (ridono Cristiano e Nizza)


Chi ci crede? Una carica di adrenalina purissima in una casa condizionata dall'aria. I fumetti dei Fantastici 4 da cui trarre ispirazione. I due Piovono Runners sono pronti a grandi imprese.

SOLIDARIETA' e CAZZEGGIO

OPERAZIONE MARTE
Giovedì 14 luglio

Ho già parlato una volta dei Podisti da Marte. Qui e Qui.
Questa volta si correva per il Progetto Arca. L'obbiettivo era raccogliere 1500 euro per sistemare e rendere più accogliente la sala del Centro Notturno di  Milano di Progetto Arca Onlus, dove vengono accolti i senza fissa dimora.
L'ultima Missione estiva, partenza alle 19.30. Si correva nei luoghi della Milano da Aperitivo per portare il messaggio marziano.
Bar Bianco, Arco della Pace, Moscova. Immancabile giro in Galleria e Piazza Duomo. Il messaggio era nei fiori che distribuivamo. E questa volta era anche nelle coperte di pile.
Capisci che le persone sono motivate quando fanno a gara per portarsi le 30 coperte di pile a disposizione per tutti. A Milano. A luglio. Alle 19.30. Per 10 km.
Nei punti caldi dell'aperitivo milanese i 30 fortunati stendevano la coperta sull'asfalto e ci si sdraiavano sopra.
La voce di Fabrizio spiegava il messaggio: sensibilizzare alla condizione di chi non ha un tetto sopra la testa. Non solo durante una corsa, ovviamente.
Certo che se al posto del pile avessimo usato del cotone, non credo che quelli che bevevano il prosecco al Radetzki si sarebbero offesi.
Le coperte erano per pochi fortunati. Ma tutti potevano far fischiare l'uccello.

E' bello scrivere un post a 4 mani. Soprattutto se a scrivere sono le altre due mani, e non le tue. Lo sforzo di essere simpatico, ma anche giustamente serio, lo ha già fatto Valerio; io posso permettermi di non uscire dal personaggio dello studente studioso che studia.
Ma chi ci crede? (ah, il bello di essere quello che pubblica il post)

(nella foto: la papera col fischietto di Progetto Arca)

Tra i senza fissa dimora c'eravamo anche Carlo e io.

Io non solo ho steso la coperta di pile, ma ho anche fatto fischiare a più non posso l'uccello. Non avevo mai corso insieme con i marziani, ma Valerio è riuscito a convincermi facilmente. Dopo sei mesi di dolce e cocciuta insistenza. "Ah ma corri! allora devi venire a fare una missione". "Carlo, domani c'è una missione!". "Ma lo sai che giovedì sera c'è la missione?". "Sabato mattina c'è una missione bellissima, ti aspetto!". Questo giro è arrivato a casa mia la mattina alle otto. In pantaloncini e maglietta. Studia con me, sa dove sono in qualsiasi momento. Anche a volere, e non volevo, non avrei potuto mancare la missione.

(nella foto: a destra, i due Piovono Runners mentre studiano diritto processuale civile)

Non mi ricordo quante missioni ho corso. Eppure mi emoziono ancora come la prima volta. Avevo letto da qualche parte di questi strani Podisti da Marte e avevo deciso di andarli a vedere.
Non conoscevo nessuno. Mi sono fatto il mio giro di 10 km con loro e sono tornato a casa. Portandomi dentro il fuoco marziano.
Col tempo questa fiamma l'ho provata a passare ad altri. Giovanni, Morea, Ruggiero (tenete a mente questo nome), la ragazza-più-invidiata-dell'universo, per citarne alcuni. Quel fuoco non si è mai spento. E mi ha accompagnato nel suo viaggio da Milano a Londra.
Lavoro permettendo non mi perdo una missione. Ed esibisco quando posso la mia bella maglietta gialla.
E adesso: l'emozione della prima volta di Carlo.

Non conoscevo nessuno, avevo un maglietta blu elettrico, pre-sudata. A un certo punto ho visto che distribuivano delle cose blu. Ho pensato bene di prenderne una. La coperta di pile. Ottima per scivolare sul sudore, distribuendolo uniformente, e tenere caldi i muscoli. Due cose che, a Luglio, a Milano, sono fondamentali.
Poi è diventato tutto casino, fiori e risate.
La corsa marziana è un momento di discreta anarchia, in cui i vigili vengono abbracciati e un sorriso fa davvero passare tutto. La corsa è un centinaio di cretini che fanno baldoria senza esagerare. La corsa marziana è un momento di ludica serietà, è un ossimoro continuo.

(nella foto: in basso a destra, il clochard Valerio, con la coperta blu e gli occhiali da sole, mostra l'uccello all'obbiettivo)


Certo che la faccia che ho quassotto, tutto sembra sprigionare tranne che fuoco sacro, ma quella ho. Specialmente davanti a un buffet.

(Nella foto: Carlo nella parte di un clochard davanti a un buffet)

Che dire più ? Forse solo che mi sono divertito tanto e che ho trovato un modo in più per fare lo stupido. Regalare fiori alle pulzelle dà sempre grande soddisfazione e genera gran sorrisi. Anche l'uccello fischiatore. Non sono abbastanza addentro la sociologia per trattarne in modo completo. Ma credo che ci sia dietro qualcosa di Freudiano. Uccello. Fischiatore. Uccello.

Io latito. Carlo compare sfuggente ai minuti 0'40'', 1'05'' e 1'53''. Ma vi consiglio di guardare tutto il filmato. Mai perdersi le gnocche marziane, quando se ne ha l'occasione.

Un ultimo pensiero prima di chiudere. La procedura civile è una cagata pazzesca. Ah no, non era questo. Sabato sera, insieme a Valerio abbiamo corso e vinto "Viaggio al Termine della Notte". Un urban game per le strade della città che riecheggia un po' guardie e ladri. Tra inseguimenti mozzafiato e agguati micidiali, siamo sopravvissuti grazie a strapotere fisico ed intellettivo. Ma questo è il racconto della prossima puntata. Oggi è l'uccello che fischia.

Nella prossima puntata:
VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE