Io ho questo problema, non so se abbia a che fare con la corsa: quando giro in motorino o in macchina sono freddo, disegno traiettorie razionali e geometriche come un gps per arrivare alla destinazione prevista nel più breve tempo possibile. Quando invece giro a piedi o in bici stacco la spina, scelgo percorsi obliqui, adoro disperdermi tra le stradine, allungare i percorsi, fiuto incessantemente le tracce di quei pochi angoli e scorci di Milano che mi piacciono e li inseguo per sentirmi meglio, dimenticando il più delle volte quale sia la meta finale del mio pellegrinaggio.
Ho quella sindrome da Nanni Moretti in Caro Diario: mi piace girare la città e guardare le case. In particolare quelle decadenti (questa è per Roberta, una cosa tra noi due)
Il problema è che lo faccio anche di notte, a gennaio, con meno x gradi sul termometro e dopo una cena calabrese affogata in un antico amaro alle erbe.
L'altro problema è che ieri, almeno nel primo tratto, lo facevo senza nemmeno guardare le case. Non guardavo nemmeno dove camminavo, a dire il vero. No, non era colpa della John Smith o dell'Antico Amaro alle erbe, anche se quelli aiutavano. Era colpa di Piovono Runners. Avevo scoperto, connettendomi con il cellulare, che Carlo aveva postato il suo nuovo pezzo e non potevo non leggerlo subito. Allora l'ho fatto lì, nelle stradine brumose dietro il Policlinico, furtivo come un ladro, sperando che gli avi crotonesi che avevo risvegliato vegliassero a loro volta su di me e mi facessero evitare le merde dei cani sul marciapiede, mentre deambulavo con lo sguardo assorto sullo schermo del telefonino.
Ce l'ho fatta, come per magia.
Abracalabria, amici di Piovono Runners.
Nessun commento:
Posta un commento