venerdì 21 gennaio 2011

Abracalabria

Ieri zigzagavo a piedi attorno a mezzanotte nelle viette tra Corso di Porta Romana e Corso Italia. Ero reduce da una birra al Pogue (pinta di John Smith: ormai è la mia preferita. Buonissima, poco gasata, poco alcolica, va giù che è un piacere. Dovrebbero servirla anche ai punti ristoro durante le gare) e da una cena chez Don Giò, ristorante calabrese in cui mi sono recato con il doppio intento di divorare peperoncini come Homer Simpson e di eseguire, sotto gli effetti degli stessi, riti esoterici di invocazione degli avi crotonesi di Carlo affinché proteggano il suo ginocchio e facciano piovere 'nduja sulle strade della Mezza di domenica (dovreste vedere come corre Carlo sulle strade viscide di 'nduja: tutti scivolano, lui sembra Barrichello quando diluvia durante il Gp).
Io ho questo problema, non so se abbia a che fare con la corsa: quando giro in motorino o in macchina sono freddo, disegno traiettorie razionali e geometriche come un gps per arrivare alla destinazione prevista nel più breve tempo possibile. Quando invece giro a piedi o in bici stacco la spina, scelgo percorsi obliqui, adoro disperdermi tra le stradine, allungare i percorsi, fiuto incessantemente le tracce di quei pochi angoli e scorci di Milano che mi piacciono e li inseguo per sentirmi meglio, dimenticando il più delle volte quale sia la meta finale del mio pellegrinaggio.
Ho quella sindrome da Nanni Moretti in Caro Diario: mi piace girare la città e guardare le case. In particolare quelle decadenti (questa è per Roberta, una cosa tra noi due)
Il problema è che lo faccio anche di notte, a gennaio, con meno x gradi sul termometro e dopo una cena calabrese affogata in un antico amaro alle erbe.
L'altro problema è che ieri, almeno nel primo tratto, lo facevo senza nemmeno guardare le case. Non guardavo nemmeno dove camminavo, a dire il vero. No, non era colpa della John Smith o dell'Antico Amaro alle erbe, anche se quelli aiutavano. Era colpa di Piovono Runners. Avevo scoperto, connettendomi con il cellulare, che Carlo aveva postato il suo nuovo pezzo e non potevo non leggerlo subito. Allora l'ho fatto lì, nelle stradine brumose dietro il Policlinico, furtivo come un ladro, sperando che gli avi crotonesi che avevo risvegliato vegliassero a loro volta su di me e mi facessero evitare le merde dei cani sul marciapiede, mentre deambulavo con lo sguardo assorto sullo schermo del telefonino.
Ce l'ho fatta, come per magia.
Abracalabria, amici di Piovono Runners.

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