C'era un tizio che correva la mattina al Parco delle Basiliche, perchè non riusciva a dormire: ero io.
Ce n'era un altro che aveva una straordinaria capacità di appassionarsi alle novità e di andare oltre ai propri acciacchi fisici, ed era un grande amico del primo tizio: era Carlo.
I due tizi si sono inventati Piovono Runners, una sera di gennaio del 2011, perchè avevano deciso di correre insieme la loro prima maratona.
I tizi sono diventati tre. Ne è arrivato uno, Nizza, che di chilometri ne ha poi percorsi pochi, ma che ci ha sempre supportato e ha creato il nostro logo. Mica roba da poco.
Il quarto è Matteo che ha trovato una sua collocazione ben precisa nel gruppo: è lo sprinter, in un gruppo di fondisti. Il cecchino in un reparto di fanteria. Lo chef che impiatta le preparazioni gastronomiche e le presenta in sala. Il finisseur delle nostre staffette.
Il quinto e il sesto di chiamano Gianluca e Valerio. Sono il nostro fiore all'occhiello. Quelli bravi. Quelli magri. Quelli che la corsa, per loro, è una roba seria. Anche quando corrono con le orecchie di Topolino.
Poi ne sono arrivati tanti altri, attirati dalla forza centripeta e appassionata del running, che li ha aggregati un po' per amicizia, un po' per curiosità e un po' per caso attorno al piccolo nucleo di Piovono Runners: persone come Alessandro, Luca, Riccardo. E tanti altri. Talmente tanti che non li conosco nemmeno tutti di persona.
E mi fermo qui, ma ce ne sono ancora altri che periodicamente incrociano le loro orbite podistiche con la nostra, anche solo per venire ai nostri aperitivi e contribuire alle nostre raccolte di beneficenza.
Domenica eravamo in diciassette (sarà per questo che ha diluviato?). Un maratoneta e sedici staffettisti, a comporre quattro squadre Piovono Runners. Uno spettacolo e un piccolo orgoglio, per noi che poco più di un anno fa eravamo in due.
Ancora numeri, ecco il riassunto della performance delle quattro staffette Piovono Runners:
Io vi racconterò le vicende della squadra Piovono Runners 1, quella che ho orgogliosamente capitanato.
Ecco i nostri parziali:
Per rendere l'idea del valore del piazzamento, le staffette iscritte erano circa 2200, quelle arrivate quasi 2000 |
Non so bene cosa abbia combinato in quei 13km, magari ce lo racconterà lui. So solo che è riuscito a prendersi a male parole con un'automobilista nonostante si corresse in una domenica di blocco del traffico. E so di averlo visto arrivare al cambio con me in uno stato che fondeva l'epica sacrificale di un Dorando Pietri con l'entusiasmo folle ci uno che entra alla sede delle Sisal sventolando il tagliando vincente del Superenalotto: mi è arrivato incontro, nella calca da tappone di montagna del Tour de France che caratterizzava il punto di cambio, con il braccio alto e la mano stretta attorno al braccialetto con chip che faceva da testimone, sputazzando le ultime energie.
Ho raccolto il suo testimone, ho provato a schiaffeggiarlo (in realtà era un tentativo di abbraccio e di saluto, ma tra due corpi in movimento e resi viscidi dalla pioggia, non è facile) e sono partito. I primi 3-400 metri li ho spesi a urlare alla gente di spostarsi. Ho anche spintonato un paio di quelli che soffocavano il passaggio ai runner con l'arroganza di quello che sa che tanto non l'avrebbero inseguito. Ho intravisto James, futuro staffettista in pectore di Piovono Runners (James, preparati!) e ci siamo scambiati qualche urlo, questa volta amichevole. Uscito dalla calca mi sono strappato di dosso il sacchetto della spazzatura che avevo indossato tipo saio (sì, i runner fanno anche ste robe, oltre che spalmarsi la vaselina e pisciare ovunque: è giusto che lo sappiate) per proteggermi dalla pioggia, con una foga da Incredibile Hulk. La pioggia continuava incessante, ma per me, allergico, è stata quasi un vantaggio: l'anno scorso avevo patito da morire la giornata calda e affollata di pollini che aveva caratterizzato la staffetta. Ho fatto anch'io un po' di polemica (siamo una squadra di persone che hanno bisogno di sfogarsi) con i vigili agli incroci che, lodevolmente, fermavano le macchine per farci passare. Peccato che, piccolo dettaglio, le macchine quel giorno non avrebbero nemmeno dovuto esserci, visto che c'era il blocco. Vabbè.
Ho corso come un ossesso fino ad accasciarmi ai Bastioni di Porta Venezia. Prima di accasciarmi sono riuscito a gesticolare in maniera inconsulta come aveva fatto Luca con me, ho trovato Riccardo e gli ho passato il testimone. Il nostro ragazzone biondo è partito mentre io, per l'appunto, mi sono accasciato.
Dopo qualche secondo ho recuperato la vista e ho trovato la Bionda, che mi ha immortalato così, umido e felice. O inebetito, fate voi:
Il cronometro segnava un ottima media di 4'31'' al km, per quasi 10,5 km corsi. Mi sono lanciato in un'analisi comparativa entusiastica sul valore del mio ritmo rispetto alla staffetta dell'anno prima e alla Maratona di Treviso di quest'anno, cercando di spiegarlo alla Bionda che mi assecondava con il sorriso bonario di un primario di psichiatria e intanto mi spingeva lentamente verso la Metro. Perché, si sa, lo spettatore gradisce un po' meno del runner fradicio l'indugiare a discutere di running sotto un diluvio universale. Chissà perché.
Mi cambio nella pensilina della Metro, sempre per la serie che il brutalismo della corsa fa sparire qualsiasi inibizione sociale.
Arriviamo a Sant'Agostino, teatro del terzo e ultimo cambio.
Qui troviamo nell'ordine:
1) un sereno Andrea in attesa, da circa sette ore per sicurezza, del cambio della sua staffetta aziendale. Stava sviluppando le branchie e le squame ormai, ma dalla foto non sivede, purtroppo:
2) Uno stilosissimo Matteo Jamiroquai Coppola in compagnia di un'improvvisatissima Manuela (la quarta staffettista della squadra Piovono Runners 2):
Se ve lo state chiedendo, sì, io rompo i coglioni con la mia presenza in quasi tutte le foto |
Qua già si nota un po' più di mestizia, nell'avvicinarsi al girone infernale delle borse:
E qui una parentesi critica va aperta: la gestione della riconsegna delle sacche è stata penosa, scandalosamente penosa. Caos totale, sacche buttate per terra alla rinfusa, la pioggia che cancellava i numeri che avrebbero dovuto distinguerle le une dalle altre, pochissimi addetti disperati che no riuscivano ad arginare il delirio, gente che ci ha messo mezzore se non ore a ritrovare la propria sacca.
E non solo a Sant'Agostino, ma in tutti e tre i punti di cambio.
Voto 2 all'organizzazione per questo disservizio (e non parliamo di una questione marginale nella gestione complessiva di un evento podisitico...)
E non solo a Sant'Agostino, ma in tutti e tre i punti di cambio.
Voto 2 all'organizzazione per questo disservizio (e non parliamo di una questione marginale nella gestione complessiva di un evento podisitico...)
Molliamo Riccardo alla sua disperazione e ci fiondiamo sull'arrivo a beccare Matteo. Il quale quest'anno punta sulla precisione, più che sulla velocità: eguaglia praticamente il tempo fatto da Riccardo. Un cecchino, s'era detto. E un cecchino deve essere preciso. Certo, nel tempo in cui Matteo ha corso 8 km, Riccardo ne ha fatti 11, ma queste sono malignità gratuite che allignano nell'occhio di chi legge. Io non l'ho detto.
All'arrivo lo ritroviamo. E' meno stiloso che alla partenza, ma ha la medaglia, cazzo:
All'arrivo lo ritroviamo. E' meno stiloso che alla partenza, ma ha la medaglia, cazzo:
Nel frattempo era arrivato anche Luca, dopo aver picchiato e derubato del giubbotto un operaio Anas.
Ma la cosa più interessante, scusate, è che all'arrivo distribuivano birra gratis.
Roba che ti vien da dire chissenefrega, del disservizio delle sacche.
Ecco due runner seri, ma seri davvero:
Io, Luca e il nuovo Gatorade gusto luppolo |
La Bionda è dietro la macchina fotografica, vigile |
http://www.homasport.com/ in home page un primo piano di Matteo alla partenza della sua frazione, imperdibile |
Fase dei ringraziamenti: ai ragazzi della mia staffetta, Luca, Riccardo e Matteo, autori di una performance sopra ogni aspettativa. A quelli di Piovono Runners 4, Gianluca, Ale, capitan Carlo e Manuela, che hanno tenuto anche loro alta la doppia bandiera di Piovono Runners e Fondazione Pupi. A Valerio, che oltre a sciorinare una performance da paura sulla maratona, ha iscritto altre due staffette con il nostro nome, ha fatto un fund raising eccezionale per la Fondazione De Marchi ed è pure arrivato al traguardo a piedi nudi.
A tutti quelli che c'erano al Botinero per il nostro aperitivo di raccolta fondi e hanno generosamente e alcolicamente contribuito ad una buona causa. A tutti quelli che al Botinero sono tornati domenica pomeriggio, per fare il brunch post gara con noi. A Nizza e Federica, che hanno sfidato il diluvio per venirci a vedere al traguardo. A Mario e tutti quelli di Homa Sport.
E alla Bionda, che sopporta e supporta, sempre.
Alla prossima, Piovono Runners.