Dopo i capolavori dell'Eurovision, un po' di musica terra terra ci vuole.
Sono tornato a casa. Una delle tante. Quella che mi mancava di più, forse. Milano.
Sono tornato nel momento migliore. Domenica 15 maggio alle ore 20.50. Solo mezza giornata di elezioni il lunedì. E poi la gioia, la speranza di una Milano meno da bere e più da sognare.
Ma non è di questo che bisogna parlare. Non su Piovono Runners. Non prima del 30 maggio.
Parlerei più volentieri di corsa, in effetti. Se avessi corso a sufficienza. Stasera mi sono prodotto in 20 minuti di podismo cazzeggiante. Divisi equamente in due tranche da 10 ciascuna. Sono arrivato a casa da lavoro alle 21.15. A piedi. Il lucchetto della bici (marca Decathlon, 'tacci loro) non si è voluto aprire.
Ho indossato l'abbigliamento da podista e sono tornato sul luogo del misfatto con la chiave di riserva. Ironia del destino, il locus commissi delicti è di fronte alla Decathlon di Cairoli. La bici era ancora lì. Almeno questo. Dopo un quarto d'ora di tentativi ho ripreso la strada di casa. Senza la bici.
Erano le 22, non potevo neanche pensare di continuare a correre.
Niente da raccontare insomma. Posso solo postare un'altra canzone per occupare spazio. Sempre dall'Eurovision.
Regalo una chiave del lucchetto Decathlon a chi indovina in che lingua canta sto tizio.
E venti euro a chi usa l'altra chiave per aprire quel lucchetto infame. 'tacci sua (del lucchetto).
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mercoledì 18 maggio 2011
Ritorno a casa.
martedì 17 maggio 2011
Verso Asti
Sono passati due mesi dalla Maratona di Roma.
Nel frattempo ho continuato a correre, spesso nel cuore di Milano, al parco Sempione, altre volte ho avuto il privilegio di correre lontano dalla città.
Insieme alle distanze aumentano le possibilità. I primi tempi, più o meno in questo periodo lo scorso anno, abbandonavo, timidamente, il tapis roulant per avventurarmi verso il parco Sempione o il Naviglio. Cristiano faceva da scorta. Li raggiungevo e poi, come un bambino che per la prima volta osa mettere piede dentro un luogo buio scoperto da poco, scappavo via e tornavo a casa. Emozionato e felice per l'impresa.
Il tapis roulant era la sicurezza. Della distanza, del tempo e delle possibilità. L'ambiente artificiale garantisce stabilità e ripetitività di condizioni. In realtà, non erano le prime volte che correvo alla luce del sole, certo. Ma di solito raggiungevo un parchetto con la macchina. Quando mi stancavo giravo la chiave e tornavo.
Uscire dal portone di casa e spiccare la corsa è come salpare una nave.
Pian piano, Parco Sempione è diventato tapis roulant. Una piccola baia familiare. Certo, sempre pronta a scodellarti belle sorprese (contratture, indurimenti, fughe dai cani...). Ma comunque meta innocua.
E allora viva l'avventura!
Il lungomare deserto in Calabria, la costa tra Santa Margherita e Portofino e, per ultimi, i boschi e i monti vicino a Bellagio. Tra salite e passaggi di torrenti. In territorio mai visto prima. Ogni curva una sorpresa, ogni dislivello un'incognita. Le ultime case a qualche chilometro di distanza. Alberi e versi di animali come compagni.
Inizio a provare il desiderio di correre un trail in montagna. Si tratta di corse particolari. Per farsene un'idea, basta pensare che si dividono in base all'impatto ambientale ed al livello di autosufficienza che deve avere l'atleta lungo il percorso. Niente punti di ristoro a volte. Il corridore deve avere con sé tutto ciò che potrà servirgli, e non lasciare traccia del proprio passaggio.
Ma ho bisogno di rimettere distanza nelle gambe. La più breve che ho trovato è di circa 30 chilometri. Ed ultimamente non ne corro mai più di una dozzina, e con molta calma.
Ed allora la prossima tappa dei Piovono Runners è ideale. Mezza Maratona ad Asti. 21 chilometri da correre il 29 maggio prossimo. Cristiano con me alla partenza. Focaccia e salame all'arrivo.
Cosa si può volere di più?
Nel frattempo ho continuato a correre, spesso nel cuore di Milano, al parco Sempione, altre volte ho avuto il privilegio di correre lontano dalla città.
Insieme alle distanze aumentano le possibilità. I primi tempi, più o meno in questo periodo lo scorso anno, abbandonavo, timidamente, il tapis roulant per avventurarmi verso il parco Sempione o il Naviglio. Cristiano faceva da scorta. Li raggiungevo e poi, come un bambino che per la prima volta osa mettere piede dentro un luogo buio scoperto da poco, scappavo via e tornavo a casa. Emozionato e felice per l'impresa.
Il tapis roulant era la sicurezza. Della distanza, del tempo e delle possibilità. L'ambiente artificiale garantisce stabilità e ripetitività di condizioni. In realtà, non erano le prime volte che correvo alla luce del sole, certo. Ma di solito raggiungevo un parchetto con la macchina. Quando mi stancavo giravo la chiave e tornavo.
Uscire dal portone di casa e spiccare la corsa è come salpare una nave.
Pian piano, Parco Sempione è diventato tapis roulant. Una piccola baia familiare. Certo, sempre pronta a scodellarti belle sorprese (contratture, indurimenti, fughe dai cani...). Ma comunque meta innocua.
E allora viva l'avventura!
Il lungomare deserto in Calabria, la costa tra Santa Margherita e Portofino e, per ultimi, i boschi e i monti vicino a Bellagio. Tra salite e passaggi di torrenti. In territorio mai visto prima. Ogni curva una sorpresa, ogni dislivello un'incognita. Le ultime case a qualche chilometro di distanza. Alberi e versi di animali come compagni.
Inizio a provare il desiderio di correre un trail in montagna. Si tratta di corse particolari. Per farsene un'idea, basta pensare che si dividono in base all'impatto ambientale ed al livello di autosufficienza che deve avere l'atleta lungo il percorso. Niente punti di ristoro a volte. Il corridore deve avere con sé tutto ciò che potrà servirgli, e non lasciare traccia del proprio passaggio.
Ma ho bisogno di rimettere distanza nelle gambe. La più breve che ho trovato è di circa 30 chilometri. Ed ultimamente non ne corro mai più di una dozzina, e con molta calma.
Ed allora la prossima tappa dei Piovono Runners è ideale. Mezza Maratona ad Asti. 21 chilometri da correre il 29 maggio prossimo. Cristiano con me alla partenza. Focaccia e salame all'arrivo.
Cosa si può volere di più?
domenica 15 maggio 2011
L'ultima settimana (o Come ha potuto vincere l'Azerbaijan?)
Ne è passato di tempo dall'ultima volta. Un marziano a Oxford.
Tante cose sono successe da allora. Lunedì 9 aprile 2011 mi sono svegliato alle 6.40. Ho fatto colazione con yoghurt e cereali. Barba, doccia, denti, completo e una corsettina. Per prendere il bus. 50 minuti dopo ero in Holborn, in ufficio.
Ah non servono tutti questi dettagli? Mi limiterò all'essenziale allora.
L'ultima settimana a Londra. Sono passati due mesi da quando ho messo piede nell'appartamento di Battersea, London. Per l'ultima volta sto aggiornando il blog da questa connessione. Dopo un memorabile Toga BBQ.
Lunedì niente corsa ma tanta programmazione. Martedì, mercoledì e giovedì avrei completato un trittico d'eccezione. Martedì ritorno di corsa dall'ufficio con giro al Battersea Park (circa 11 km). Mercoledì corsa da casa all'ufficio passando da Hyde Park (circa 8 km). Giovedì come mercoledì.
Detto così sembra semplice. Non lo è, non lo è.
Il martedì avrei dovuto portare a lavoro borsa e cambio anche per mercoledì e giovedì. Ovvero due mutande e due paia di calze da lavoro. Ma anche due completi, camicie e cravatte.
Martedì è stato semplice, come previsto. La borsa era già pronta. Il completo in più era già in ufficio. Finito di lavorare mi infilo nel costume da super podista e torno a casa. Senza fretta, senza affanno. 11 km a una media di 4'40'' al km. Un po' di sudore c'è stato, lo confesso. Erano le tossine per la birra della sera prima (4 pinte). Dopo tutto quel programmare c'era bisogno di uno svago. La prima delle tre goodbye evenings.
Mercoledì, sveglia puntata alle 6.30. Mi sveglio alle 7. Le gambe sono pesanti dal giorno prima. Ma si parte lo stesso. Un fastidio al tallone sinistro accompagna il percorso. Ma si corre lo stesso. 8 km, doccia e giornata di lavoro.
L'uscita è calcolata al dettaglio. Lascio il telo ad asciugarsi. Lascio la borsa con il cambio in ufficio, insieme al secondo completo e alla camicia.
Indosso le scarpe da corsa.
Non ci sarebbe nulla di strano, se non stessi uscendo da un prestigioso studio legale inglese con un completo Cerruti e un paio di scarpe Asics.
Il disagio scompare quando vedo uscire dalla sua stanza un socio. Non conosco la marca del completo, ma le scarpe erano Asics. Da trail. Amo gli inglesi.
La mattina del giovedì non volevo proprio alzarmi. Altri 8 km non li avrei sopportati.
Lo so che vi state chiedendo. "Ma quando finisce questo post?"
Io però vi faccio chiedere: "Che cosa sono 8 km per uno che ne ha corsi 42 qualche settimana prima?"
Bella domanda.
Il punto è che 42 km spompano. Fisicamente e mentalmente. Aggiungiamoci 195 metri e un recupero a base di birra, il corpo un bel giorno decide di abbandonarti. E' più o meno quello che è successo nelle ultime settimane. Poche corse, relativamente lente, con sudore. Tanta birra.
Il post finisce fra qualche riga, comunque.
Giovedì sopporto gli 8 km e li corro. E sono contento. Le gambe si muovono leggere e il ritmo è più veloce. Allungo finale e colazione iper calorica.
Adesso possiamo parlare di cose serie. Avrei accettato qualsiasi vittoria. La canzone in corso (intesa come lingua) dei francesi. I due gemelli irlandesi. Perfino quello sfigato svedese che voleva diventare popolare per farsi tante svedesi.
Ma che la canzone italiana perdesse la finale contro l'Azerbaijan no, questo non lo posso sopportare.
Tante cose sono successe da allora. Lunedì 9 aprile 2011 mi sono svegliato alle 6.40. Ho fatto colazione con yoghurt e cereali. Barba, doccia, denti, completo e una corsettina. Per prendere il bus. 50 minuti dopo ero in Holborn, in ufficio.
Ah non servono tutti questi dettagli? Mi limiterò all'essenziale allora.
L'ultima settimana a Londra. Sono passati due mesi da quando ho messo piede nell'appartamento di Battersea, London. Per l'ultima volta sto aggiornando il blog da questa connessione. Dopo un memorabile Toga BBQ.
Lunedì niente corsa ma tanta programmazione. Martedì, mercoledì e giovedì avrei completato un trittico d'eccezione. Martedì ritorno di corsa dall'ufficio con giro al Battersea Park (circa 11 km). Mercoledì corsa da casa all'ufficio passando da Hyde Park (circa 8 km). Giovedì come mercoledì.
Detto così sembra semplice. Non lo è, non lo è.
Il martedì avrei dovuto portare a lavoro borsa e cambio anche per mercoledì e giovedì. Ovvero due mutande e due paia di calze da lavoro. Ma anche due completi, camicie e cravatte.
Martedì è stato semplice, come previsto. La borsa era già pronta. Il completo in più era già in ufficio. Finito di lavorare mi infilo nel costume da super podista e torno a casa. Senza fretta, senza affanno. 11 km a una media di 4'40'' al km. Un po' di sudore c'è stato, lo confesso. Erano le tossine per la birra della sera prima (4 pinte). Dopo tutto quel programmare c'era bisogno di uno svago. La prima delle tre goodbye evenings.
Mercoledì, sveglia puntata alle 6.30. Mi sveglio alle 7. Le gambe sono pesanti dal giorno prima. Ma si parte lo stesso. Un fastidio al tallone sinistro accompagna il percorso. Ma si corre lo stesso. 8 km, doccia e giornata di lavoro.
L'uscita è calcolata al dettaglio. Lascio il telo ad asciugarsi. Lascio la borsa con il cambio in ufficio, insieme al secondo completo e alla camicia.
Indosso le scarpe da corsa.
Non ci sarebbe nulla di strano, se non stessi uscendo da un prestigioso studio legale inglese con un completo Cerruti e un paio di scarpe Asics.
(nella foto: un professionista della corsa)
Il disagio scompare quando vedo uscire dalla sua stanza un socio. Non conosco la marca del completo, ma le scarpe erano Asics. Da trail. Amo gli inglesi.
La mattina del giovedì non volevo proprio alzarmi. Altri 8 km non li avrei sopportati.
Lo so che vi state chiedendo. "Ma quando finisce questo post?"
Io però vi faccio chiedere: "Che cosa sono 8 km per uno che ne ha corsi 42 qualche settimana prima?"
Bella domanda.
Il punto è che 42 km spompano. Fisicamente e mentalmente. Aggiungiamoci 195 metri e un recupero a base di birra, il corpo un bel giorno decide di abbandonarti. E' più o meno quello che è successo nelle ultime settimane. Poche corse, relativamente lente, con sudore. Tanta birra.
Il post finisce fra qualche riga, comunque.
Giovedì sopporto gli 8 km e li corro. E sono contento. Le gambe si muovono leggere e il ritmo è più veloce. Allungo finale e colazione iper calorica.
Adesso possiamo parlare di cose serie. Avrei accettato qualsiasi vittoria. La canzone in corso (intesa come lingua) dei francesi. I due gemelli irlandesi. Perfino quello sfigato svedese che voleva diventare popolare per farsi tante svedesi.
Ma che la canzone italiana perdesse la finale contro l'Azerbaijan no, questo non lo posso sopportare.
Ell & Niky - Running Scared
(nel video: uno scandalo)
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