venerdì 29 aprile 2011

Il Running Wedding

Oggi si parla solo del Royal Wedding.



Io personalmente preferivo la Royal Rumble.


Però visto che oggi deve essere Wedding, anche noi di Piovono Runners ne abbiamo uno da annunciare. L'anti Royal Wedding.
Il Running Wedding.



Io e Carlo siamo perfettamente riconoscibili nella foto, io con una barba da naufrago che mi esalta gli zigomi e Carlo neonazi palestrato, come piace a lui. Di Nizza purtroppo si vede solo il riflesso delle scarpe sullo sfondo. Un bellissimo paio di scarpe: un sandalo gioiello, tacco 12, comprato appositamente per l'occasione.
Il vero enigma però è la Sposa. Chi è la sposa?

Lo annunceremo lunedì.
Anzi si presenterà lei.
Per ora possiamo solo dirvi che è una runner. Una vera runner, non una wannabe runner come noi tre.
Che sarà la nuova collaboratrice fissa del nostro blog.
Che ha a che fare con la nazione del royal wedding, ma è addirittura più bella di Camilla Parker Bowles.
Che oltre a essere bella, scrive anche da dio.
Che un po', per questo, ci ha ispirato.
Che ci ha visto crescere come runner e blogger ed ora è lei che si è fatta ispirare da noi.
Che ci ha chiesto lei la mano, bruciandoci sul tempo.

E che potrebbe anche non essere una donna, perchè in effetti nessuno di noi ha controllato a fondo, fino ad ora.

Carlo, ci pensi tu?

La cerimonia si terrà presso il blog Piovono Runners, lunedì 2 maggio.
Cravatta nera.
Scarpa fluorescente.
Tutti invitati.
R.S.V.P.
RUN, s'il vous plaît. Ovvio.

giovedì 28 aprile 2011

THE BIG BROTHER IS WATCHING YOU

from Nizza

Molti lo dicono, molti lo scrivono, ognuno di noi, anche quelli che lo negano, sotto sotto lo sospettano e un pochino lo percepiscono.

Sto parlando di qualcosa che potrebbe essere erroneamente confuso con il  Grande Fratello.
Non di certo il programma condotto dalla Marcuzzi, ma qualcosa  più simile al romanzo di Orwell, anche se ancora non ci siamo.
Quello a cui mi riferisco, è qualcosa più sotterraneo. Quello immaginato da Orwell era decisamente vistoso e tangibile. Ovunque c’erano sue effigi.
Questo invece è più subdolo.
Ti fa trovare quello che cerchi e mentre lo fai ti osserva, ti scruta, impara da te.
Ti consiglia, alle volte bene e alle volte male.
Ti fa divertire.
Ti fa trovare la strada giusta se ti sei perso.
Ti fa sentire fortunato certe volte, e altre meno.
Ti permette di capire quelli che parlano altre lingue e ti fa scrivere in altre lingue.
Ti fa ricevere offerte dedicate a te e ti permette anche di tenerti in contatto con i tuoi cari.

Fa tutto questo e tu gliene sei grato perché in effetti è utilissimo, è oramai indispensabile. Fa parte di quelle cose che sarebbe impensabile non avere. La comodità è di per se comoda.
Ma alle volte ti dimentichi che lui è subdolo, abbassi la guardia ed è proprio in quel momento che lui ti colpisce.

Avrete capito di chi sto parlando, di Google, e in special modo di Googlemaps.

Stavo guardando il tragitto che ogni mattina, e ogni sera, faccio da quasi un mese.
Dopo averlo calcolato indicando l’autovettura come mezzo utilizzato, e aver constato che i chilometri sono praticamente quelli di una maratona, mi è venuto la curiosità di vedere in quanto tempo, secondo il subdolo, li avrei percorsi a piedi.
In auto sono 43,1 km mentre a piedi, scendono a 42.3, ancora più vicini al chilometraggio ufficiale.
Ma la mia curiosità, però, si è dovuta scontrare con la dura verità.
Lui ti osserva, ti conosce e sa i tuoi limiti ed è per questo che ha indicato quella cifra che non ho il coraggio di scrivere di mio pugno per non renderla completamente reale.
8 ore e 47 minuti...

mercoledì 27 aprile 2011

La Marti

Sono nato vicino al Po. Sono cresciuto in riva al Tevere. Poi sono stato catapultato dagli eventi a Milano, a 8 anni, nelle lande desertiche della zona Fiera. La cosa più simile ad uno specchio d'acqua erano le pozzanghere lacustri che si formavano quando pioveva per più di mezzora di fila, grazie all'efficientissimo sistema di tombini della città. Lo stimolo olfattivo più acquatico proveniva il giovedì e il sabato dal banco del pesce del mercato di via Osoppo.
Stupida pianura padana.
Stupidi branzini.

Il desiderio d'acqua, di averla accanto come compagna silenziosa mentre mi dedicavo ad altro, è rinato soprattutto con la corsa. Il Cristiano runner, quello che ha osato uscire dalla mezzora di sgambatina al parco per avventurarsi verso distanze che allora parevano ambiziose e quasi proibitive, è nato indiscutibilmente sul Naviglio Grande. Grazie al Naviglio Grande, oserei dire. Le mie prime Mezze sono state costruite lì. Per il primo viaggio oltre la Mezza, la 33km Milano-Pavia, mi sono spostato di pochi metri, sul Naviglio Pavese. Poi è cominciata la sfida della Maratona di Roma: 16 settimane e 15 lunghi, ogni domenica, corsi quasi tutti sul Naviglio. Sempre più lontano, verso Corsico, Trezzano, Gaggiano. Sempre sulle sue rive, che si facevano sempre meno popolate man mano che ci si allontanava dalla città: si partiva dal chiassoso popolo dei locali della Darsena e si finiva da soli, nella nebbia della campagna. Come unici compagni i pensieri e la voglia di arrivare fino a Roma. E lei, l'acqua. Non limpida, non potabile, non nuotabile. Inutile per tutti. Tranne per me. Io correvo, lei scorreva. Ci allenavamo insieme.

L'acqua del Naviglio Grande mi ha portato fino a Roma. Poi una volta lì, al traguardo, mi ha dato una pacca sulla spalla - è inevitabilmente umida la pacca acquatica, ma tanto ormai ero sudato fradicio pure io - e mi ha detto che ero stato bravo. Che era fiera di quello che avevamo costruito insieme e che era stata orgogliosa di (s)corrermi accanto. Con gli occhi lucidi - facile però produrre lacrime, quando sei acqua - mi ha detto che ora ero libero di frequentare altre acque, altri navigli, fiumi, mari. Persino laghi. Non sarebbe stata gelosa. Tanto era stata lei a sverginarmi come runner, con le altre non sarebbe mai più stata la stessa cosa.
Ho evitato di dirle che l'avevo già tradita con i lungomare di Catania, Cannes e Santa Monica. Non era il momento.

Due settimane dopo la Maratona di Roma, con una coincidenza temporale che sembra scritta apposta, ho cambiato casa e mi sono trasferito da Ticinese a Porta Venezia. L'amata acqua del Naviglio Grande smetteva davvero di poter essere la mia compagna fissa di running, per problemi logistici. Ho rispettato quasi un mese di lutto per commemorarne l'abbandono. Poi mi sono messo a corteggiare un'altra.
Eh, sono uomo.
E sono runner.

Adesso sto con la Marti.
La prima settimana l'abbiamo fatto tre volte.
La Marti è speciale, perchè mi segue anche al lavoro. La Marti abita vicino a me e correre da lei è abbastanza comodo. Sta in Melchiorre Gioia. La prendo lì, tra i cespugli e le panchine. Poi ci infrattiamo sempre più in là, verso viale Monza e via Padova. Quando siamo proprio in forma rimaniamo avvinghiati fino a oltre Cascina Gobba.
Oppure ci dedichiamo ad una fuitina in pausa pranzo, perchè la Marti sta anche qui a Cologno.
Ci incontriamo a due passi da Mediaset, poi scappiamo insieme verso Vimodrone e Cernusco sul Naviglio. Ci piace farlo all'aperto, dopo una stagione di tapiro urlante.

La Marti ha anche altri giri. Lo so e non ne faccio un dramma.
Perché tanto permette solo a me di chiamarla così.
Per gli altri è semplicemente, prosaicamente, la Martesana.