(nella foto: un survivor. Lo si riconosce dal sorriso cristallizzato dal ghiaccio) |
Si introducono qui due nuovi concetti su Piovono Runners: winter e trail. Trail vuol dire che la gara si corre prevalentemente su sentieri sconnessi, con salite e discese. Winter vuol dire che il trail si corre di inverno.
Il trail di Santa Cristina è stato decisamente winter. -15° alla partenza.
Il winter trail di Santa Cristina viene presentato in questo modo dagli organizzatori:
Nelle verdeggianti colline dell’alto novarese, una volta terre di vigneti ora di boschi di robinia, castagno e querce, con il Monte Barone e il Monte Rosa che fanno da guardiani, si corre la “SENTIERI DI SANTA CRISTINA".
Le competizioni si svolgono su percorso collinare lungo strade sterrate e single track, attraverso boschi, campi e vigneti con i loro caratteristici “casotti”, passando per le belle cascine della frazione.
Si sconfina anche nei vicini paesi, costeggiando un maneggio dove il galoppare dei cavalli dà ritmo alla vostra corsa e poi più avanti la bella cascina Eurosia.
I continui saliscendi, l’attraversamento di guadi, tratti con pietraie e acquitrini, il divertente pistino dei ragazzi del motocross, rendono il percorso vivace e mai noioso… veloce ma tosto.
Non distraetevi, ma quando potete, assaporate il profumo del bosco, i colori dell’inverno, le nebbie mattutine, la galaverna sugli alberi e se alzate gli occhi vi accorgete che le nostre maestose montagne sono sempre là a farvi compagnia da lontano…
La galaverna sugli alberi. Che figata, pensai. E corsi ad iscrivermi. Ma non fu possibile. Non ero stato l'unico a sognare la galaverna. Le iscrizioni erano chiuse. Max 750 posti, esauriti subito. Santa Cristina!, ma non potevano evitare di menzionare la galaverna? Chiunque sarebbe disposto a correre 30km, veloci ma tosti, solo per ammirare la galaverna.
Caso volle che un amico marziano, iscritto, doveva andare fuori Milano per lavoro quel fine settimana. Conoscendo il mio interessamento per la galaverna, mi propose di sostituirlo. Santa Cristina!, accettai all'istante.
Poi nevicò. 50 cm di neve. 150 cm per il sindaco di Roma.
Ma si corre lo stesso? Pensai. Come me lo pensarono in molti e, per magia, sul sito dell'organizzazione comparvero le foto di persone che correvano con il titolo:
VISTO CHE BELLI I SENTIERI IMBIANCATI?
L'informazione mi sembrò un po' di parte e il sabato prima chiesi lumi a un luminare del trail: Stefano, marziano, podista, trailer, alpinista, titolare di Born to Run e promotore del Born to Run Trail Team.
"Stefano, ma si corre anche sulla neve?"
"Perché no?"
"30 km???"
"Perché no?"
"Ma ci vuole dell'attrezzatura particolare?"
"Oltre alle scarpe da trail, consiglio di portare le ghette, per evitare che la neve entri nelle scarpe, diventi ghiaccio e, alla fine del trail, ti debbano amputare i piedi."
"Ok. Allora prendo un paio di ghette."
"Eh, le ho finite. Ne avevo otto in negozio, ma le han comprate tutti quelli che corrono i Sentieri di Santa Cristina."
"Santa Cristina, che sfiga!"
"Comunque ho una buona notizia per domani."
"Quale?"
"Ieri le previsioni per la gara davano -16° alla partenza. Oggi -14°."
Compro due gel per rifocillarmi durante la corsa e torno a casa a preparare il bagaglio per il giorno dopo. Oltre alle disposizioni testamentarie.
La sera del sabato la passo in compagnia. Durante una discussione sui miei tempi nella corsa mi produco in un discorso allucinato e sboroneggiante: "10 km li corro in 40 minuti, 21 km in 1 ora 24 minuti, 30 km li corro tranquillamente in 2 ore e 15 minuti. Domani ci saranno un po' di saliscendi, non so esattamente in quanto finisco la gara. Comunque in meno di 2 ore e 30 minuti." "Poffare!" risponde l'interlocutore dissimulando uno sbadiglio.
La mattina di domenica mi presento da Born to Run, in Via Cagnola. Il punto di ritrovo per andare a Santa Cristina con Stefano e Monica. Partiamo allegri e spensierati. In macchina c'è proprio un gran caldo e il termometro esterno segna -5°. Chissà, magari non scende di tanto. In fondo Santa Cristina è in collina, mica in montagna.
Entrati in provincia di Novara, immediatamente, il termometro scende a -12°. Santa Cristina!, pensai.
Immaginavo che non si sarebbe presentato nessuno. Chi è così sciocco da correre 30 km in mezzo alla neve a -15°, la temperatura che troviamo a Santa Cristina(!)?
E invece Santa Cristina(!) è piena. Una piccola frazione di Borgomanero invasa da 750 persone. Podisti pronti ad affrontare l'impresa bardati all'inverosimile.
Valerio, Monica e Stefano stanno stretti nella foto per evitare l'assideramento |
Tutti questi ragionamenti, ragionevoli, si tengono al caldo di un bar, sorseggiando un caffè con Stefano e Monica. Indi mi cambio. Spalmo abbondante vasella nelle zone critiche, lascio la borsa custodita al bar. E mi avvio verso la partenza in pantaloncini corti.
Santa Cristina, che frèc!
Alea iacta est. Cinque minuti dopo si parte, e partiamo.
Parto troppo indietro e i primi 2 km sono a tratti fastidiosi. Il percorso iniziale è in mezzo alla neve, ma si riesce a correre "tranquillamente" in mezzo alle strisce lasciate da macchine e trattori. Per superare bisogna correre in mezzo, dove la neve non è battuta. Supero.
Poi inizia il bosco. In mezzo al bianco non riesco a distinguere nessuna galaverna. In più il percorso è accidentato, bisogna controllare dove si mettono i piedi. Santa Cristina, mi perdo le galaverne!
Il dolore di questa constatazione dura poco. In mezzo al bosco e al gelo, correndo, salendo e scendendo per i sentieri leggermente battuti da chi mi precede, è un gran divertimento. In ogni momento si rischia di scivolare. Bisogna sollevare bene le ginocchia per tirar fuori il piede dalla neve. Il sole filtra dai rami e risplende sul percorso. Che cosa c'è di più bello?
Intorno all'8° km arriva il più bello. Un piccolo guado. Gli organizzatori sono dei geni!
Potrebbe spaventare chiunque tranne me e i pochi altri che hanno visto questo video.
Apprese le tecniche di cui sopra muovo tre passi e sono subito dall'altra parte del guado. Asciutto!
Ok, non era un gran guado.
Le sorprese non finiscono. Arriviamo a un fosso, che bisogna attraversare tre volte scendendo di fondoschiena e risalendo aggrappandosi di tanto in tanto agli alberi. Santa Cristina, che gioia sfregare il fondoschiena sulla neve ghiacciata!
La gioia è incontenibile, al punto che quando vedo Antonio Capasso... mi viene da abbracciarlo.
tan-tan tan-tan... |
...tan-tan tan-tan... |
...ta-raan ta-raaan |
Da quel momento in poi, per altri 2 km ce l'ho sempre davanti di poco. Il punto di minima distanza è su una salita impervia, che diventa scala nell'ultimo tratto. E' a quel punto che mi sovviene l'insegnamento di Pepe Carvalho. Il galateo dice che l'uomo deve precedere la donna nelle salite e nelle discese. Le ragioni mi appaiono davanti agli occhi, sulle scale. E siccome sono un cavaliere, finita la salita, la supero. Poi, siccome sono davvero un signore, le lascio 1 minuto di distacco all'arrivo (UAH UAH UAH).
(nella foto: UAH UAH UAH) |
Mi giro, retrocorro, urlo, mi rigiro, arrivo.
2 ore 43 minuti e 31 secondi. La previsione di 2 ore e 30 minuti era, effettivamente, da sboroni.
(qui la classifica generale) |
La retrocorsa, l'urlo, l'arrivo. Il cliché non sarebbe completo senza il cibo.
E siccome sono un signore, prima mi vado a cambiare. Mi cambio non tanto perché c'è un freddo che si gela, quanto perché sono un signore.
Nello spogliatoio mi si posiziona accanto un podista memorabile.
Comincia la sua performance con
"uh che piccolo, per fortuna mia moglie non mi vede quando finisco una corsa" (dopo essersi spogliato).
Prosegue con
"no, l'acqua della doccia è finita, ah ah ah" ironico, rivolto a uno che chiedeva se c'era acqua.
Conclude con
"abbiamo la stessa maglia tecnica!" rivolto a me "anche a te fa questo odore fastidioso dopo la corsa?" E mi preme sul naso l'indumento pregno del suo sudore.
Lo shock tattile-olfattivo non mi fa passare la fame e, cambiatomi e disinfettatomi, dirigo le fauci verso il cibo. Le gare serie si riconoscono ai ristori. Santa Cristina ha un ristoro ragguardevole all'arrivo nonché un pasta party. Al ristoro mi riempio di parmigiano, pane e marmellata, pane e nutella, vin brulè. Al pasta party, con Stefano, Monica e Antò, mi cibo di pasta integrale, pane e caprino, dolce. Il tutto innaffiato di Menabrea.
(Nella foto: Monica, Valerio col dolce in bocca, Filippo il vincitore, Stefano (x2), la Bandiera) |
p.s.
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p.p.s.
Se ti è piaciuto questo post, ma anche se non ti è piaciuto, a breve potrai sapere come aiutare Valerio a compiere una buona causa per la Maratona di Milano. Chi cambia blog è un podista da Venere!
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