Domani, con una Mini pericolosamente verde come la bandiera libica, cercherò di varcare il confine di Ventimiglia.
Ai gendarmi dirò che il verde è un omaggio al fazzoletto di Borghezio, che Materazzi è uno stronzo e che la Gioconda alla fin fine se la possono tenere.
Questo dovrebbe bastare per farmi entrare.
La mia meta è Cannes, come ogni anno in questo periodo, per il Festival. Un bel po' di film, qualche festa, speranze di sole e corsa in riva al mare. Questo è il programma fino a lunedì prossimo.
Come ho fatto da Berlino, cercherò di raccontarvi le mie imprese - podistiche e non - in tempo reale, presa diretta e salsa bourguignone.
Breve excursus sul weekend appena trascorso. Avevo promesso una doppietta. Alla fine ho optato per una, fatta bene.
E' una spiegazione che noi maschi usiamo spesso.
Domenica, da vero atleta, mi sono svegliato alle 12. Alle 13.15 ero in completo da running. Alle 13.20 ero già sudato come Galeazzi dopo una telecronaca di canottaggio.
Diciamo che avevo sottovalutato il sole a picco e i 30 gradi di temperatura, ma ormai ero uscito. Il programma diceva 16 km e 16 km sono stati. Me li sono sudati sulla Marti (risulto troppo compiaciuto con questi doppi sensi? Ditemelo e smetto), arrivando fino a Cologno.
Durante il ritorno ho fatto la doccia sotto tutte le fontanelle che ho trovato lungo il Naviglio, per evitare di svenire per il calore.
Mi sono anche guadagnato l'applauso di due pensionati, seduti all'ombra su una panchina, che mi hanno gridato una cosa che non ho capito, tipo "Vai, sei a 15 e 4". Cosa?
Probabile che abbiano detto tutt'altro e che io fossi troppo rincoglionito dal sole per capire.
E' finita con un gelato sotto casa, prima di salire, e con la faccia cortesemente disgustata della commessa della gelateria che ha preso in mano la banconota fradicia che avevo tenuto in tasca per tutti i sedici chilometri di corsa.
Pecunia non olet, dicevano i Latini. Sicuri?
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