Ho scoperto che farsela di corsa tra Parigi e Londra, a parte il problema di chi deve dare la precedenza a chi tra me e il treno sotto al tunnel della Manica, sarebbe una passeggiata di 456 km. Ridicolo.
Ho scoperto anche che se scappi dai tori a Pamplona e già che ci sei, spinto dall'adrenalina, decidi di proseguire verso Barcellona per andare a fare serata, devi correre appena 481 km. Robetta.
Mi sono dato al gioco delle distanze perché l'altro giorno ho fatto ordine nella mia tabella. Ho deciso di impilare uno sull'altro tutti i km che ho corso in queste sedici settimane di preparazione verso Roma. Così, tanto per ribaltare la mia prospettiva e vedere che effetto facevano messi tutti lì, in fila. Li ho sommati, calcolatrice alla mano.
Beh, fanno effetto. Sono 558.
Poi memore dei miei trascorsi da pendolare tra Roma e Milano mi si è accesa una lucina, che è diventata curiosità impellente e presagio astrale. E ho fatto un'altra scoperta.
Sono andato su Google Maps per misurare la distanza esatta tra casa mia a Milano e via dei Fori Imperiali a Roma, luogo di partenza della gara.
Sono 584 km.
Come (quasi) coincidenza non è male, dovete ammetterlo. Alla fine del mio programma di allenamento avrò corso più o meno gli stessi chilometri che avrei dovuto percorrere per andare a piedi da casa mia alla linea di partenza della Maratona di Roma.
C'è una specie di predestinazione in questa congiunzione chilometrica.
Non lo sapevo, ma a partire dal primo allenamento di fine novembre avevo di fatto lasciato Ticinese, mi ero avviato verso Assago e poi, un po' per volta, ero arrivato a Melegnano, avevo fatto a tappe l'Emilia, a Bologna avevo svoltato verso l'Appenino, Firenze, poi giù verso la Maremma. Da poco ho passato Viterbo, ora sono più o meno dalle parti dei Castelli e il Grande Raccordo Anulare è ormai in vista.
Roma, ti ho quasi raggiunto.
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