[e da qui...]
Constatata la crisi e stabilite le regole, ho rimesso le scarpe da corsa e ho affrontato la mia tredicesima settimana di allenamento in vista di Roma.
Martedì erano previste ripetute 5x1200 a 4'20'' al km. Dopo essere stato mezza giornata a letto con il mal di testa (doppiamente fortunello visto che quel giorno ero a casa in ferie), mi sono ugualmente agghindato da runner, sono sceso al parco sotto casa e le ho portate a termine. Con molta fatica e con recuperi mooooolto lenti tra una ripetuta e l'altra, ma ce l'ho fatta.
Giovedì 8km easy a 4'55' al km, fatti in scioltezza sul tapiro urlante, guardando Studio Sport e Futurama.
Nel weekend era nascosta la vera sfida, un lunghissimo da 32 km. L'ho affrontato applicando alla lettera le regole 1 (non pensare nemmeno a saltarlo, Cristiano), 3 (niente Naviglio Grande, si cambia rotta) e 4 (controllo delle condizioni meteo), come da manuale esposto nel capitolo due di questo racconto.
Grazie alla regola 4 ho scoperto che il tempo sarebbe decisamente cambiato tra sabato e domenica. Il primo giorno sole, il secondo pioggia. Per la prima volta ho quindi abbandonato il Settimo Giorno, quello creato da Dio per ridere della Juve e per correre i lunghi, e anticipo il mio allenamento al sabato.
Ho anche fatto il bravo e la sera prima, venerdì, non sono uscito. Sabato mattina mi reco con la Bionda a Blondiwood per il consueto monitoraggio settimanale dei lavori nella casa nuova, poi mi spoglio per la prima volta in quella casa (peccato, lei è rimasta vestita: non è stato esattamente come avevo sognato il mio denudamento inaugurale del nuovo appartamento) e indosso la mia seconda pelle da runner per iniziare la mia corsa da lì.
Comincio, in maniera inedita dai Giardini di Via Palestro. Lì incontro Matteo, stilosissimo e carico, mentre setta l'ipod e gli ultimi dettagli d'abbigliamento prima di iniziare i suoi giri. Saluto rapido, frugale ma solenne, poi ognuno dritto per la sua sfida. Non lo incrocerò più, anche perchè dopo un altro giro e mezzo del Parco esco diretto altrove. Però incontrare un altro Piovono Runner così, per caso, mentre si allena, è fantastico. Carica. E' la conferma della regola numero 7...
Uscito dai Giardini imbocco via Moscova, diretto al Parco Sempione. Qui si svolge l'episodio che dà il titolo al post. Sono all'altezza di Via Solferino quando sento un colpo di clacson, in una via che fino ad allora mi si era mostrata tranquilla e poco trafficata. La prima sensazione è il fastidio. Dopo il clacson arriva il grido, come il tuono dopo il lampo: "Ehi Piovonorunners!!". La seconda sensazione è lo stupore. Giro il collo e vedo sfrecciare in motorino Lodo, amico, compagno di calcetti e non solo, fin dai tempi dell'università. E anche lettore di Piovono Runners. La terza sensazione è la gioia. E anche un filo di autocompiacimento, ammettiamolo. Il mio primo riconoscimento pubblico e inaspettato da parte di una persona che ci legge. Carica, anche questo. Ed è la conferma della regola numero 6...
Thanx Loud, il titolo di questo triplo post è per te.
Arrivo al Parco. Qui, dopo due incontri a sorpresa, attendo quello programmato, con Carlo. Faccio un paio di giri del Parco perchè sono in anticipo, poi lo incontro, accompagnato da un'amica runner e ci mettiamo a correre insieme. L'ostacolo più difficile, a parte il trovare un ritmo comune con cui procedere in tre, è il mega luna park istallato nel parco, vicino al Castello. Schivare i marmocchi, i cani e i passeggini trasforma l'allenamento in una specie di addestramento militare.
Soprattutto, è l'inizio della fine della mia concentrazione. Siamo alle 13 e a circa 20-22 km percorsi. Ho commesso un errore: ho fatto colazione troppo presto. Le pastiglie Enervit aiutano, ma non riempiono esattamente lo stomaco. Non ho altro con cui alimentarmi e nemmeno soldi con me con cui comprare qualcosa. Il lunapark, chissenefrega della giostre e dei marmocchi, ha un unico vero problema: ribolle di odori di cibo. Salamelle, gelati, caramelle, zucchero filato. Tutti questi effluvi iniziano a intrufolarsi nelle mie narici ad ogni passaggio e a campeggiare nel mio cervello, allestendo banchetti immaginari che monopolizzano i miei neuroni.
Imploro i miei due compagni di corsa di uscire da lì e loro gentilmente mi accompagnano. Prendiamo la pista ciclabile di via XX Settembre e la seguiamo andando verso la Fiera Vecchia. Mi rendo conto però che ormai è troppo tardi. Sono distratto da qualsiasi negozio di alimentari, anche per animali. Merda, il sabato sono TUTTI aperti, TUTTI mi richiamano come sirene con i loro aromi, TUTTI evocano mondi pantagruelici di cibi prelibati. Gelaterie, rosticcerie, supermercati, bar, ristoranti, paninoteche, panetterie, pasticcerie. Sono ovunque, come i Vietkong. Mi tendono agguati olfattivi e visivi da ogni angolo di strada.
Niente da fare, sono in preda ad un'ossessione da cibo. Fatico a rimanere concentrato. Il gps al mio polso sembra rallentare e dilatare il tempo che mi separa dalla fine dell'allenamento. Mi concentro sulla meta, ma della meta vedo solo la cucina, il frigo di casa mia e il bottino di reliquie alimentari che esso nasconde.
A un certo punto saluto Carlo e le nostre strade si dividono. Sono a 27 km, ma la mia forza di volontà è già seduta a tavola. Decido che si sono verificate le condizioni sufficienti per applicare la regola 2 del piano anti crisi (si può occasionalmente accorciare il percorso in casi di estrema emergenza). Mi dirigo verso casa. Oltretutto sono le due passate e alle tre c'è da assistere a un momento epocale: il punto più basso della Storia del Torino F.C.: la sfida in trasferta sul campo del Portogruaro. Portogruche? Direte voi. Ecco, esatto. Avete capito perchè parlo di punto più basso della Storia. Imperdibile, devo essere pronto ad assistere a una sfida che spero sarà unica e irripetibile.
Cibo, Toro, Bionda. Tre stimoli irresistibili mi attirano come poli magnetici verso casa.
Faccio due conti, con la parte di cervello ancora lucida: una settimana fa ero in crisi dopo 24 km. Ho deciso di affrontarla di petto, sono risalito subito in sella e ho fatto tutti i miei allenamenti della settimana, nonostante tosse e mal di testa persistenti. Oggi, cioè sabato, sono già a 28 e li ho fatti bene. Posso concedermi uno sconto?
Sì, posso concedermi uno sconto.
Varco la porta di casa al 29esimo chilometro.
Entro, saluto la Bionda con un grugnito e mangio, nell'ordine: due fette di fontina, quattro biscotti con lo yoghurt, una fetta di brie, quattro o cinque grissini, un paio di fette di salame. Poi pranzo.
Poi ricomincio a parlare.
P.S. Portogruaro-Torino 0-1. eccheccazzo.
FINE
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